L’utopia di Paul Signac, artista anarchico al tempo di Ravachol, Vaillant, Henry e Caserio

Paul Signac ritratto d George Seurat

 

Paul Signac (1863-1935) – che con un altro grande artista, Georges Seurat (1859 – 1891) diede vita al Puntinismo e alla tecnica del Divisionismo – è tra i più famosi ed apprezzati pittori francesi.

Sul sito Ilsommopoeat.it si può leggere un’interessante presentazione dell’artista, di cui riporto qualche brano: “Figlio di commercianti, trascorse un’infanzia serena circondato dall’affetto della madre e del nonno. La famiglia si trasferì nel quartiere di Montmarte dove vi erano numerosi atelier d’artisti. Intrapresi gli studi di architettura, nel 1880 lasciò tutto scoprendo la propria vocazione pittorica dopo aver visitato una mostra di Claude Monet.
Le prime opere di Signac furono influenzate proprio dalla pittura impressionista. Nel 1884 fu decisivo l’incontro con Seurat, col quale si legò in amicizia, dando vita, insieme ad Odilon Redon, alla Société des artistes indépendants. Da questo momento il pittore adottò la nuova tecnica puntinista ideata da Seurat. Strinse inoltre amicizia con Camille Pissarro, influenzato per un certo periodo della sua carriera dal Neoimpressionismo, che invitò Signac e Seurat all’ultima mostra degli Impressionisti nel 1886.
Dipingendo sulle rive della Senna, verso Asnières, incontrò Vincent Van Gogh, che andò a visitare anche quando fu internato all’ospedale psichiatrico di Arles …”

Molte delle opere più apprezzate dell’artista francese furono dipinte a Saint Tropez, dove decise di stabilirsi dopo la morte dell’amico Seurat. Tra queste “Maisons du port, Saint-Tropez” (foto a fianco) venduta alle aste di Sotheby’s per 10 milioni e 666 mila dollari.

Recentemente,  19/5 – 19/7 2021, il Museo Jacquemart-André ha reso omaggio a Paul Signac con una importante esposizione con circa 60 opere firmate dal pittore e da alcuni suoi illustri colleghi come Camille Pissarro, Maximilien Luce e Georges Seurat.

Meno noto è invece il Signac anarchico che non esitava a manifestare la sua convinzione: «Il pittore anarchico non è colui che esegue opere anarchiche, bensì colui che, senza curarsi del denaro e senza chiedere ricompense, lotta con tutta la sua individualità contro le convenzioni borghesi».

Certo, si trattava di una visione dell’anarchia lontana da quella della corrente insurrezionalista, molto attiva a quel tempo.

Signac fu così indotto a modificare il titolo dell’ importante dipinto a cui stava lavorando in quegli anni – che vedete qui sopra – noto oggi come Au temps d’harmonie. L’âge d’or n’est pas dans le passé, il est dans l’avenir (“Al tempo dell’armonia. L’età dell’oro non è nel passato, ma è nell’avvenire”), mentre era inizialmente Au temps d’anarchie, cioè “Al tempo dell’anarchia”

Errico Malatesta

 

Le avvisaglie di quanto sarebbe accaduto si ebbero già nel 1876, al congresso internazionale di Berna, dove Errico Malatesta lanciò «la guerra continua alle istituzioni stabilite, ecco ciò che chiamiamo la rivoluzione in modo permanente!». Cioè la «propaganda col fatto». Quattro anni più tardi, il 25 dicembre 1880, Kropotkin dichiarò in “Révolté” : «la rivolta permanente mediante la parola, lo scritto, il pugnale, il fucile, la dinamite (…), tutto è buono per noi quello che non è la legalità».

Nel 1881, durante il congresso internazionale anarchico di Londra (dove erano presenti anche Louise Michel ed Emile Pouget), questa nuova strategia sarà proclamata ed enunciata come «propaganda col fatto» (per aggiungersi agli scritti ed alle parole). Per molti di questi pensatori, in primis Kropotkin, l’azione col fatto avrebbe scatenato una serie di eventi tra loro legati indissolubilmente che sarebbero sfociati nell’anarchia. Più avanti, nel 1887, sempre in «Révolté», Kropotkin cambierà posizione denunciando l’illusione di tale metodo.

Tra gli anarchici che misero in pratica la “propaganda col fatto” uno dei più noti fu il franco-olandese François Koenigstein, meglio noto come Ravachol. Per vendicare le 14 persone uccise dalla polizia a Fourmies il primo maggio 1891, Ravachol, mise una bomba nella casa del giudice di Clichy e il 27 marzo in casa del procuratore. Nello stesso mese organizzò un attentato presso una caserma di Parigi. Gli attentati provocarono grossi danni ma non fecero vittime. Alla vigilia del suo processo (26 aprile) il proprietario del ristorante che l’aveva riconosciuto a fatto arrestare fu assassinato da una bomba messa nel suo ristorante.

Ravachol a Montbrison

 

Ravachol, inizialmente condannato ai lavori forzati a vita, due mesi più tardi venne così processato dal tribunale di Montbrison, con l’accusa di omicidio e la condanna fu trasformata in condanna alla ghigliottina.

L’esecuzione ebbe luogo a Montbrison l’11 luglio 1892 per mano del boia Louis Antoine Stanislas Deibler – dal 1694 i Deibler seguirono la strada scelta da un lontano antenato tedesco, boia nel Wutermberg – lo stesso che ghigliottinerà Auguste Vaillant, Émile Henry e Sante Caserio.

Il 24 giugno 1894, a Lione, l’anarchico italiano Sante Caserio uccise, con una coltellata al cuore, il presidente della repubblica francese Marie-François Sadi Carnot. Prima di lui era stata la volta di Auguste Vaillant, ghigliottinato il 5 febbraio del 1894 per aver piazzato una bomba presso la Camera dei deputati a Parigi. Stessa sorte toccò, nel maggio dello stesso anno, al ventiduenne Émile Henry che aveva lanciato una bomba alla Gare Saint-Lazare.

Chiudo con una piccola galleria delle opere di Paul Signac e un ritratto di Signac sulla sua barca, opera dell’artista belga Théo van Rysselberghe

 

 

 

 

 

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