Il “grande” giornalista Gian Paolo Ormezzano non ama le donne in bicicletta: misoginia?

Gian Paolo Ormezzano, nato a Torino il 17 settembre 1935 è considerato uno dei grandi giornalisti sportivi. Senza nulla togliere ai meriti professionali che gli vengono riconosciuti,  dimostra una profonda prevenzione (misoginia ?) nei confronti delle donne cicliste.

Al termine di un lungo articolo, dal titolo “Ciclismo nuovo nelle città”, conclude così: “Ah, le donne. Dimentica­va­mo che il ciclismo nuo­vo deve tenere con­to di esse come non mai nel passato, e che se gli uomini non si sbrigano decideranno loro, le donne, le femmine co­me e dove pedalare, e soprattutto come abbigliarsi per non far troppo ridere.”.

Uno squallido tentativo di nascondere, dietro l’apparenza di una boutade, la sua misoginia ma anche, evidentemente la sua ignoranza perché non è il ciclismo nuovo, qualunque cosa voglia intendere con quest’espressione, che deve tener conto delle donne cicliste.

Da “Donne in bicicletta”, di Antonella Stelitano, riportiamo un altro significativo brano di un articolo di Ormezzano: “Quanto al ciclismo femminile, al di là delle donne che pedalano o cercano di pedalare clandestinamente sulle strade del Giro d’Italia (nda, evidentemente Alfonsina Strada non è neanche degna di essere citata per nome), si deve dire che stenta a reperire una sua perfetta dignità atletica. La donna bella sta bene in bicicletta, ma la donna atleta sulla stessa bicicletta sembra talora imbruttita, umiliata dal mezzo. Si deve, probabilmente, aspettare che si compia tutta la complessa evoluzione psicofisica della donna perché si perfezioni la sua attitudine libera, dal punto di vista psicologico, nei confronti dello sport. (…) Il problema della donna in bicicletta è un problema eminentemente scientifico, che si lega varie concezioni relative alla libertà, all’emancipazione della donna. Un’emancipazione che ha da essere fisica e morale al tempo stesso. Il ciclismo femminile per ora è uno sport che nasce e vive dove vive, sulla base di un suffragettismo tutt’altro che definitivo, e non di un voyeurismo maschile che lo limita ferocemente. Francamente l’idea di una donna che pedala su una grande salita si deve accompagnare, per essere tollerabile, a quella di una donna assolutamente nuova, diversa da quella fin qui costruita, oltre che da precise designazioni naturali, dai limiti imposti da una vita per le organizzata dall’uomo. Il discorso della donna sulla bicicletta è un discorso leggero, adesso, ma potrebbe diventare assai profondo se fosse innestato nel discorso della donna del nuovo mondo”.

Ed ecco alcuni significativi esempi di cicliste “storiche”, informazioni tratte dal sito ekoi.it,   

Hélène Dutrieu (nella foto). Nata nel 1877 e morta nel 1961, iniziò a pedalare a 14 anni, seguendo le orme di suo fratello Eugène Dutrieu. Questa appassionata di bicicletta gareggiò nelle prime corse femminili sul velodromo di Tournai nel 1895, dove fece a pezzi il record dell’ora su pista. Due anni dopo, nel 1897, il belga vinse il Campionato Mondiale di Velocità tenutosi a Ostenda. Da allora soprannominata la Freccia Umana, ripeté la sua impresa l’anno successivo.

Tillie Anderson.  Svedese-americana nata nel 1875, ha inciso il suo nome nella storia del ciclismo. Durante la sua carriera, si dice che questa fervente sostenitrice del ciclismo sia uscita vincitrice di 123 gare sulle 130 che avrebbe disputato. Appassionata di questo sport, Tillie Anderson era una grande ciclista, e una di grande successo. Adatta sia alla pista che alla strada, è stata eletta miglior ciclista del mondo dalla League of American Wheelmen. Aveva allora 20 anni. Trentacinque anni dopo la sua morte nel 1965, Tillie Anderson è stata inserita nella United States Bicycling Hall of Fame.

Alfonsina Strada. Ad oggi, è l’unica donna al mondo ad aver gareggiato in uno dei tre grandi giri per soli uomini. La sua nascita risale all’anno 1891. Alfonsina ha iniziato a pedalare molto presto, prima con la bici di suo padre, poi per conto suo. Questa valorosa sportiva ha vinto tutti i titoli nelle competizioni femminili in cui ha gareggiato. Finì addirittura una trentina di gare davanti ai ciclisti maschi. Detentrice del record dell’ora femminile nel 1911, ha poi partecipato due volte al prestigioso Tour of Lombardy classico, uno dei cinque monumenti. 

La sua performance più notevole, che segna il suo ingresso nel pantheon del ciclismo femminile, è senza dubbio la sua partecipazione ufficiale al Giro nel 1924. L’eroina Alfonsina Strada si è unita al gruppo degli uomini e ha creato una sorpresa completando i 3.610 km della famosa corsa a tappe.

 

Comments are closed.