Donne in bicicletta (1) – La lotta su due ruote nel lungo percorso per l’emancipazione femminile

Lo spunto per questa serie di articoli mi è venuto dalla lettura di “Donne in bicicletta”, di Antonella Stelitano (Ediciclo editore, collana Miti dello Sport , pagg. 497, euro 20) che ringrazio per il racconto, molto coinvolgente, frutto di un approfondito lavoro di ricerca. 

In copertina, Giuditta Longari, campionessa italiana Elite su strada nel 1970

Faccio quindi mie le parole con cui l’editore presenta il libro: “Grazie a uno scrupoloso lavoro di scavo e ricerca, impreziosito dalle testimonianze dirette delle protagoniste, Antonella Stelitano rende finalmente giustizia all’epopea del ciclismo femminile tricolore, fino a oggi colpevolmente trascurato dalla storiografia nonostante i grandi successi ottenuti sul piano sportivo e sociale. Sì, perché i chilometri percorsi da tante ragazze sprint – per anni sbeffeggiate, derise e addirittura insultate per la loro passione – hanno contribuito in maniera determinante non solo ad arricchire il palmarès di medaglie del ciclismo italiano, ma anche ad abbreviare il lungo e faticoso cammino verso l’emancipazione femminile. Attraverso racconti, foto e documenti inediti veniamo così a conoscenza di un mondo di fatica, sacrificio e dedizione che oggi, per la prima volta, ottiene il meritato riconoscimento.”

«C’è ancora una strada tutta in salita da percorrere e sarebbe bello che donne e uomini pedalassero insieme. Perché non c’è democrazia senza la libertà e il rispetto dovuto alle donne. L’unica catena che ci rende liberi è quella della bicicletta.» Queste le parole, nel risvolto di copertina, di Antonella Bellutti.

Antonella Bellutti

Del ciclismo femminile Antonella Bellutti è stata grande protagonista.  Nata a Bolzano nel 1968, con due medaglie d’oro olimpiche,  nel 1996 ad Atlanta (inseguimento individuale) e nel 2000 a Sidney (individuale a punti) è tra le grandi campionesse di sempre dello sport italiano. 

Passata dall’atletica leggera tra il 1980 e il 1992 al ciclismo su pista, la sua carriera è ricca di altri successi come l’argento e il bronzo mondiali conquistati rispettivamente a Bogotà (1995) e a Manchester (1996) e l’oro europeo di Berlino (1997). Da non dimenticare le vittorie in Coppa del Mondo, i due record mondiali (1995 e 1996), il record olimpico (1996) e gli addirittura sedici titoli italiani. 

Di Antonella Bellutti riporto volentieri qualche passaggio dell’intervista , che consiglio di leggere, per La Repubblica, opera di quel grande giornalista che è stato Gianni Mura, scomparso bel 2020.

“Nella casa che ospitava la locanda dei nonni paterni vive da quattro anni con la sua compagna, Viviana Maffei, scialpinista e freerider. Hanno aperto un B&B vegano, forse il primo in Italia: locanda Itinerande (“Gerundio femminile” puntualizza Bellutti). Per conto loro hanno scalato diversi 4.000, qui organizzano per gli ospiti escursioni in mountain bike e trekking nel parco Adamello-Brenta, più corsi di yoga, più corsi di cucina vegana. Antonella nel 2017 ha scritto un libro: “La vita è come andare in bicicletta” (ed. Sonda). Sottotitolo: “Autobiografia alimentare di una vegatleta”. Scrive bene, per anni lo ha fatto sulle colonne del Gazzettino. Ha fatto un sacco di cose, da sportiva praticante tesserandosi per tre federazioni (Fidal, Fci, Fisi) e spesso ripartendo da zero. È stata nominata ct della pista, maschi inclusi, e si è dimessa dopo qualche mese, con una lettera a Repubblica. “Mancava uno scritto che certificasse la nomina, di conseguenza i fondi per le trasferte. Da donna impegnata per i diritti delle atlete non potevo accettare una situazione del genere”.

Un altro passaggio chiave per conoscere meglio Antonella Bellutti: “Mia sorella Luigina era abbastanza brava nel basket, poi ha cominciato a lavorare per una ong tedesca operante in Ruanda, Burkina Faso e Repubblica Centroafricana e l’abbiamo vista sempre meno. Un anno sono andata a trovarla, in un villaggio fuori mano. Stiamo parlando e mi si avvicina un bambino, avrà avuto cinque anni, che tiene per la coda un topo morto. Mi sorride e dice qualcosa che non capisco. Mia sorella traduce: “Dice che se gli vuoi comprare la sua cena lui te la può vendere””.
Immagino che questa scena l’abbia accompagnata per anni.
“Sì”.
E poi si sceglie, più meno lucidamente, da che parte stare.
“Credo di avere scelto lucidamente, anche se ci ho messo anni e anni”.

Veniamo così al suo “La Vita è Come Andare in Bicicletta… – Autobiografia alimentare di una vegatleta” nella presentazione fatta presso “Il giardino dei libri”“Nel mondo sportivo, non solo a livello agonistico, l’alimentazione può diventare una vera ossessione, fatta di controlli quotidiani di parametri, di cibi o di rinunce obbligate. Perché il corpo di un atleta è uno «strumento di lavoro» che va mantenuto nella massima efficienza. Lo sa bene Antonella Bellutti, due volte campionessa olimpionica, che fin da giovanissima si è trovata catapultata in un ambiente dove ogni decisione era finalizzata alla performance sul campo. Finché non ha deciso di dire basta, trasformandosi, da giovane agonista forzatamente onnivora e concentrata unicamente sulle calorie, in una matura donna vegana, rispettosa del proprio corpo e di tutte le forme di vita.

Questa è la sua autobiografi a alimentare: pensieri, ricordi e riflessioni come tappe di un lungo percorso, tante tessere del mosaico della storia di un’atleta eccezionale, che ha trovato il coraggio di sfidare lo status quo di un ambiente fin troppo rigido per seguire la propria vera natura, e che ha deciso di condividere con tutti i lettori.

Più di un’autobiografia, più di una guida sull’alimentazione etica e consapevole, più di una testimonianza su luci e ombre dello sport agonistico, più della storia di una rinascita: un libro schietto e appassionante, che arriva dritto al cuore.”

Chiudo questo articolo, che è anche un piccolo omaggio ad una grande “donna in bicicletta”, ricordando il suo impegno continuato anche una volta chiusa la fase agonistica. Nel dicembre del 2020, infatti, Antonella Bellutti decise di candidarsi alle elezioni per il rinnovo delle cariche del Coni col Comitato Bellutti Presidente ottenendo un solo voto (immagino il proprio) contro il 55%  del “padre padrone” Malagò. Questo uno stralcio di un articolo, pubblicato da Fulvio Bianchi su Repubblica pochi giorni prima delle elezioni del Coni, dal titolo “Elezioni Coni, la Bellutti attacca i presidenti: “Spazio a donne e giovani”, in cui illustra i candidati: “Infine Antonella Bellutti che ha un merito: ha il coraggio di dire quello che pensa, anche se questo potrebbe alienarle simpatie (e voti). “In 100 anni di storia il Coni ha avuto funzioni di ministero, ha svolto il ruolo scomodo di controllore e controllato e la riforma punta a cambiare questo”, ha detto stamani ai microfoni di Radio Anch’io Sport la Bellutti. “Ora abbiamo una persistenza di logica di potere con troppi presidenti ancorati al loro ruolo che continuano a ostacolare un cambio con giovani e donne al comando” “Il Coni – aggiunge la Bellutti – ha l’esigenza di riprendersi il suo ruolo, c’è un mostro a tre teste che mette anche i grandi elettori in una situazione difficile. Ci vuole una dirigenza nuova capace di dialogare con le istituzioni e che sappia dare autorevolezza al Coni. Ci sono dei problemi vecchi e nuovi, metterei al centro dell’attenzione l’esigenza di avere una visione di insieme. Lo sport deve avere diritto di cittadinanza mettendo davanti a tutto l’attenzione per la scuola e le associazioni”. 

Non stupisce quindi che, rispettosa delle regole, nominata Commissario tecnico della pista, maschi inclusi, si sia dimessa dopo qualche mese, con una lettera a Repubblica: “Mancava uno scritto che certificasse la nomina, di conseguenza i fondi per le trasferte. Da donna impegnata per i diritti delle atlete non potevo accettare una situazione del genere“.

Laura Lugli applaudita dalle colleghe

Una vicenda “sportiva” clamorosa fu quella di Laura Lugli, licenziata dalla società Volley Pordenone perché incinta, riuscì infine a vedere riconosciuti i suoi diritti di donna lavoratrice. Luisa Rizzitelli, presidente di Assist, Associazione Nazionale Atlete non profit:”Ci abbiamo messo due mesi che sono stati difficili ma, come ha detto Antonella Bellutti, non era tollerabile che nello “Sport dei valori”, la maternità non trovasse posto e rispetto. Adesso confido che la FederVolley faccia da buon esempio per tutte le altre Federazioni e che il Coni assuma la posizione di spinta e controllo va fatta per la tutela dei diritti delle atlete. Bisogna cambiare passo su questo e bisogna farlo adesso. Noi siamo a disposizione con la convinzione che non ci siano strade che non si possano percorrere insieme

 

 

 

 

 

 

La solidarietà a Laura Lugli non mè venuta solo dalla atlete, anche perché i figli si fanno in due. Nella foto, l’ex saltatore in alto Giulio Ciotti in posa su Instagram col “pancione”

Dal profilo fb di Antonella Bellutti

 

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