Codice Rocco nell’Italia antifascista: 1968: Aldo Braibanti, plagio; dal 2001: devastazione e saccheggio per chi non china la testa

Finalmente sono riuscito a trovare il secondo volume di “Quaderni piacentini Antologia”, che copre il periodo 1968/1972. Sfogliandolo leggo l’articolo, della redazione, “Perché è stato condannato Aldo Braibanti”, del luglio 1968 di cui riproduco la prima delle due pagine

L’inizio dell’articolo, su due pagine, di Quaderni Piacentini

Provo dunque ad abbozzare un breve ritratto di Aldo Braibanti – morto il 6 aprile del 2014 a Castell’Arquata, in provincia di Piacenza – ed alcune riflessioni che mi sono venute spontanee sull’impiego del famigerato Codice Rocco, allora come oggi, per tentare di stroncare sul nascere persone, idee e movimenti che potevano costituire un pericolo per “Lorsignori”.  Non dimentichiamo che pochi anni dopo, sulla “spinta propulsiva” del ’68, italiane ed italiani il 13 maggio 1974 dicevano no al referendum per l’abrogazione del divorzio con il 59,3%: l’affluenza sfiorò l’88%, e questo dovrebbe far riflettere sul perché del progressivo calo di partecipazione alle votazioni.

 

A proposito della vicenda, Gabriele Ferluga nel suo “Il Processo Braibanti” afferma: “il caso Braibanti fu uno dei terreni di scontro fra le forze allora in campo, la contestazione ai valori dominanti e la reazione a chi allora si sentì messo in discussione. Era la reazione istintiva e violenta di un’Italia benpensante contro ogni anticonformismo e in particolare contro il fantasma dell’omosessualità”.

Nato a Fiorenzuola d’Arda, 17 settembre 1922, Braibanti è stato poeta, scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, ma anche partigiano (arrestato e torturato dai nazifascisti), dirigente del PCI , partito che abbandò (intervista su”Lambda” nel 1979): “Perché dalla Resistenza avevo imparato che si poteva costruire un mondo senza centralismo democratico e poi ho scoperto che tale centralismo era un forma di riorganizzazione della società che serviva a scopi che potevano essere considerati utili e buoni, ma che non potevo accettare perché avevo vissuto la Resistenza in chiave libertaria, se vuoi anarchica. Quindi da amico e alleato dei comunisti sono rimasto gelato quando ho capito che avevano già scelto tutto il loro programma. Non mi impegnavano a seguire il loro governo: non lo avevo scelto io che fossimo fratelli, erano i fascisti che ci avevano costretto ad esserlo.”

Concetto che avrebbe ribadito con la sua definizione di libertario: «chi non si rifugia in una teoria di valori e riesce senza angoscia a rimettere tutto in discussione»

 

Braibanti fu condannato – in appello a 6 anni, (in primo grado erano 9) di cui due trascorsi in prigione, due di condizionale e due condonati perché partigiano – per plagio. No, non quello di chi copia una canzonetta o altro ma  un reato contemplato dal Codice Rocco e rimasto a lungo nel nostro codice penale: art. 603 del codice penale, «Chiunque sottopone una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione, è punito con la reclusione da cinque a quindici anni».

Sempre nell’intervista a “Lambda” lo stesso Braibanti , rispondendo alla domanda  “La cultura di Sinistra ti è venuta incontro? Gli intellettuali hanno firmato appelli per la tua liberazione?” spiega: ” È successo che quando uomini come Cartoni, Pannella, Greco hanno cominciato a difendermi, pur non avendo chiesto aiuto a nessuno, pian piano sono arrivati gli altri, quelli della “cultura ufficiale”: Moravia, la Morante ecc. Tra questi, chi si è comportata meglio è stata proprio la Morante, che mi ha scritto una lettera molto bella. Il mio processo era una passerella della cultura romana. A un certo punto hanno capito che dovevano fare qualcosa per difendere se stessi; quando si è capito che l’attacco era contro la cultura di Sinistra allora si è mosso anche il PC, quando ha capito che non sbagliava tasto.”

Bisogna riconoscere al Partito Radicale di non aver esitato invece a prendere posizione sulla vicenda in modo chiaro e circostanziato, come ad esempio questo passaggio dell’articolo di Marco Pannella, “L’affare Braibanti” pubblicato il 15 gennaio 1969: “… Il dr. Orlando Falco, neo consigliere di Cassazione, ha violato la legge, in modo continuato per oltre cinque mesi: avendo infatti l’obbligo di depositare le motivazione della sentenza di condanna contro Aldo Braibanti pronunciata dalla Corte d’Assise da lui presieduta il 14 luglio entro 20 giorni, non ha ottemperato a questa tassativa prescrizione di legge se non il 30 dicembre. Chi viola la legge, delinque. Falco ha violato la legge. Falco è stato dunque un delinquente. Per una normale, minima esigenza di equità, avverto questo sentimento di dover dire e scrivere (sottoponendolo alla particolare attenzione del dott. Falco stesso, della Procura e della Procura generale romana)….”. Non posso fare a meno di dire che questo mi ricorda la vicenda del piemme Rinaudo e le sue “Strane amicizie”.

Ancora nel 2001 Radio Radicale metteva in onda “Il caso Braibanti, il codice Rocco, il reato di plagio, i radicali…” servizio realizzato con documentazione tratta dall’archivio della radio in cui intervengono Mauro Mellini (Rad), Aldo Braibanti (Scrittore), Paolo Liguori (giornalista), Marco Pannella (Rad).

Consultando Wikipedia sulla figura di Braibanti si legge: “…Va inoltre notato che la controversa legge sul plagio, introdotta nel codice penale durante il periodo fascista proposto da Rocco, portò nel dopoguerra ad una condanna in questo unico caso e fu successivamente abolita, senza essere più stata applicata, grazie all’infuocato dibattito scatenato dalla sua condanna, con sentenza della Corte costituzionale n. 96 dell’8 giugno 1981…”.

Cercando però “plagio” sulla stessa Wikipedia si può leggere: ” Negli ultimi decenni in Italia sono stati depositati in Parlamento diversi disegni di legge (ad esempio quello presentato alla Presidenza del Senato, nell’aprile 1988, su iniziativa dei ministri Rosa Russo Iervolino e Giuliano Vassalli) per reintrodurre il reato di plagio psicologico, ma il Parlamento ha sempre preferito non occuparsene poiché la fattispecie non è accertabile con criteri e metodi scientifici, e il reato espone il cittadino a rischi di abusi dell’autorità giudiziaria.”

Ma i fascisti non mollano e (sempre da Wikipedia) il “4 marzo 2005, nel corso della XIV Legislatura, la Commissione Giustizia del Senato ha approvato un disegno di legge di iniziativa del senatore Renato Meduri, di Alleanza Nazionale, per introdurre un articolo 613-bis nel codice penale, ma l’iter di legge è rimasto bloccato:  (Manipolazione mentale). Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque mediante tecniche di condizionamento della personalità o di suggestione praticate con mezzi materiali o psicologici, pone taluno in uno stato di soggezione continuativa tale da escludere o da limitare grandemente la libertà di autodeterminazione è punito con la reclusione da due a sei anni.  Se il fatto è commesso nell’ambito di un gruppo che promuove o pratica attività finalizzate a creare o sfruttare la dipendenza psicologica o fisica delle persone che vi partecipano, ovvero se il colpevole ha agito al fine di commettere un reato, le pene di cui al primo comma sono aumentate da un terzo alla metà »”

Veniamo ora ai giorni nostri, ovvero alla ignobile vicenda del G8 2001, nel nostro codice penale sono comunque ancora troppi gli articoli del codice Rocco rimasti; uno su tutti, il reato previsto dall’articolo 419 c.p. (Devastazione e saccheggio): “Chiunque, fuori dei casi preveduti dall’articolo 285, commette fatti di devastazione o di saccheggio è punito con la reclusione da otto a quindici anni. La pena è aumentata se il fatto è commesso su armi, munizioni o viveri esistenti in luogo di vendita o di deposito”.

Un’accusa che ha permesso di condannare a pene assurde persone che sono scese nelle piazze per lottare per i loro diritti ed ideali, mentre il reato di tortura – pratica assai in uso nel nostro paese col beneplacito della stato (sarebbe maiuscolo, ma non mi viene…) – è ovviamente ben lontano dall’essere introdotto nel nostro codice penale, e se mai sarà introdotto possiamo essere certi che sarà una formulazione che consentirà la continuazione dell’impunità di sbirri e c.

Dopo i processi per i fatti del G8 a Genova il famigerato articolo 419 c.p. è stato utilizzato in numerosi altri processi per scontri di piazza, tra cui : Milano, marzo 2006, Roma, 15 ottobre 2011 a Roma,Cremona 24 gennaio 2015  (in questo caso, fortunatamente, l’accusa è poi caduta: tutti procedimenti in cui gli anni di carcere dispensati a piene mani, quasi sempre in assenza di prove concrete (cosa che comunque non farebbe venir meno l’assurdità del ricorso all’accusa di devastazione e saccheggio).

Come fanno rilevare i redattori di Milano in Movimento, il reato di “devastazione e saccheggio”,è stato “pensato per i tempi di guerra” ma dai processi per il G8 in poi “viene ormai utilizzato per contrastare la conflittualità di piazza (e negli stadi). L’articolo 419 del Codice Penale prevede pene altissime (tra gli 8 e i 15 anni di reclusione) e ha già visto andare a sentenza alcuni processi come quello per i fatti del G8 di Genova (in carcere di sono ancora Marina e Francesco) e per i fatti dell’11 Marzo 2006 a Milano.”

Termino queste brevi note tornando sinteticamente all’articolo della redazione dei  Quaderni Piacentini che sottolinea la kafkiana conduzione del processo – “Basti accennare al fatto che al perito della difesa non è stato concesso di deporre (particolare decisivo, data la natura del reato) – e le responsabilità della stampa – “L’Unità è passata all’attacco solo il giorno stesso della sentenza, mentre per tutta la durata del processo (più di un mese!) si è limitata a resoconti che quasi non si distinguevano da quelli del Corriere…” e ancora – “Le espressioni più ricorrenti: “squallida vicenda”, “cose poco pulite” e simili – rivelando così, infine, gli stessi pregiudizi, le stesse fobie che sono alla radice di un processo e di un verdetto così aberranti”.

Ma i redattori sanno anche fare l’autocritica e trane una stimolante conclusione: “Bisogna combattere anche le battaglie arretrate”.

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