Cattivi per sempre!” Così li vuole la “giustizia”, dai mafiosi a Cesare Battisti, per evitare che si vada a fondo su Stato e mafia e sugli anni ’70

“Cattivi per sempre: più sbarre meno speranza”, questo il titolo del numero di maggio-giugno di Ristretti Orizzonti, “Periodico di informazione e cultura del Carcere Due Palazzi di Padova” realizzato dalla redazione di  detenuti ed ex detenuti e diretto dalla giornalista Ornella Favero che nel 1997 ne è stata la fondatrice.

A loro si deve anche l’ottima rassegna stampa quotidiana – qui potete consultar l’archivio del 2020 – suddivisa in: carceri, giustizia, territorio, affari sociali ed esteri,  a cui seguono le sezioni documenti e appuntamenti, entrambe scaricabili in pdf.

La rivista, qui i numeri del 2020 ha toni, modalità e finalità profondamente diversi dalle pubblicazioni di “movimento” che lottano contro il carcere in quanto uno degli strumenti con cui si esercita il dominio capitalista.  Posizione, quest’ultima, che condivido in toto senza che questo mi impedisca di seguire Ristretti e apprezzarne il lavoro.

Le carceri hanno da tempo ripreso ad ospitare detenuti politici, dagli attivisti dei movimenti No Tav, No Tap etc. alle compagne ed ai compagni del variegato movimento anarchico.  Dicendo questo non intendo affermare affinità e/o punti di contatto tra queste due realtà, innanzitutto perché “fuori tema” rispetto all’articolo e soprattutto perché preferisco si pronuncino, qualora lo ritengano, i diretti interessanti, ai quali ho sempre espresso vicinanza e solidarietà e continuerò a farlo.

Tra i detenuti che loro malgrado si trovano ad essere trattati come “politico”, anzi “terrorista”, c’è Cesare Battisti, la cui vicenda carceraria seguo da tempo, come è noto a chi conosce la pagima fb “La vendetta dello Stato: il caso Cesare Battisti”.

Tornando al tema del numero di Ristretti, proverò a proporre alcuni passaggi che a me sembrano significativi.

Inizio con l’editoriale di Ornella Favero – dal titolo “Il virus e il ritorno delle “categorie di reato”: non più uomini, ma MAFIOSI” – di cui evidenzio un passaggio:

“… Da quando è stata dichiarata conclusa la Fase 1 nel nostro Paese, noi volontari abbiamo iniziato a chiedere di poter rientrare, gradualmente e prudentemente, anche nelle carceri. E lo abbiamo chiesto a partire da una frase del Garante nazionale che ci ha colpiti: “L’esercizio di giustizia non può prescindere dall’offrire a ogni autore di reato una prospettiva di speranza verso cui orientare il proprio sguardo: diretto al futuro e non voltato al passato…”.

Trovo importante e anche coraggioso questo approccio in cui si denuncia la pratica di tornare a parlare per “categorie di reato” e non di persone che quei reati hanno, probabilmente, commesso ma che non per questo devono essere bollate come “criminali per sempre”, cioè non in grado di rivedere, concretamente e  criticamente, il loro passato e di conseguenza irrrecuperabili. ” Il mandato costituzionale è quello che le pene devono garantire la rieducazione delle persone condannate, tutte, senza eccezioni”, sottolinea Ornella Favero sempre nel suo editoriale.

Certo, parlando di donne e uomini detenuti per reati di mafia il discorso è complesso e difficile. Lo è oggettivamente, anche perché questo paese ne ha ignorato o negato  l’esistenza per decenni, salvo poi scoprire la loro presenza a tutti i livelli istituzionali.

Giuseppe Fava fu ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984. Le sue inchieste svelarono le collusioni tra Cosa nostra e il mondo imprenditoriale di Catania nei primi anni 80

A questo proposito lascio la parola a Giuseppe Fava che in un’intervista, rilasciata il 28 dicembre 1983 a Enzo Biagi durante la trasmissione Film Story, rispondendo all’intervistatore ebbe a dire: “Biagi mi ispiro alle mie esperienze giornalistiche. Si sta facendo un’enorme confusione sul problema della mafia. Ti faccio un esempio: i fratelli Greco, accusati dell’omicidio del giudice Chinnici sono degli scassapagghiari, delinquenti da tre soldi. I mafiosi sono in ben altri luoghi e in ben altre assemblee. I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. (il neretto, anche sotto, è mio, nda) Se non si chiarisce questo equivoco di fondo…, cioè non si può definire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale. Questa è roba da piccola criminalità che credo faccia parte ormai, abiti in tutte le città italiane, in tutte le città europee. Il problema della mafia è molto più tragico e più importante, è un problema di vertice della gestione della nazione ed è un problema che rischia di portare alla rovina, al decadimento culturale definitivo l’Italia.

Sante Notarnicola, ”operaio, comunista, rapinatore di banche, carcerato, scrittore, poeta”

Sante Notarnicola, compagno che molto ha fatto sia da detenuto che una volta in libertà, non è certo persona sospettabile di affinità ai mafiosi, credo quindi che valga la pena di leggere queste sue parole, che potete trovare anche qui : “non esiste la rieducazione. O c’è un movimento rivoluzionario che ti dà quelle spinte lì, oppure niente. Eppure, in questi 20 anni le cose si sono fermate. Voglio attirare la vostra attenzione su una cosa che è clamorosa, brutta, lurida e fascista ed è il 41bis. E non dite che non ve ne frega niente perchè tanto sono mafiosi, non è vero questo. A parte il fatto che questi non sono più i mafiosi reali, quelli che davvero muovono le cose, non è possibile che l’Europa stessa, per quello che può contare per noi, ha detto che il 41bis è tortura e che non la sentiamo noi, questa indignazione. E’ un problema nostro”.

A questo punto vengo alla riflessione che riguarda Cesare Battisti, ma che deve riguardare tutte le detenute e tutti i detenuti, se si condivide quanto affermato sopra: “L’esercizio di giustizia non può prescindere dall’offrire a ogni autore di reato una prospettiva di speranza verso cui orientare il proprio sguardo: diretto al futuro e non voltato al passato”.

Non dimentichiamo che – senza aver commesso alcun reato, sia ben chiaro – per aver combattuto l’Isis, realmente e non a parole come piace fare a pennivendoli e politicanti nostrani, Edgarda Maria Marcucci è sottoposta alla misura della sorveglianza speciale, accusata di essere “socialmente pericolosa”, con un’ ordinanza che limita la sua libertà di movimento e di riunione, costringendola a rimanere a casa tra le 21 e le 7, impedendole di lasciare Torino o di incontrare più di cinque persone e limitandole l’accesso agli spazi pubblici compresi supermercati e bar.

DJ Fo Fò, al secolo ministro della Giustizia

Tornando a Cesare Battisti – che proprio ieri ha compiuto sessantasei anni nel carcere di massima sicurezza di Rossano, lo stesso che “ospita” i detenuti colpevoli o sospettati di appartenere all’Isis o altre organizzazioni islamiche – sembra che per lui non valgano i principi di cui sopra. E la cosa non stupisce, essendo attualmente ministro della “giustizia” lo stesso che amava far coppia con Salvini, con cui si fece ritrarre all’aeroporto di Ciampino quando Battisti tu riportato in Italia. Con modalità che ricordano abbastanza quelle del segquestro dell’Imam di Milano, a suo tempo, ad opera della CIA, ma queso è un’ altra storia.

E’ un dato di fatto che Cesare Battisti, una volta rifugiato in Francia non ha proseguito nell’attività politico-sovversiva – ed è da parte mia una semplice constatazione, non una “medaglia al valore” –  e si è dedicato ad una brillante carriera di scrittore.

Questo l’elenco riportato da Wikipedia, in cui manca “Indio” (vedi foto):

“… Molti dei libri di Battisti sono stati pubblicati in francese (alcuni solo in portoghese), poi in italiano, portoghese e altre lingue, alcuni sono disponibili solo in lingua straniera.

Disponibili in italiano

  • Travestito da uomo, Granata Press, Bologna, 1993 (Les habits d’ombre, Gallimard, Parigi, 1993)
  • L’orma rossa, Einaudi, 1999 (L’ombre rouge, Gallimard, Parigi, 1995)
  • L’ultimo sparo. Un «delinquente comune» nella guerriglia italiana, introduzione di Valerio Evangelisti, Derive-Approdi, Roma, 1998 (Dernières cartouches, Joelle Losfeld, Parigi, 1998)
  • Avenida Revolución, Nuovi Mondi Media, Ozzano nell’Emilia, 2003 (Avenida Revolución, Rivages, Parigi, 2001)
  • Faccia al muro, DeriveApprodi, Roma, 2012 (Face au mur, Parigi, Flammarion, 2012) 285 p. ISBN 978-2-08-127998-8
In francese
  • Nouvel an, nouvelle vie, Ed. Mille et une nuit, Parigi, 1994
  • Buena onda, Gallimard, Parigi, 1996
  • Copier coller, Flammarion, Parigi, 1997. Romanzo per ragazzi
  • J’aurai ta Pau, Balene, Parigi, 1997 (nella serie “Le Poulpe”)
  • Naples, Eden Production, Parigi, 1999. Raccolta di cinque racconti di Cesare Battisti, Jean-Jacques Busino, Carlo Lucarelli, Jean-Bernard Pouy e Tito Topin
  • Jamais plus sans fusil, du Masque, Parigi, 2000
  • Terres brûlées, (curatore), Rivages, Parigi, 2000
  • Le cargo sentimental, Joelle Losfeld, Parigi, 2003
  • Vittoria, Eden Production, Parigi, 2003
  • L’eau du diamant, du Masque, Parigi, 2006
  • Ma cavale, Grasset/Rivages, Parigi, 2006 (con prefazione di Bernard-Henri Lévy e postfazione di Fred Vargas)
  • (Su quest’ultimo merita essere letto l’articolo pubblicato da Carmilla online nel maggio 2006, nda).
In portoghese
  • Ser bambu, WMF Martins Fontes, 2010

Eppure Cesare Battisti è sottoposto ancora ad un trattamento da terrorista, “alla memoria” verrebbe da dire:  trasferito da Oristano a Rossano Calabro, sottoposto alla censura e bersaglio di discutibili provvedimenti disciplinari ogni due per tre, senza possibilità di disporre di un computer per scrivere, ovviamente senza collegamento internet, etc. E, non dimentichiamolo, bersaglio della stampa, e dei professionisti del vittimismo, quando chiese di potersi nutrire in maniera compatibile con le sue esigenze di salute.

Tornando all’articolo di Ristretti Orizzonti, trovo interessante la domanda di Ornella Favero a Stefano Musolino, sostituto procuratore della Direzione Antimafia di Reggio Calabria.

Ornella Favero:La sentenza 253 della Corte Costituzionale ha detto una cosa importante, cioè che la condizione per accedere ai per-messi non è soltanto la collaborazione. Però il problema è che cosa succederà adesso e che cosa loro possono e devono dimostrare. Perché nelle informative, io ne ho fatto una raccolta, a volte ci sono delle formule come questa: “non potendosi escludere l’attualità dei collegamenti con la criminalità or-ganizzata… si attesta la mancan-za di elementi che abbiano evi-denziato un recesso dalle attività criminali… in assenza di qualsiasi prova di recessione da comporta-menti criminali…”. Queste sono affermazioni da cui non ci si può di-fendere. Io capisco che è un tema delicato, però faccio una considerazione: in Italia ci sono più di no-vemila persone in Alta Sicurezza da anni, da decenni, quindi credo che ci sia qualcosa che non fun-ziona nel sistema: numeri così alti e così poche declassificazioni. È come decretare una sconfitta, le istituzioni non sono in grado di far sì che le persone si distacchino dal passato e cambino. Quindi ci piacerebbe sentire qualcosa da lei sulle informative e anche sulla sentenza della Corte Costituzionale”.

Stefano Musolino: “Trovate una sponda facile da questo punto di vista. Con l’attuale Procuratore di Reggio, vincendo anche, diciamo, la moral suasion in senso opposto che ci veniva dalla Direzione Na-zionale Antimafia, di recente, abbiamo emesso un parere sfavo-revole alla conferma di un 41-bis, proprio perché si trattava di una persona che da anni era al 41-bis e non c’erano sostanzialmente elementi, secondo noi, autentica-mente significativi, del manteni-mento di una sua pericolosità, e soprattutto del mantenimento di una sua capacità di collegamen-to con l’esterno che giustificasse il permanere di questo regime speciale straordinario….”.

Potrei continuare a lungo, ma alla fine la domanda è questa: Ha ancora senso trattare Cesare Battisti come un pericoloso terrorista piuttosto che un uomo che negli anni di latitanza ha comunque dimostrato di aver compiuto un suo percorso autocritico e di essersi lasciato alle spalle il ragazzo Battisti, colpevole dei reati per cui è stato condannato?

Chiudo ricordando che scrittori come Christian Raimo e Sandro Dazieri, ma anche il collettivo Wu Ming e Loredana Lipperini non hanno rinnegato la firma apposta nel 2004 all’appello a favore dell’ex terrorista Cesare Battisti. Intervistati dall’Adnkronos, o con un post sui profili social, sono diversi gli intellettuali e scrittori che – contrariamente a quanto accaduto con Roberto Saviano – hanno deciso di confermare l’adesione, rifiutando tuttavia e nettamente l’ettichetta di ‘fiancheggiatori di terroristi’. Qui.

Sandrone Dazieri

“DAZIERI – “Non ritiro la firma. Non lo farei neanche se fossi convinto di avere sbagliato – spiega lo scrittore e sceneggiatore Sandro Dazieri all’Adnkronos -. Ma non riesco a fare cose disonorevoli, a differenza di molti altri firmatari dell’appello che oggi negano di averlo fatto ed affermano che per loro lo abbia invece fatto la zia o la cugina. Nonostante Battisti non mi sia mai stato simpatico, ero convinto allora che si sarebbe potuto aprire un dibattito storico sugli anni di piombo, per questo ho firmato e non ritiro la firma anche se siamo diventati i nemici della patria, i fiancheggiatori del terrorismo perchè questa storia è fascismo puro”.

Alberto Torregiani

“Avevo firmato l’appello perché avevo letto la controinchiesta e c’erano molti dubbi sul processo – ricorda Dazieri – Ad esempio: Alberto Torregiani (figlio del gioielliere ucciso nel 1979 dai Pac in una sparatoria in cui lui stesso rimase ferito e perse l’uso delle gambe – ndr) si dice che Battisti gli avesse sparato, ma non è vero, il proiettile era diretto al padre, non al figlio. Inoltre pensavo fosse il caso di riparlare degli anni 70 – aggiunge -. Pensavamo che si sarebbe potuto riaprire un dibattito finalizzato ad una revisione storica sugli anni di piombo, sulle stragi, sui servizi deviati e sulla giustizia in relazione a quegli anni. La nostra non era una assoluzione a Battisti ma una richiesta di revisione storica che mai è stata accolta. Di contro, a 15 anni dall’appello, noi ancora stiamo subendo un vero e proprio linciaggio. E’ diventato un gioco al massacro in cui i firmatari sono ‘i complici’ di Battisti. Dunque lasciamo far fare bella figura a Salvini che fa il poliziotto”.

A proposito del ferimento di Alberto Torregiani l’affermazione di Sandrone non è esatta, come si legge nell’articolo di Carmilla online “Il caso Battisti: tutti i dubbi sui processi e le condanne; esposti punto per punto, pubblicato il 30 gennaio 2009

Cesare Battisti partecipò all’uccisione di Torregiani?

No. Anche questa circostanza — affermata in un primo tempo — venne poi totalmente esclusa. Altrimenti sarebbe stato impossibile coinvolgerlo, come poi avvenne, nell’uccisione del macellaio Lino Sabbadin, avvenuta in provincia di Udine lo stesso 16 febbraio 1979, quasi alla stessa ora.

Eppure è stato fatto capire che Cesare Battisti abbia ferito uno dei figli adottivi di Torregiani, Alberto, rimasto poi paraplegico.

E’ assodato che Alberto Torregiani fu ferito per errore dal padre, nello scontro a fuoco con gli attentatori.

I media insistono nell’indicare Cesare Battisti come l’uccisore di Torregiani, spesso addirittura dicono che è stato lui a ferire Alberto e a ridurlo in sedia a rotelle. Alberto non rettifica mai, nemmeno per amore di precisione. Non rettifica mai nemmeno Spataro. Perché?

Ciò è inspiegabile. Gli assassini reali (Sebastiano Masala, Sante Fatone, Gabriele Grimaldi e Giuseppe Memeo) furono catturati poco tempo dopo l’agguato, e hanno scontato condanne più o meno lunghe.”

Tra gli autori degli ‘atti di abiura’, Roberto Saviano. Sandrone Dazieri: “Saviano? Lasciamo stare.Tra i firmatari per Battisti figurava anche lui, ma si è tirato fuori “, taglia corto Dazieri che ricorda di avere lanciato nel 2006 l’appello per la scorta all’autore di Gomorra sottoscritto anche da Massimo Carlotto e Giancarlo De Cataldo e poi dal sostegno di Umberto Eco.

Dazieri fa poi una precisazione alquanto ambigua, a mio avviso: “Il nostro non era un appello alla solidarietà ma per la riapertura di un processo fatto negli anni ’70, per discutere di un periodo di errori giudiziari e di chi è finito in galera senza colpa, mentre gli autori riconosciuti della strage di Bologna sono fuori pur essendo stati condannati. Vi rendete conto della differenza? E’ pura ideologia. Non credo più alla possibilità di un dibattito”. E poi “ironicamente” conclude: “Battisti il leader dei Pac? Non lo era. Era un proletario sfigatissimo. Troppe, troppe forzature”.

WU MING – “Sono quelle giornate in cui la realtà ti ricorda che, anche nei paesi dove si legge pochissimo e gli scrittori non smuovono quasi niente, il potere li guarda con sospetto e appena può li addita ai mastini. Solidarietà ai colleghi ‘mostri’ sbattuti in homepage per una firma”. Così ieri su Twitter la Wu Ming Foundation, la federazione di cui fa parte il Collettivo Wu Ming, attivo dal 2000 che mette insieme gli scrittori provenienti dalla sezione bolognese del Luther Blisset Project, fra i firmatari nel 2004 dell’appello a favore di Cesare Battisti.

LIPPERINI – “Fin qui ho taciuto, però adesso mi sembra che si stia passando la misura. Ho firmato un appello quattordici anni fa – scrive su Facebook la giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica Loredana Lipperini – insieme a una folla di colleghi illustri (cercatevi le firme, basta un clic). In quell’appello si sosteneva ‘E’ bene ricordare che a Cesare Battisti fu concesso asilo politico solo dopo che un magistrato francese ebbe vagliato le ‘prove a suo carico’, e le ebbe giudicate contraddittorie e ‘degne di una giustizia militare'”.

“A Battisti – ricorda Lipperini – erano stati addossati tutti gli omicidi commessi da un’organizzazione clandestina a cui era appartenuto negli anni ’70, anche quando circostanze di fatto e temporali escludevano una sua partecipazione. Questo è quello che ho sottoscritto, perché continuo a credere in una giustizia che non sia vendetta, questo è. Che arrivino vecchi sbavanti delle vecchie destre a urlare sui social, ci sta. Ma che arrivino pure scrittori frustrati in quanto non considerati dal mondo cattivo, a unirsi al coro, è, perdonate, nauseante”, conclude Lipperini.

SCALZONE – “Chiusura di un’epoca? Più che altro – ribatte il co-fondatore di Potere Operaio Oreste Scalzone all’Adnkronos -, per chiusura si intende nelle intenzioni o velleità di LorSignori la chiusura delle porte di una cella dietro qualcuno, un essere umano, che secondo loro dovrebb’essere destinato a cent’anni di solitudine. Altro che ‘voltar pagina’. Qui si parla di catenacci, ergastolo, che adesso va di moda voler rendere reale, effettivo, fino a morte definitiva. Fino a morte, esito di una lunga agonia, morte centellinata ogni giorno, come nelle canzoni di Dalla e De André”.

Se manteniamo un minimo di senso corrente delle parole, le epoche non si chiudono mai – argomenta Scalzone -. Siamo in presenza di persone che non vogliono chiudere proprio niente, e men che mai con la ‘riconciliazione’ blaterata e vagheggiata da tante ‘AnimeBelle’. Ci sono esempi anche recenti nella Storia, in cui i poteri costituiti hanno ritenuto che, nell’interesse loro e dell’ordine sociale costituito, bisognasse ‘voltar pagina’, con un ‘oblìo giudiziario’, ‘rinuncia alla pena’, com’è scritto nei loro testi, in dottrina giuridica, conchiudere decenni di conflitti sanguinosi: e quando ritenevano di farlo la via maestra era quella di misure di amnistia, indulto, grazia, prescrizione, perfino depenalizzazione“. (Vedi Togliatti e l’amnistia ai fascisti, nda).

SANSONETTI – ”Cesare Battisti è stato condannato sulla base di testimonianze, poco credibili, di pentiti. Sono le uniche prove a suo carico. Mi si dirà che è una sentenza passata in giudicato ma io ho il diritto di contestarla. Bisognerebbe ripensare a quei processi e soprattutto alla legge sui pentiti che rischia di creare ingiustizie. Certo, in questo clima non mi sembra ci sia nessuna possibilità ma sarebbe importante”. Questa la voce fuori dal coro del direttore del ‘Il Dubbio’ Piero Sansonetti che con l’Adnkronos ha commentato l’arresto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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