Monsanto (che fa rima con camposanto) condannata per aver causato il cancro ad un giardiniere che usava i suoi pesticidi

Il tribunale di San Francisco ha condannato venerdì il gigante dell’agrochimica statunitense Monsanto a pagare circa 290 milioni di dollari di danni al giardiniere Dewayne Johnson per non averlo informato della pericolosità del suo erbicida Roundup, contribuendo considerevolmente al cancro che l’ha colpito. La sentenza potrebbe fare giurisprudenza, considerato che altri procedimenti sono in corso nel mondo, compresa l’Europa.

Dewayne Johnson commosso alla lettura della sentenza

Monsanto in un comunicato ha annunciato che interporrà appello contro la sentenza.

Johnson, la cui richiesta era stata di 400 milioni di dollari, è padre di due bambini; tra il 2012 e il 2014 ha vaporizzato sui terreni scolastici affidatigli, in una piccola città della California, Roundup, il cui principio attivo è il glifosato, diserbante tanto efficace quanto discusso, e RangerPro, un prodotto analogo. In seguito a questo gli è stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin, incurabile, che gli ha causato diverse lesioni su tutto il corpo.

Il gruppo farmaceutico Bayer, che ha concluso la fusione con Monsanto nello scorso aprile, è intervenuta a sua volta sulla vicenda affermando che “sulla base di prove scientifiche, valutazioni regolamentari su scala mondiale e decenni d’esperienza pratica nell’utilizzo del glifosato, Bayer stima che il glifosato è sicuro e non cancerogeno”.

Il Centro internazionale di ricerca sul cancro (CIRC) che dipende dall’Organizzazione Mondiale della Sanità classifica il glifosato come probabile cancerogeno per l’uomo; al contrario del CIRC, molte agenzie pubbliche tengono conto degli studi prodotti dalle aziende produttrici e affermano il contrario.

Gli avvocati di Dewayne Johnson hanno ottenuto la pubblicazione di centinaia di documenti segreti di Monsanto. Questi (fonte, Aude Massiot su Liberation) i 10 più compromettenti in ordine cronologico:

1984 – Monsanto effettua uno studio di lungo termine che si conclude con una forte mortalità dei topi maschi sotto l’influenza di N-nitrosoglifosato, un residuo del glifosato.

17 aprile 1999 – Monsanto ha assunto James Parry, professore all’università del Galles, per eseguire un esame segreto sui possibili pericoli rappresentati dal glifosato e dai prodotti che lo contengono. “Gli studi presi in considerazione forniscono delle prove che la miscela Roundup produce lesioni dell’ADN in vivo (ndr, su esseri viventi), analizza Parry. Lo studio è rapidamente scartato dalla multinazionale.

2001 – Un’inchiesta del gigante dei pesticidi mostra che i tensioattivi (contenuti in miscele come Roundup) aumentano l’assorbimento del glifosato attraverso la pelle rimuovendo il sebo dalla superficie dell’epidermide.

12 febbraio 2001 – Mark Martens, vecchio direttore del dipartimento di tossicologia di Monsanto a Bruxelles, scrive:”Se qualcuno venisse a dirmi che vuole testare il Roundup, so come reagirei: con molta inquietudine”.

22 novembre 2003 – Donna Farmer, del servizio tossicologico di Monsanto, scrive ad una collega:”Voi non potete dire che Roundup non è cancerogeno… Non abbiamo fatto i test necessari per fare una simile affermazione”.

2008 – In una presentazione Power Point interna si può leggere: “Roundup di Monsanto utilizzato con degli OGM è associato a problemi di gravidanza e disturbi riproduttivi ed endocrini “, così che “Roundup agisce su una fase chiave della divisione cellulare, che può potenzialmente portare a tumori a lungo termine. ”

19 agosto e 9 settembre 2008 – Il redattore capo della rivista Cell Biology and Toxicology domanda a Charles Healy, del dipartimento Tossicologia di Monsanto, di fare un esame scientifico di un articolo un articolo che conclude che Roundup e glifosato possono essere citotossici, cioè danneggiare le cellule viventi. In una email interna del 9 settembre 2008, Charles Healy spiega che è “la loro” decisione (quella di Monsanto) che porterà alla pubblicazione o meno dell’articolo. E successivamente innoltrerà una domanda di rigetto alla rivista

14 décembre 2010 – Stephen Adams, manager del settore regolatori chimici di Monsanto, scrive ad un collega argentino che vuole rassicurare il pubblico: “Per quanto riguarda la cancerogenicità di nostre formule (come Roundup, ndr) non abbiamo abbastanza studi diretti su di esse.”

26 septembre 2012 – Impiegati discutono della miglior strategia per screditare lo studio del ricercatore Gilles-Eric Séralini pubblicato dalla rivista Food and Chemical Toxicology e che conclude per la tossicità a lungo termine del Roundup e del mais transgenico NK603, tollerante a questo pesticida, sui topi. Erich Sachs, di Monsanto, scrive così:” Io non contesto che Monsanto debba difendere la propria scienza. ….. C’è però una differenza tra difendere la scienza e partecipare ad un processo formale per fare ritirare una pubblicazione che mette in dubbio la sicurezza di uno dei nostri prodotti. …..E’ tempo che il settore pubblico e specialmente la nostra rete di esperti svolgano il loro ruolo”. Monsanto chiede a molti ricercatori, tra cui Bruce Chassy, professore emerito sulla sicurezza alimentare all’università dell’Illinois, di inviare messaggi di protesta alla rivista scientifica. Il 26 settembre 2012, Chassy scrive una email al redattore capo per criticare, tra l’altro, il conflitto di interessi di Seralini che aveva già reso pubblica la sua posizione anti OGM, e domanda che la pubblicazione sia ritirata.

2 novembre 2015 – Thomas Sorahan, ricercatore per Monsanto, scrive a proposito della scelta di un titolo per uno studio scientifico realizzato dalla multinazionale: “Il secondo titolo – Un gruppo di esperti conclude che non ci sono prove che il glifosato sia cancerogeno per l’uomo – dovrebbe piuttosto parlare di “mancanza di prove convincenti”. Non possiamo dire “alcuna prova” perché questo significherebbe che non esiste veramente alcuna prova, e non vedo come ci si possa spingere così lontano”. John Acquavella, altro ricercatore di Monsanto, riobadisce, via email:”Sono d’accordo, non si può dire che non ci sono prove”.

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