“J’accuse” dall’Africa: “Il vostro aiuto a casa nostra…Avete ucciso i nostri uomini migliori”

DL Ntambwe Laurent

Dalla newsletter di Raiawadunia rilancio volentieri questo articolo di DL Ntambwe  Laurent, di Afroconnessioni , creato da “un gruppo di Afrodiscendenti che vivono in Italia e provenienti da diversi orizzonti geografici e culturali”, come si può leggere nella loro presentazione. Obiettivo: “connettere gli Afrodiscendenti viventi in Italia e permettere loro di conoscere l’immenso patrimonio scientifico e culturale che hanno ereditato dall’Africa e dalla diaspora Afrodiscendente”. Niente di meglio che condividere questo articolo prezioso anche per chi, in Italia, dell’Africa e della sua storia conosce poco e nulla, e per lo più da fonti poco affidabili, quelle condizionate da chi ha depredato il continente africano e continua a farlo.

p.s  La grafica continua ad essere scadente, ma non so fare di meglio.

 

Il vostro aiuto a casa nostra…Avete ucciso i nostri uomini migliori.

Va bene, siamo d’accordo che la corruzione dilagante in Africa, di cui sono responsabili molti politici è una delle cause del freno allo sviluppo del continente. Vorrei tuttavia fare una domanda agli appassionati dell’Africa che mi seguono.

Come mai ogni volta che un dirigente africano non ha voluto sottostare ai diktat delle grandi potenze e delle istituzioni del Bretton Woods, è stato ucciso o allontanato dal potere?

Facciamo alcuni esempi:

– In dCamerun: L’UPC stava lottando per l’indipendenza. Um Nyobé, il leader e i suoi compagni furono massacrati tra il 1957 e il 1970 in un bagno di sangue e i bombardamenti al napalm causarono tra i 100.000 e i 400.000 morti.

– In Togo a soli tre anni dalla proclamazione dell’indipendenza, Sylvanus Olympio, il primo presidente eletto democraticamente, fu assassinato il 13 gennaio 1963 da una banda di soldati togolesi con il sostegno dell’ufficiale francese che era responsabile della sua sicurezza.

– Nella Repubblica Centrafricana, c’era un promettente statista, Barthélemy Boganda, che fu ucciso in un incidente aereo il 29 marzo 1959, tra Berberati e Bangui, mentre stava facendo una visita al suo paese.

– Nelle Comore, due capi di stato furono assassinati e altri due furono deposti dal mercenario francese Bob Denard. Che ci faceva lì? Per chi lavorava?

– In Niger, non appena Hamani Diori voleva vendere il suo uranio a un altro paese diverso dalla Francia, fu deposto da un colpo militare in cui perse la vita.

– Marien Ngouabi, présidente de la rep. del Congo-Brazzaville trucidato nel 1977.
Rifiuta l’idea del socialismo africano e stabilisce un modello marxista-leninista che porta a una maggiore cooperazione con l’Unione Sovietica e i suoi alleati.

– François-Ngarta Tombalbaye, presidente della repubblica del Ciad fu assassinato nel 1975, dopo aver concluso un accordo con la Libya di Muhammar Gheddafi.

Thomas Sankara e Patrice Lumumba

– Patrice Emery Lumumba, fondatore e capo del primo partito genuinamente nazionale, il Mouvement National Congolais, dal 30 giugno 1960 primo ministro democraticamente eletto del Congo, ricchissimo di risorse, oggi Repubblica Democratica del Congo (RDC), colonia belga dal 1908 e prima proprietà dello schiavista Leopoldo II, pochi mesi dopo l’insediamento è destituito senza un voto in parlamento, come avrebbe richiesto la Costituzione.
Dipinto a torto dall’occidente come un diavolo, un comunista, viene ucciso il 17 gennaio 1961, in modo barbaro, seppellito, dissepolto e squartato, infine dissolto nell’acido. Di Lumumba non doveva restare nulla. Un belga, morto nel 2000, senza essere inquisito, ha esibito alla Tv belga alcuni denti e un dito di Lumumba che lui stesso aveva tagliato.

– Thomas Isidore Noël Sankara, un militare, politico e rivoluzionario burkinabé, presidente della rep. del Burkina-Faso, assassinato nel 1987.
Il suo rifiuto di pagare il debito estero di epoca coloniale, insieme al tentativo di rendere il Burkina autosufficiente e libero da importazioni forzate, attirò le antipatie di Stati Uniti d’America, Francia e Inghilterra. Questo sfociò nel colpo di Stato del 15 ottobre 1987, in cui all’età di 38 anni il giovane capitano Sankara fu assassinato dal proprio vice, Blaise Compaoré, con la complicità dei suddetti stati.
Rinunciò a qualunque beneficio personale come Presidente del Burkina Faso e, al momento della morte, gli unici beni in suo possesso erano un piccolo conto in banca di circa 150 dollari, una chitarra e la casa in cui era cresciuto.

La lista è veramente lunga. Che dire di:

– Muammar Gheddafi presidente della Libia, assassinato nel 2011 per motivi che oggi tutti sapiamo

– Del grande Kwame Nkrumah, primo presidente del Ghana indipendente e il primo leader dell’Africa nera a far ottenere al suo paese l’autogoverno. Il suo impegno a favore di un’unione politica tra gli stati africani e la sua denuncia del neocolonialismo, è stato spesso oggetto di critiche negli Stati Uniti e in Europa che porto sicuramente al suo allontanamento dal potere tramite un colpo di stato. Nkrumah è stato e resta un punto di riferimento per tutta l’Africa e una delle figure più importanti nella lotta contro il colonialismo e per l’emancipazione dei popoli del terzo mondo, tanto da essere stato votato dagli ascoltatori africani della BBC “Uomo del Millennio” nel 2000 .

– E più recentemente Laurent Gbagbo, ex presidente della Costa d’Avorio.
Cacciato dal potere dall’esercito francese l’11 aprile 2011, perché non voleva sottostare al loro diktat.

I crimini commessi dai leader delle grandi potenze sono ben noti e documentati in libri scritti da storici, ricercatori e documentari realizzati da coraggiosi giornalisti.

Il documentario “E quel giorno ucciserò la felicità” è stato realizzato proprio da un italiano, Silvestro Montanaro.
Un documentario che racconta la morte di Thomas Sankara, presidente del Burkina Faso che cercò con tutte le sue forze di attuare una buona politica nell’interesse del suo paese.

Se potete, prendetevi un’ora del vostro tempo per guardarlo, giungerete alla stessa conclusione del presidente Laurent Gbagbo:

«Far muovere le cose, opporsi al diktat, non è facile, ciò che mi accade ne è un esempio. Siamo liberi solo in apparenza, all’interno della gabbia dove ci hanno messo, le nostre finanze e la nostra economia sotto tutela, senza peso reale a livello internazionale, minacciati di essere multati se non ubbidiamo. […] La Costa d’Avorio aveva i mezzi per lasciare questa dipendenza. […] Stavo per farlo. […] Alla fine Sarkozy prese un bastone. […] Oggi capisco che volevamo un esito brutale e definitivo. […] Qualcuno ha voluto impedirmi di proseguire il mio cammino.

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