Un anno fa Abd el-Salām el-Danaf veniva ucciso da un crumiro. Alessio Lega lo ricorda così: “Va bene anche allearsi con la morte”

Abdel Salam non è morto in un incidente stradale, è stato assassinato mentre lottava alla Gls per i suoi diritti”. Lo scrive in una nota il sindacato USB che per ricordare la morte dell’operaio durante un sit in alla Gls ha indetto dieci giorni di mobilitazione…”. Già, perché, spiega ancora la nota sindacale, “il pm Emilio Pisante ha ora chiesto il rinvio a giudizio del camionista derubricando l’ipotesi di reato da omicidio volontario a omicidio stradale, in pratica accusando l’indagato di mancanza di prudenza e di attenzione! Abdel Salam non stava passeggiando! Era davanti all’ingresso della GLS fermo e l’autista del camion, un 44enne di Cremona, ha ingranato la marcia uccidendolo!

Sempre dalla nota della UBS, si apprende che “Addirittura la procura parla di comportamento scorretto da parte di Abdel Salam a causa della sua volontà di bloccare il mezzo. I nostri legali peraltro chiederanno la prosecuzione delle indagini per accertare la condotta delle persone che hanno spinto l’attuale indagato a forzare il blocco, al fine di formulare nei loro confronti l’accusa di concorso nell’omicidio di Abdel Salam”.

 

In vista dell’udienza preliminare davanti al Gip, che si terrà il 20 settembre, la USB ha indetto dieci giorni di mobilitazione a partire, a partire da oggi 14 Settembre 2017, annunciando anche l’intenzione di costituirsi parte civile.

Tra i molti siti che, soprattutto in questi giorni, ricordano Abd el-Salam el-Danaf, questo il suo nome completo, c’è Canzonicontrolaguerra di cui vi propongo l’articolo scritto da scorso 6 marzo da Riccardo Venturi in coda al quale trovate il testo del brano di Alessio Lega. Le immagini sono quelle dell’articolo su “canzonicontrolaguerra”.

Va bene anche allearsi con la morte
di Riccardo Venturi.

Abd el-Salām el-Danaf, 53 anni, egiziano, padre di cinque figli, operaio; ma un operaio che, in Egitto, insegnava. Faceva il professore.
Piacenza. La città di Piacenza è uno dei principali poli della logistica in Italia; la logistica (termine di precisa derivazione militare) è quella cosa per la quale io, tu, tutti noi -ad esempio- ci riempiamo il frigorifero, la casa o l’azienda di prodotti. Le merci sono sì prodotte con sfruttamenti vari, ma poi qualcuno le deve pure portare a destinazione, trasferendo così quegli sfruttamenti vari dalla produzione alla distribuzione. Quando si entra nel bel supermercato, ipermercato, centro commerciale così ben fornito, lo si fa a partire dalle otto di mattina; nessuno ci va alle tre o alle quattro di notte, quando i camion con tutto il nostro bendiddìo arrivano da chissà dove da qualche centro o polo di smistamento logistico.

Non si vedono mai questi centri, poli, enormi magazzini logistici. Di solito non stanno nelle grandi città, ma presso città piccole o medie, un po’ fuorimano, tranquille ma situate in posizione strategica (e, ancora una volta, mi risuona in testa un termine militaresco) rispetto ai grandi centri di produzione, specialmente nel Nord Italia. Piacenza è una di queste, e forse la maggiore per tale settore decisivo nella catena delle merci. A Piacenza ci sta, ad esempio, la GLS, vale a dire General Logistic Systems, un colosso multinazionale del settore logistico.

In Italia, il settore della logistica è, come dire, in fermento da anni. Diciamo così. Il fatto è che le condizioni di lavoro in quel settore sono, come dire, problematiche -e spero che sarà apprezzata la mia moderazione nei termini, senza pericolosi furori estremistici, senza portare cerini nella polveriera. Però una polveriera è, e da tempo; tant’è che la logistica, in Italia, è in agitazione da tempo, ed è un’agitazione che coinvolge -come detto- un settore assolutamente decisivo. Senza la logistica, insomma, le merci rimarrebbero nelle fabbriche, e il tuo supermercato nonché il tuo frigorifero resterebbero vuoti (oppure dovresti tornare ai mercati rionali, dal contadino o da qualche oramai rarissimo dettagliante che si rifornisce a pochi chilometri di distanza col suo furgoncino).

Il fattò è che questo settore logistico in agitazione pressoché permanente sta sconvolgendo un po’ tutto, e specialmente certi discorsi e discorsini che vanno per la maggiore (ottenendo peraltro qualche vittoria della quale, generalmente, si sa molto poco). Lo sapevate, ad esempio, che nel settore logistico, dove lavorano moltissimi immigrati a fianco degli italiani, le lotte sono state e sono condotte senza fare nessunissima distinzione tra italiani e stranieri? In pratica, e traducendo: il vero straniero ha ricominciato a essere il padrone. Brutto affare, per il padrone e per i suoi scagnozzi, tipo i nazisti della Lega (ma non solo loro, chiaramente). Naturalmente, il padrone risponde con i suoi mezzi usuali: polizia, repressione, servi di qualsiasi natura.

Scioperi, picchettaggi, lotte presso quegli sconosciuti e enormi magazzini che noialtri non vediamo mai. E scontri, manganellate, spari, arresti, fogli di via. Ecco, in soldoni, la logistica; ed ecco quel che sta accadendo senza che se ne parli troppo.

Il 14 settembre 2016, l’operaio egiziano Abd el-Salām el-Danaf sta effettuando assieme ai suoi compagni di qualsiasi nazionalità un picchettaggio durante una manifestazione sindacale nel piazzale di carico e scarico della GLS, a Piacenza, presso il Polo Logistico delle Mose. Vale a dire: a Piacenza c’è una zona intera, Le Mose appunto, interamente occupata dalla logistica. Ad un certo punto, nel piazzale intende entrare un enorme camion; i compagni di lavoro di Abd el-Salām el-Danaf dicono che il camionista viene esortato, incitato, che gli viene ordinato da alcuni dirigenti dell’azienda a forzare il picchettaggio. Il camionista lo fa; l’operaio Abd el-Salām el-Danaf viene schiacciato dal camion e muore.

Il TIR e il corpo di Abd el-Salam coperto da un lenzuolo.

Il TIR e il corpo di Abd el-Salam coperto da un lenzuolo.

Sono circa le 23,45. Abd el-Salām el-Danaf lavora per una delle tante società appaltatrici di servizi per la multinazionale GLS che stava manifestando per i diritti di suoi colleghi. Infatti l’azienda aveva disatteso accordi sindacali per 13 persone. Il picchetto, finito in tragedia, è nato dopo un’assemblea sindacale che ha generato uno sciopero di otto ore e una trattativa, notturna, con l’azienda. Il fallimento della trattativa ha spinto il sindacato e i lavoratori ha trasformare lo sciopero in picchetto. Per evitare che il picchetto bloccasse il viaggio dei camion e gli interessi dell’azienda, raccontano gli operai, un preposto di GLS ha iniziato a incitare il camionista a muoversi e partire. Così il TIR si è mosso, ha colpito il 53enne e poi l’ha trascinato per 4/5 metri e infine schiacciato. Un altro facchino è stato ferito, lievemente per fortuna. Il fratello dell’uomo ucciso, Elsayed el-Mongi Ahmed el-Danaf, afferma: «Non è la prima volta che ci hanno minacciato per le nostre lotte, spesso ci dicevano andate via, andatevene, non siete i benvenuti». E aggiunge «Antonio Romano è uno dei responsabili della GLS di Piacenza ed è lui che diceva all’autista di andare avanti. Diceva all’autista: Se qualcuno va davanti al camion schiaccialo come un ferro da stiro. Poi ci penso io. Il camionista così è andato avanti, perché ha ascoltato le parole del responsabile, provando a spaventare mio fratello, però l’ha colpito per poi farlo cadere e schiacciarlo».

Vignetta di Vauro Sanesi.

Vignetta di Vauro Sanesi.

La “verità” della magistratura inquirente è, ovviamente, diversa. Per i magistrati, si è trattata di una disgrazia ed il fatto viene rubricato come “omicidio stradale”, come ce ne sono tanti. Come si vede, c’è una certa distanza (sarà ancora apprezzata, spero, la mia grande moderazione) tra le due versioni. Una cosa dietro le quinte. Quella certa distanza che c’è tra la voce operaia e la voce del padrone; solo che la voce operaia è decisamente più debole, e spesso attraversata un po’ più del dovuto da quella del padrone, con accondiscendenza e, a volte, persino complicità. La voce operaia sembra oramai una specie di rumore di fondo, non avendo più nessuna forza politica e mediatica; le lotte della logistica ne sono una prova, anche se hanno provato e provano a spezzare questo modo di agire. Risultato ne è stato, che ad essere spezzata è stata la vita di un operaio che scioperava.

Abd el-Salām el-Danaf non era un “immigrato” come lo si figura generalmente nell’immaginario collettivo. Era una persona dotata di cultura, e soprattutto di una precisa coscienza di classe. Militante USB (Unità Sindacale di Base). In Italia, nel 2016, si è riaperto il conto dei lavoratori e delle lavoratrici ammazzati durante uno sciopero o una manifestazione sindacale. E’ tornato il ‘900.

Però, che questo ‘900 è tornato lo si è visto, con scarsissima informazione e copertura, anche da un altro fatto. Ad esempio, l’immediata reazione spontanea di una marea di fabbriche. Il giorno stesso si ferma la SAME di Treviglio; il giorno dopo la GKN, la Piaggio di Pontedera, la Oerlikon di Torino, la Electrolux, la Motovario. A Modena si ferma persino la Ferrari, assieme ad altri stabilimenti del gruppo FCA (l’ex Fiat, insomma). Scioperi spontanei, mentre la USB indice lo sciopero del settore della logistica con blocchi e presidi a tutti gli stabilimenti GLS. Scende in sciopero anche la Filt-CGIL della Lombardia. Da sottolineare, però, un’ulteriore certa distanza tra la reazione di parecchie strutture della CGIL ed alcuni suoi dirigenti: il segretario della Filt nazionale, ad esempio, afferma che i lavoratori avrebbero dovuto evitare di chiamare in causa il Ministero degli Interni in quanto, secondo lui, “Gli appalti della logistica sono soggetti a azioni non regolamentate e violente quali blocchi illegittimi e selvaggi delle attività”. Parole di un dirigente sindacale di sinistra, non so se ci siamo capiti. O forse ci siamo capiti anche troppo bene.

Sabato 17 settembre 2016, a Piacenza, viene indetta una grande manifestazione di protesta e di solidarietà per l’assassinio dell’operaio Abd el-Salām el-Danaf. Alla quale prendo parte anch’io, assieme ad un’amministratrice di questo sito, che è di Piacenza. Alla quale prendono parte migliaia di persone, di lavoratori, di cittadini arrivati da tutta Italia. E’ una giornata di fine estate, ma ancora caldissima, e che poi si scioglierà in un acquazzone. Nei due giorni prima, a Piacenza, piccola città tranquillissima, scoppia il terrore: una manifestazione del genere non si è mai vista, da quelle parti. Arrivano gli operai, arrivano i centri sociali, arrivano naturalmente anche i black bloc a pullman interi, a trenate. Nei giorni precedenti, il sindaco di Piacenza (del PD) è nel panico e, coadiuvato dalla stampa, invita i commercianti alla serrata. I commercianti rispondono alla perfezione: a Piacenza non c’è un negozio aperto nemmeno a cercarlo col binocolo. Le strade sono pressoché deserte mentre il grosso corteo si muove e procede dal piazzale della Stazione ferroviaria.

Piacenza, 17 settembre 2016.

Piacenza, 17 settembre 2016.

Si manifesta, ma non solo. E’ una risposta di classe, che supera persino i confini delle organizzazioni sindacali e di certi loro indicibili dirigenti. Supera, soprattutto, le nazionalità e le “religioni”. Ci sono i bergamaschi che scioperano e manifestano per un lavoratore egiziano che riconoscono come loro compagno, per un professore passato dalla distribuzione di cultura a quella dei pacchi. Per un lavoratore ammazzato dal capitale, non per un “immigrato” o quant’altro. La propaganda razzista va a farsi fottere, però a Piacenza si avanza nel deserto. Fa caldo e qualcuno ha sete, si vorrebbe comprare una bottiglia d’acqua. Ma tutto è chiuso, tranne, si pensi un po’, un “fast food” della catena Burger King. Il quale fa soldi a palate esaurendo le scorte di bottigliette d’acqua minerale distribuitegli sicuramente da qualche azienda logistica e forse, chissà, dalla stessa GLS. Viene da pensare che avrebbe potuto portargliele, quelle bottigliette, persino Abd el-Salām. Non succede naturalmente niente durante il corteo, “scortato” da forze di polizia che nemmeno ci fosse stata la rivoluzione in corso.

Abd el-Salām ammazzato per profitto. Abd el-Salām ammazzato dal capitale. Nessuno striscione, nessuna “verità per” o “Truth for”, come s’invoca tanto per il ricercatore Giulio Regeni torturato e ammazzato in Egitto per motivi che, invece, si sanno benissimo ed anche fin troppo bene.

abd

A Bologna, qualche giorno dopo, viene occupato un immobile e ne viene fatto uno Spazio sociale liberato che viene intitolato a Abd el-Salam el-Danaf. Ma a “ricordarlo” degnamente e ancora di più, ci pensa, come sempre, la polizia dello stato italiano. Il 28 febbraio l’Abd el-Salam viene sgomberato manu militari.

E allora Alessio Lega, qualche mese dopo, ci ha voluto scrivere sopra una canzone, che è ancora inedita. Qualche mese dopo, quando di Abd el-Salām pochi ancora si ricordano. Mentre le lotte continuano, quasi in silenzio, quasi ad ogni ora, quasi in ogni nostro piccolo ma ben fornito frigorifero. Mentre va sempre bene, come del resto sempre è andato per il capitale, allearsi con la morte. Un’alleanza che non finirà mai. [RV]

Va bene anche allearsi con la morte
Se serve a garantirsi il frigo pieno
Va bene fare scorte, calpestare un po’ più forte,
Far passar sopra il corpo un autotreno.

Lo vedi l’egiziano che si è sporto,
La notte sul megafono riluce
Lo sai che l’egiziano è un uomo morto
Ad un contorto gorgoglio la protesta si riduce.

Ogni mattina si risveglia un uomo
Che sa che deve correre veloce
Perché già dalla notte c’è la merce
Che correndo vuole solo calpestare la sua voce.

Così che tu sia merce o sia cristiano
O terra o sole, isola o nazione
Tu corri, laico, ebreo o musulmano
Sotto il tacco macinante stai della distribuzione

Le fabbriche le hanno trasferite
Ed il prodotto s’è esternalizzato,
Lontano sulle strade inferocite
Dove privo di speranza il lavoro è più sfruttato.

Però le merci altrove fabbricate
Fino al tuo frigo devono arrivare,
E marciano su strade gli autotreni
Inarrestabili e feroci non si possono fermare

Se c’è chi vuol spezzare la catena,
Conflitto fra lavoro e capitale,
Fra un TIR lanciato ed una pancia piena
Finirà di certo molto molto molto molto male

Così che nella notte di Piacenza
Un egiziano è stato calpestato,
Per lui non c’è più l’ombra di clemenza,
Quel picchetto era una sfida al nostro vivere beato

Beata la coscienza della notte,
Beato il nostro vivere civile
Beato il nostro frigo che s’inghiotte
Questo residuale senso dell’umanità servile

È chiaro nella notte piacentina
È chiaro nel crepuscolo italiano
È chiaro nell’Europa che s’inchina:
Quel picchetto è stato un sogno sanguinoso quanto vano.

Abd el-Salam perdona noi
Per tutte le magnifiche buone intenzioni
Di cui è asfaltata questa via
Per quest’inferno di crumiri ed esclusioni

Abd el-Salam perdona noi
Qui da Piacenza che si muovono le merci
Di cui si asfalta pure te,
Che ti sei osato di frapporre fra i commerci

Abd el-Salam ti pare mai
Tu che al paese tuo facevi il professore,
E sei venuto fino a qua
Per insegnare a questi schiavi un po’ di sole

Abd el-Salam chiama il dottore
Che questa notte di settembre non respira
E non respirerà mai più
Che nel megafono non hai fiato che gira


Riprendono a percorrere le ruote
Le strade della notte calpestata,
Il tuo supermercato sarà aperto
E la speranza della vita giace adesso assassinata

Va bene anche allearsi con la morte
Se serve a garantirsi il frigo pieno,
Va bene fare scorte di ansiolitici e di torte,
Per riempirsi e ricordare sempre meno.

 

 

 

 

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