Il Re Sciaboletta, spianò la strada a Mussolini, e Mattarella e Salvini? Intanto il Censis parla di “italiani incattiviti e in preda al «sovranismo psichico”»

Gianfranco Manfredi  è stato a mio avviso il solo, vero cantore degli anni settanta capace di raccontare quel periodo con numerosi brani “militanti” come  “Liberiamo” e l’indimenticabile “Ma chi ha detto che non c’è” , che ancora oggi mi fa venire i brividi, e divertenti “bozzetti metropolitani”, come Quarto Oggiaro Story e Non c’eri .

La storia musicale di Manfredi, spesso in coppia con Ricky Gianco, meriterebbe una narrazione a parte, ma nel frattempo la cosa più semplice per chi volesse saperne di più è cercare i suoi brani su You tube o i suoi cd nei negozi, opzione però molto più impegnativa.

Attento osservatore della realtà, Manfredi è stato anche attore e sceneggiatore ed è ancora oggi romanziere ed autore di fumetti. E, ovviamente, si esprime anche via Facebook, ed è proprio un suo post odierno che voglio proporre come spunto di riflessione. Eccolo:

IL SOVRANISMO SVELATO
Ha ripetuto Salvini in piazza: io non sono qui come capo della Lega, non sono qui come ministro dell’Interno, non sono qui come vicepresidente del Consiglio, ma per rappresentare 60 milioni di Italiani. Poi ha aggiunto : datemi il mandato e farò quanto si deve fare. In questo consiste il SOVRANISMO: cessione diretta di sovranità dal popolo a un sovrano unico. Il sovranismo non ha come obiettivo la consegna del potere al popolo, ma la cessione di potere dal popolo a un sovrano unico. La parola “democrazia” significa che il potere, nei dovuti modi, lo esercita il popolo, e la democrazia “repubblicana” significa che nessun monarca può ergersi a rappresentante unico della volontà popolare. Questa regressione a miti di monarchia assoluta è l’esatto contrario della democrazia e dell’autogoverno sociale che dovrebbe quantomeno controbilanciare il ruolo dei governi, peraltro frutto di rappresentanze variegate e non uniformi, né al loro interno, né in Parlamento. La menzogna del SOVRANISMO è ormai svelata e chi continua a prendere sul serio queste spacconate da rappresentanza totalitaria in un’unica persona, è un fascista neo-monarchico.

Ecco, questa riflessione di Gianfranco Manfredi mi sembra metta bene a fuoco la situazione e mi induce a pensare che il teatrino della politica, che ho sempre snobbato, si stia trasformando in un monologo preoccupante: a suo tempo ci fu Vittorio Emanuele III, soprannominato “sciaboletta”. che calò le braghe davanti a Mussolini, come si evince dall’articolo di Antonio Carioti in occasione del rientro in Italia della salma reale:

“… Il «re soldato» e la tragedia del fascismo

Esaltato dalla propaganda di guerra come il «re soldato» per la sua assidua presenza nei pressi del fronte, nonostante l’aspetto assai poco marziale, Vittorio Emanuele III si dimostrò decisamente inadeguato rispetto alla crisi politica seguita alla faticosa vittoria del 1918. Non capì, come molti altri, la natura totalitaria del fascismo e pensò che si potesse utilizzarlo per riportare l’ordine in un Paese sconvolto dalle agitazioni sociali. Nell’ottobre 1922, mentre le camicie nere marciavano su Roma, rifiutò di firmare lo stato d’assedio, proposto dal governo del liberale Luigi Facta, che avrebbe presumibilmente messo in scacco gli squadristi. Preferì invece affidare a Benito Mussolini l’incarico di formare il nuovo esecutivo, aprendo la via alla cancellazione delle libertà costituzionali. Forse il re temeva che settori dell’esercito non avrebbero accettato di contrapporsi al fascismo. Forse vi furono contrasti all’interno della stessa casa reale. Di certo Vittorio Emanuele III pose l’Italia su un piano inclinato e poi non fece nulla per fermarne lo slittamento progressivo verso la dittatura, nemmeno durante la crisi provocata nel 1924 dal delitto Matteotti, che per qualche mese indebolì seriamente Mussolini. Il sovrano accettò e controfirmò così tutte le scelte del regime littorio, anche le più sciagurate: lo scioglimento di partiti e sindacati, la soppressione delle libertà individuali e collettive, l’avventura coloniale in Etiopia, l’alleanza con la Germania nazista, le leggi razziali, la dichiarazione di guerra alla Gran Bretagna e alla Francia (quest’ultima già ridotta in ginocchio dalle armate tedesche) nel giugno 1940, la successiva proditoria aggressione alla Grecia….”.

Il presidente Mattarella ha nei giorni scorsi ha approvato il Decreto liberticida Salvini affrettandosi però ad aggiungere: “Avverto l’obbligo di sottolineare che, in materia, come affermato nella Relazione di accompagnamento al decreto, restano “fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato”, pur se non espressamente richiamati nel testo normativo, e, in particolare, quanto direttamente disposto dall’art. 10 della Costituzione e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall’Italia”.

Chiudo questo breve intervento,  proponendo la lettura di un interessante articolo da Internazionale, dal titolo Tutte le obiezioni al decreto Salvini.e di un non meno interessante articolo, di Vittorio Nuti per Il Sole 24 Ore, in tema di sovranismo Censis: italiani incattiviti e in preda al «sovranismo psichico»

 

 

 

 

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