Becco di ferro Non si tratta di fare l’anarchia oggi, o domani o tra dieci secoli; ma di camminare verso l’anarchia oggi, domani e sempre. (Errico Malatesta)

15 Ottobre 2017

Roma, città eternamente in mano agli speculatori. Ma c’é ancora chi lotta per i propri diritti

Filed under: General — alfredo simone @ 19:12

Dubito che questo blog sia letto da qualcuna/o che sta a Roma, ma penso che gli articoli di contromaelstrom “Basta subire! 17 ottobre, tutte e tutti al tavolo per Roma tra governo e comune” e di Dinamopress “Sotto un cielo di piombo“, relativo alla “sesta giornata nazionale Sfratti Zero” possano essere di interesse generale e quindi li rilancio volentieri.

“Da molti anni stiamo assistendo a un costante degrado delle condizioni di lavoro e di vita nella nostra città. Questo processo ha subito, con la deflagrazione della “crisi” dal 2008, un’accelerazione che ha visto convergere sulle proletarie e i proletari di Roma diversi attacchi alla propria conservazione e riproduzione.
Sul lato delle politiche pubbliche Roma ha il poco invidiabile record della più alta addizionale irpef comunale e della più alta addizionale irpef regionale, fra le più alte tariffe per i rifiuti e per i “servizi indivisibili” e contemporaneamente assistiamo a un drammatico taglio ai servizi sanitari (per altro con ticket fra i più alti), agli asili nido, all’assistenza domiciliare, all’accoglienza e all’assistenza alla casa e potremmo continuare l’elenco fino a ricomprenderli tutti.
La nostra riflessione ci porta a ritenere che i numerosi trasferimenti di sede (Sky, Mediaset, Esso…), la chiusura di stabilimenti (Almaviva…) ecc. siano frutto di processo di ridefinizione del ruolo di Roma nell’ambito della divisione internazionale del lavoro. Ovviamente questi processi si intersecano ed alimentano con le politiche nazionali ed europee (Industria 4.0, le infrastrutture, la riorganizzazione della PA, la “buona-scuola”, il jobs act) ma hanno anche delle precise caratteristiche locali. E’ facile ipotizzare per Roma un ruolo di città amministrativo/turistica con le conseguenti politiche dell’abitare (per rilanciare la rendita fondiaria), l’espulsione degli insediamenti produttivi non conformi a tale “vocazione”, lo sviluppo di business che mettono a profitto rifiuti/acqua/territorio accaparrandosi enormi fette di soldi pubblici e tutto ciò mentre anche settori tradizionali dell’economia romana come l’edile e/o il trasporto aereo subiscono ridimensionamenti, ristrutturazioni con profonde trasformazioni.
E’ dunque ripensare interamente le linee di sviluppo della nostra città.
Il coordinamento lotte unite nasce proprio per costruire percorsi di lotta che impongano una svolta al modello di città che vogliamo vivere, dove centrale sia il benessere dei suoi abitanti e non il profitto, il parassitaggio e la speculazione di pochi.
Vertenze con caratteristiche diverse – dai 1.666 licenziamenti Almaviva all’attacco al lavoro e alle sue condizioni in Alitalia; dai licenziamenti SKY alle prospettive disastrose per i lavoratori e le lavoratrici di GSE; dalle astruse riforme della PA che anziché valorizzare le competenze e le eccellenze cerca di distruggerle per favorire interessi di micro corporazioni private come nel caso della riforma del PRA e dei possibili effetti drammatici per ACI Informatica e penalizzanti per gli automobilisti; dai rischi occupazionali al Teatro dell’Opera allo smantellamento della scuola pubblica e dei relativi servizi agli studenti e alle studentesse – ma che incontrandosi in una grande assemblea lo scorso 7 luglio hanno riconosciuto la necessità di non lasciarsi frazionare in tanti micro conflitti ma rafforzare le proprie specifiche lotte attraverso un mutuo sostegno e una visione diversa di città e sviluppo.
A Roma abbiamo migliaia di case sfitte e un enorme patrimonio pubblico di immobili che vengono lasciati marcire mentre a migliaia di famiglie è negato l’accesso a un tetto: potremmo interrompere i processi di speculazione e consumo del territorio e avviare processi di riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico così da soddisfare le necessità abitative della città e al contempo mettere al lavoro migliaia di disoccupati edili.
Abbiamo un tessuto sociale con innumerevoli “fragilità” a cominciare dai malati cronici (sempre più numerosi sia per l’alta età media della popolazione che per le condizioni malsane in cui siamo costretti a vivere), anziani soli, minori in difficoltà economiche e/o sociali e manca completamente una politica dell’assistenza o quando c’è serve unicamente a finanziare circuiti clientelar/mafiosi come evidenziato da “mafia capitale” ma come ognuno di noi verifica nell’esperienza di ogni giorno. Si potrebbe avviare un processo di sviluppo e internalizzazione di servizi pubblici così eliminando la piaga del sistema corruttivo degli appalti e delle cooperative, contemporaneamente offrendo migliaia di posti di lavoro.
Potremmo continuare a lungo l’elenco citando le necessità di aree verdi e lo sport pubblico, il trasporto pubblico locale, ATAC ha deciso di esternalizzare innumerevoli servizi (biglietti, manutenzione, soccorso, ecc.) fino alle linee degli autobus di periferia con un drastico aumento dei costi e degrado del servizio, la gestione dei rifiuti dove continuano a “navigare” imprenditori privati pluriinquisiti come Cerroni e sperperi di denari pubblici.
Per queste ragioni il coordinamento lotte unite invita tutte le lavoratrici e i lavoratori di Roma a un percorso di mobilitazione che imponga questi temi al centro di qualsiasi tavolo di lavoro per arrestare il deserto che sta sommergendo Roma. Non abbiamo fiducia nel tavolo MISE/Comune di Roma/rappresentanti istituzionali delle categorie sociali ma proprio per questo vogliamo far sentire la nostra voce e le nostre lotte per affermare, finalmente, le ragioni di chi lavora.
Vogliamo sommariamente ricordare alcune di queste ragioni:
– riteniamo la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario l’unica risposta seria alla crisi occupazionale in atto e ai processi di automazione che sempre più spesso trasformano il sistema produttivo creando disoccupazione;
– riteniamo l’aumento dei salari l’unica strada percorribile per la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori e per uscire dalle condizioni di disagio che sempre più famiglie sono costrette a subire;
– vogliamo un fisco progressivo e i servizi – pubblici e gratuiti – alle persone come reali strumenti per la redistribuzione della ricchezza prodotta a favore delle lavoratrici e dei lavoratori; mentre oggi le risorse pubbliche sono unicamente indirizzate a vantaggio del sistema delle imprese attraverso un sistema fiscale e una politica di bilancio che grava per oltre l’80% sulle lavoratrici e i lavoratori dipendenti che pure si appropriano di meno del 40% del Pil nazionale.
In primo luogo ovviamente vogliamo il blocco dei licenziamenti in atto e l’integrazione al reddito delle lavoratrici e dei lavoratori già licenziati, visto anche l’inconcludenza delle ipotetiche politiche di ricollocazione come si rileva nella vicenda dei licenziati Almaviva.
Questa nostra battaglia è dunque un segnale di vita contro la morte (sociale e reale) che il capitale diffonde nella nostra città.”

Ottobre 2017
Coordinamento Lotte Unite

Sotto un cielo di piombo

di Sarah Gainsforth

“Oggi, 10 ottobre 2017, sesta giornata nazionale Sfratti Zero. Un’occasione per ribadire che sfratti e questione abitativa non sono un’emergenza, ma un problema storico . Anche per questo, venerdì 20 ottobre alle ore 18 al Nuovo Cinema Palazzo proiezione di “Sotto un cielo di piombo”.

Nella giornata nazionale Sfratti Zero, occorre ribadire che la questione abitativa non è un fatto emergenziale: è un problema storico oltre che un dato nazionale. In Italia nel 2016 ci sono stati 61.718 provvedimenti esecutivi di sfratto, l’88,8% per morosità; 158.720 richieste di esecuzione e 35.336 sfratti eseguiti con l‘intervento dell’ufficiale giudiziario. Il Lazio è secondo per numero di provvedimenti emessi – 8.499, il 13,8% – e terzo per numero di sfratti eseguiti, 3.990.

A Roma sono stati eseguiti nel corso del 2016 3.215 sfratti con la forza pubblica: dai 15 ai 20 al giorno. 8.962 le richieste di esecuzione, 7.092 i provvedimenti di sfratto emessi, di cui 5.025 per morosità. 1.400 famiglie vivono nei Centri di Assistenza Alloggiativa Temporanea, i “residence”, che costano 30 milioni l’anno; 1.500 famiglie avrebbero diritto all’assistenza alloggiativa ma per mancanza di alternativa sono in lista; almeno 30mila abitazioni sono ufficialmente sfitte ma in realtà affittate in nero. Circa 6mila persone a Roma abitano in occupazioni abitative, nelle circa 70 occupazioni sparse nella Capitale. Molti di loro sono tra le 10.500 famiglie in graduatoria per una casa popolare. Lo 0.6% dei residenti a Roma è “senza tetto” mentre il 9,6% abita in “abitazioni di altro tipo”, ovvero non in case.

La soglia di sofferenza finanziaria per una famiglia in affitto, pari al 30% del rapporto tra il canone di affitto e il reddito familiare, è ovunque ampiamente superato. La precarietà abitativa riguarda tutti. Riguarda il futuro stesso della città intesa come comunità di abitanti che esercitano i diritti di cittadinanza; città come luogo dove divampano le dinamiche predatorie della speculazione finanziaria e immobiliare.

La città è sempre più ridisegnata nel segno di una crescente disuguaglianza. I motivi risiedono nell’assenza di politiche abitative strutturate, nella cancellazione delle regole urbanistiche, nei tagli al welfare, nel prevalere di interessi privati e di una logica economicista al governo della città; nella svendita del patrimonio pubblico e nelle leggi al servizio della rendita immobiliare e finanziaria e contro la persona.

Il centro di Roma, consegnato al turismo e alla speculazione immobiliare, è invivibile e abitato sempre più in maniera transitoria. Nelle periferie si consuma una guerra tra nuovi e vecchi poveri, mentre l’abitare assume una dimensione sempre più privatistica, frammentata rispetto agli spazi di lavoro e di svago. La città diventa un luogo di cittadinanza debole: privata di spazi e servizi pubblici e quindi della possibilità stessa di tessere relazioni sociali e con il territorio.

Per questo oggi più che mai è importante recuperare la storia e la memoria delle lotte per il diritto alla casa che hanno attraversato Roma e ricomporre una memoria della città, dei suoi spazi e dei suoi abitanti, per rileggere la situazione attuale in una prospettiva storica più ampia e articolata che arricchisca le lotte del presente.

La proiezione del docufilm sul movimento di lotta per la casa a Roma tra il 1961 e il 1985, venerdi 20 ottobre alle ore 18.00 al Nuovo Cinema Palazzo, sarà dunque un’occasione per aprire un ragionamento sul presente.”

All’interno del documentario a parlare saranno loro, i diretti protagonisti di quelle lotte: i baraccati dell’Acquedotto Felice e gli occupanti di Pietralata e San Basilio, ai quali si aggiungono i preziosi racconti di Don Roberto Sardelli e del fotografo Tano D’Amico.

A seguire il dibattito, con:

  • Massimo Sestili, autore del docufilm

  • Ylenia Sina, giornalista di Roma Today

  • Antonello Sotgia, architetto

  • Tano D’Amico, fotografo

14 Ottobre 2017

Un raduno pro-nazista di 20.000 persone al Madison Square Garden nel 1939: un capitolo perduto nella storia degli Stati Uniti

Filed under: General — alfredo simone @ 18:23

“Il sistema bipartisan del nostro paese assicura che ogni elezione darà luogo ad un lato vincente ed un perdente — e, tristemente, ad un gruppo considerevole che si è astenuto dal votare in entrambi i casi. Ci sono momenti in cui il divario tra le fazioni non sembra insormontabile, quando i leader nelle più alte posizioni di autorità sembrano sinceramente impegnati a raggiungerlo attraversando il ciò che divide…E poi ci sono altre volte.

All’inizio dell’anno, La marcia delle donne su Washington e centinaia di marce di altre sorelle hanno dato motivo di sperare. I numeri da soli erano stimolanti. Ma la storia dimostra come i grandi numeri possono andare anche all’altro.

Con molti programmi di storia liceo americano che sfrecciano attraverso la seconda guerra mondiale in una settimana, è doppiamente importante rallentare abbastanza per vedere il documentario di 7 minuti sopra. Quello che stai guardando è il 1939 “Pro-American Rally” (aka Pro-Nazi Rally) sponsorizzato da American Bund tedesco al Madison Square Garden in occasione del 207° compleanno di George Washington. Banner con slogan come “Fermare la dominazione degli ebrei sui cristiani americani” , “Sveglia America. Sconfiggi il comunismo ebraico”e”1.000.000 Bund membri entro il 1940″ decoravano la sala grande.

Il Sindaco di New York Fiorello LaGuardia— episcopale con una madre ebrea — considerò la possibilità dell’annullamento dell’evento, ma in ultima analisi, insieme con l’American Jewish Committee e American Civil Liberties Committee decretò che il Bund  stava esercitando suo diritto di libertà di parola e libertà di riunione.

Una folla di 20.000 persone riempì il famoso centro sportivo di Manhattan, 1.500 agenti di polizia erano presenti per rendere il giardino “una fortezza inespugnabile per anti-nazisti”. Almeno0 100.000 contro dimostranti erano radunati fuori.


Il commissario Lewis J. Valentine, a destra, 1935.
(Photo: Bob Cranston/NY Daily News Archive/Getty Images)

Il commissario di polizia Lewis J. Valentine si vantò con la stampa che “di avere abbastanza polizia qui per fermare una rivoluzione.”

Il momento più inquietante nel cortometraggio arriva attorno alle 03:50, quando un’altra sicurezza forza — il Bund Ordnungsdienst o “Ordine servizio” che faceva capo a Isidore Greenbaum, un operaio ebreo di 26 annidi salì sul podio dove il “bundesführer” Fritz Julius Kuhn stava alimentando la fiamma dell’odio. Gli uomini del commissario Valentino alla fine li tirarono fuori di lì, appena in tempo per salvare l’ “anti-nazista” dal feroce pestaggio che egli stava subendo. Stando alle testimonianze, la folla all’interno del giardino urlava per avere per il suo sangue.

La gioventù in uniforme che si era messa spontaneamente in fila dietro al tamburo di Bund era un agghiacciante spettacolo da vedere.

Il direttore Marshall Curry fu spinto a portare il filmato  a Field of Vision, un’unità documentaristica che commissiona cortometraggi come risposta rapida per lo sviluppo di storie intorno al globo. In questo caso, la storia di sviluppo era il raid nazionalistico bianco “Unire la destra” tenutosi a Charlottesville due giorni prima.

“Il filmato è così potente,” ha detto Curry  ad un intervistatore,“che sembra incredibile che non è una parte del programma di storia di ogni classe della high school. Ma penso che l’evento è scivolato fuori la nostra memoria collettiva in parte perché è spaventoso e imbarazzante. Racconta una storia del nostro paese che vorremmo dimenticare. Ci piacerebbe pensare che, quando il nazismo si alzò, tutti gli americani fossero istantaneamente costernati. Ma mentre la stragrande maggioranza degli americani era inorridita dai nazisti, c’era anche un significativo gruppo di americani che erano solidali con la loro supremazia dei bianchi e il messaggio antisemita. Quando vedete 20.000 americani raccogliersi al Madison Square Garden si può essere sicuri che erano almeno passivamente solidali.”

Laura Poitras, co-fondatrice di Field of Vision ha ricordato come dopo l’incontro con Curry, “il mio primo pensiero fu: ‘abbiamo bisogno di mettere questo film nelle sale cinematografiche,’ e rilasciarlo come un cinegiornale.”‘ 

The Atlantic ha le foto di “Pro-American Rally” e altri eventi sponsorizzati da German Bund americano  nei giorni che conducono  alla seconda guerra mondiale quiLeggi anche un account che è apparso in un’ edizione 1939 del The New York Times qui

The International Socialist Review ha coperto le contro-manifestazioni con molte citazioni di testimoni oculari.Via PaleoFuture

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Ayun Halliday è un autore, illustratore, creatore di teatro e primatologa capo di L’East Village Inky zine. Seguire il suo @AyunHalliday .

Notiziario dal e sul carcere di Ristretti.it – 14 ottobre 2017

Filed under: General — alfredo simone @ 11:04

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DOCUMENTI

– Indirizzario dei Garanti territoriali dei diritti dei detenuti, aggiornato a ottobre 2017 (pdf)

– Articolo “Diritto all’oblio, verità, design tecnologico: una prospettiva di ricerca”, di Stefano Leucci (pdf)

APPUNTAMENTI

– Nell’ambito di “CartaCarbone” festival letterario: incontro “Per qualche metro e un po’ d’amore in più” – pdf (Treviso, 14 ottobre 2017)

– Primo incontro in Toscana di scrittrici e scrittori delle carceri: “Vagabondi delle stelle” – pdf (Firenze, 14 ottobre 2017)

Questo notiziario è registrato al Registro Stampa del Tribunale di Padova (n° 1964 del 22 agosto 2005)
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13 Ottobre 2017

Da comune-info.net: “I predatori della savana”, un articolo di Maria Ilaria De Bonis

Filed under: General — alfredo simone @ 18:37
Una decina di giorni fa ho dato spazio a Comune-info.net con questo articolo. Questa volta pubblico un articolo di Maria Ilaria De Bonis, giornalista professionista free lance che potete seguire anche attraverso il sito ilariadebonis.com. Le sottolineature in neretto, i link e le immagini sono tratte dal sito.

 

Amelia Francisco ha quarantanove anni e sette figli. Per vivere coltiva manioca, fagioli e miglio in un piccolo campo di terra rossa, che qui chiamano machamba, a poca distanza dalla Agromoz, il gigante della soia.

La terra di Amelia è un tutt’uno con la savana fitta di baobab e banani. Un paio di chilometri oltre, però, quella distesa alberata non c’è già più. Al suo posto, distese infinite d’erba d’un verde pallido: sono le coltivazioni di soia ancora in germoglio, destinate ai mercati europei.

I contadini combattono contro il tempo per tenere a bada questa vera e propria invasione e preservare i propri campi. A farla da padrone nel distretto di Mutuali, nord est del Mozambico, è la Agribusiness de Moçambique (Agromoz), una joint venture tra Brasile, Portogallo e Mozambico che dal 2012 ad oggi si è pappata novemila ettari di terreno comunitario. «All’inizio ha preso in gestione solo duecento ettari e li ha usati in maniera dimostrativa – spiegano Amelia e Dioniso, che è un ex dirigente sindacale – Diceva di voler insegnare alla popolazione come si produce la soia».

I tecnici dell’azienda portavano da mangiare e da bere alla gente. Quando i contadini erano brilli abbastanza si presentavano con un foglio da firmare. «Era il consenso a cedere in usufrutto ai privati i terreni collettivi in cambio di qualche promessa», dice.

Poi quei duecento ettari sono diventati 3mila. E infine 9mila. La savana sta sparendo lentamente a Mutuali. In effetti di casi simili ce ne sono svariati in un pezzetto di mondo africano toccato da vicino dal fenomeno del land grabbing, che ha ripercussioni immediate e insanabili sulla gente.

Tra la provincia di Nampula e quella di Zambesia le multinazionali sono in combutta col governo di Maputo. Ce lo spiega suor Rita Zaninelli, comboniana del movimento cattolico Giustizia e Pace, che ha trascorso venticinque anni in Brasile con i sem terra. La suora-attivista combatte contro i «ladrones di machamba» come li chiama lei. 

Mozaco, Agromoz, Matharia, Green Resources, Aviam sono note ad ong, attivisti, contadini e missionari. La loro strategia è semplice quanto perversa: entrano in punta di piedi, recintano terreni comunitari, espropriano. «La terra non la pagano, la occupano», dice suor Rita. Per pochi spiccioli comprano il silenzio di qualcuno. Come quello di Regina Macomba che ha ricevuto 7mila meticais, circa 130 euro, in cambio di dieci ettari di terra.

I casi sono tanti; le modalità variano. Ma la sintesi è una soltanto: «Considerano i nostri campi come fossero terra abbandonata», lamenta Costa Esteban, dirigente dell’Unione provinciale dei contadini che guida la protesta dei camponeses contro il mega-progetto governativo ProSavanaper l’introduzione a tappeto dell’agricoltura industriale in Mozambico.

All’origine di tutto questo c’è in effetti l’idea del governo di Maputo di esportare in Mozambico di introdurre un modello industriale alieno, per le monocolture da biodiesel. Si prediligono mais, girasoli, jatropha per farne combustibile. Ed ovviamente soia ed eucalipti. Il punto è che questa non è terra incolta. Tutt’altro. Pur non avendola acquistata le comunità possiedono la terra in virtù del diritto consuetudinario.

«In base alla Costituzione lo Stato è proprietario unico di tutta la terra arabile – spiega il giurista Assane Tippas – ma questa proprietà è trasferita al popolo. Le comunità locali hanno dei diritti inalienabili sulle aree che controllano. Questa è un grande potere! Ma non tutte sanno di averlo o non tutte lo fanno valere».

Per capire meglio che tipo di abusi compiono i privati, con Rita e Assane proviamo a varcare il cancello della Agromoz. Fingiamo d’essere interessati alle tecniche di coltivazione della soia e ci lasciano passare. Al di là del muro, la vegetazione selvatica si trasforma in ordinati campi verdi. Vediamo silos per la conservazione della soia, pompe per l’acqua, cisterne enormi, trattori che eliminano di fatto il lavoro di centinaia di braccia.

Il direttore generale è Andre Luft, un cinquantenne brasiliano che ha studiato management alla Indian School of Business e che per la maggior parte del tempo vive a San Paolo. Del gruppo fa parte anche la portoghese Amorim, leader mondiale nella produzione di sughero. Il proprietario è Antonio Rios de Amorim, l’uomo più ricco del Portogallo. Forbes lo chiama “il re del sughero”. Due ragazzetti in divisa ci fanno accomodare in un ufficio minuscolo. «Luft non è in sede, mandategli una mail».

Nel complesso la Agromoz è un bluff per gli abitanti locali: impiega appena duecentocinquanta persone. Poco o niente per una multinazionale che in cinque anni ha tolto la terra ad oltre tremila famiglie, promettendo in cambio lavoro, infrastrutture, scuole e ospedali.

Secondo il portale internazionale Land Matrix in tutto il Mozambico sono 85 le operazioni di sottrazione della terra da parte di una trentina di multinazionali per centinaia di migliaia di ettari. Anche l’Italia è segnalata: con la Aviam Lda, di Biella. Per ora solo una start up, aveva avviato nel 2008 una produzione di jatropha su un terreno di diecimila ettari, scrive il portale Land Matrix, concesso dal governo mozambicano a Nacala Velha, nella parte finale del corridoio logistico di Nacala.

L’azienda replica alle nostre domande dicendo che «la coltivazione di jatropha è stata sospesa a causa del cambio di politica interna mozambicana. Attualmente Aviam è concentrata nella ricerca di un’alternativa nel settore food». Sta di fatto che sul sito di Aviam si parla ancora di jatropha e olio combustibile.

La Moncada Energy, italiana con sede a Milano, nel 2014 produceva biofuel coltivando jatropha curcas, oggi assicura di aver abbandonato il Mozambico.

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Il buon seme si salva insieme Teodoro Margarita

Semi di lotta contadina Claudia Fanti

Il lato oscuro della luna etiope Francesco Martone

Lungo la strada che va da est ad ovest, tagliando in due Nampula, il profilo delle colline spoglie dalla forma arrotondata, si staglia contro cieli arancioni e rossi al tramonto. Le distese verdi si perdono oltre l’orizzonte: cajueiro enormi, gli alberi di nocciole; palme da cocco e campi di cipolle, pomodori, fagioli, arachidi, canna da zucchero.

Le donne in fila indiana vanno a cercare acqua al pozzo. O a vendere le loro verdure. Tutte sono contadine. Tutte sono venditrici. L’attaccamento alla savana è una questione esistenziale, dicono. Come se la terra fosse un’estensione del corpo. Di più: come se fosse parte integrante del clan. «Qui abbiamo seppellito i nostri padri e qui vogliamo rimanere», dicono.

Mama Luisa ha ottantadue anni e per tutta la vita ha vissuto indisturbata nelle campagne di Malema. Oggi è costretta a vedersela con la Mozaco, Mozambique Agriculture Corporation, portoghese, nata nel 2013 dalla fusione tra il gruppo Rioforte Investments e João Ferreira dos Santos brasiliano. La capanna di terra e paglia è l’unica rimasta in piedi all’interno dell’area coltivata a soia. La prima persona che vediamo è sua nipote Angelina, che sbuca dalla capanna tenendo in braccio Francisca, sei mesi. I pesticidi industriali spruzzati per via aerea sono pericolosi per la bambina. «Non servono i concimi, la nostra è terra fertile!», dice il leader comunitario che sta cercando di ottenere un indennizzo per mama Luisa.

«Questa zona ai tempi dei portoghesi apparteneva alla Morgado che produceva cotone e tabacco – ci racconta il giurista Assane – Con l’indipendenza, lo Stato mozambicano ha nazionalizzato i terreni e impiantato un’azienda che dava lavoro a 5mila persone. Tra questi c’era pure il marito di mama Luisa, che subito dopo la chiusura dell’azienda nel 1989, ottenne una piccola porzione di terra. Ma oggi la Mozaco non ne riconosce la proprietà».

Arrivando a Intatapila, sempre nella provincia di Nampula, troviamo lanorvegese Green resourcesla più grande azienda di lavorazione del legname di tutta l’Africa orientale. La sua declinazione locale è Lurio Green che coltiva eucalipti. La casa madre possiede 40mila ettari di foreste tra Mozambico, Tanzania e Uganda. Siamo in jeep guidati da suor Rita e scortati da Ermelinda, Albino e Francisco, i leader comunitari di Mecuburi. La comunità è riunita per decidere le prossime mosse.

Le donne siedono in semicerchio poco distanti dagli uomini. Gli ettari coltivati sono 400, ma il progetto è di portarli a 1800, ci spiegano. Eppure la società assicura che la sua mission è quella di alleviare «la povertà nelle aree rurali creando impiego, costruendo scuole, infrastrutture e ospedali». Nulla di tutto questo finora è stato fatto. Poi, in una delle ultime riunioni, quella del 23 agosto scorso, la popolazione di Mecuburi ha accettato un compromesso. «L’azienda andrà avanti con le piantagioni di eucalipti in cambio di un indennizzo – dice suor Rita – : forniture di acqua potabile e costruzione di un ospedale».

Secondo la missionaria e secondo Charles, giornalista locale che lavora con Giustizia e Pace, questa è una gran truffa: «Penso che la comunità ha perso e che nessuno riceverà niente in cambio», dice suor Rita. Lei è per la linea dura: sa che se si cede anche solo di un millimetro, il risultato sarà assai deludente: «Abbiamo assistito allo stesso copione troppe volte – dice –  Promesse, solo promesse. Ma poi non arrivano né lavoro né servizi». Il fenomeno è simile a quello della scomparsa della foresta amazzonica in Brasile.

Le multinazionali stanno distruggendo l’idea stessa di agricoltura familiare, dicono gli attivisti. Presto le monocolture inaridiranno i terreni, e la gente, che vive in modo semplice e ancora molto tradizionale, dovrà adeguarsi ad una agricoltura industriale guidata da altri.

In un solo caso la comunità locale ha vinto contro un’azienda: è quella di Matharia, zona di Ribaue in un Mozambico ancora più povero. «Quando abbiamo capito che questa terra ci apparteneva di diritto abbiamo combattuto fino alla fine contro la Matharia Empreendimentos per riavere indietro i nostri campi», ci racconta con un certo orgoglio il leader, Viktor. «Adesso le terre dall’altra parte del fiume sono di nuovo nostre». Si tratta di un’azienda mozambicana pura, senza capitali stranieri. Il giornalista Jeremias Vunjanhe spiega che il programma ProSavana ha cercato di finanziarla per trasformare le coltivazioni della Matharia in piantagioni industriali. Ma il processo fortunatamente ora è fermo.

Quello che sappiamo per certo è che se il modello fazenda prenderà piede e gli ettari diventeranno centinaia di migliaia, agli agricoltori più giovani non rimarrà che andarsene. E in effetti molti valutano l’opzione di espatriare. In Sudafrica, in Tanzania, in Brasile. Ma sempre più spesso anche in Europa e in America.

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12 Ottobre 2017

Brescia, Museo Santa Giulia   7/10/2017 – 14/1/2018  A LIFE: LAWRENCE FERLINGHETTI Beat Generation, ribellione, poesia

Filed under: General — alfredo simone @ 11:20

Il poeta della Beat Generation si svela nella “sua” Brescia

 

 

Una retrospettiva della mia vita è un modo straordinario di dare un qualche senso ai miei 98 anni sulla terra.  Spero che la mia pittura e poesia, prese assieme, brillino attraverso gli anni del vivere e del morire, come una lucciola in un cielo sempre più buio.

Lawrence Ferlinghetti

Brescia, in Italia, è conosciuta per la bellezza, lo splendore e la durezza del suo acciaio; è anche il luogo in cui è nato il padre di Lawrence Ferlinghetti. L’opera di Ferlinghetti possiede tutte queste qualità; la sua poesia ti fa ridere e poi ti colpisce con la forza della verità, mettendoti in guardia sulla follia dei tempi moderni. Il retaggio italiano è molto importante per lui, come lo è per me. Infatti ha inventato un nuovo verbo italiano, “fluxare”.  Lo considero un eroe letterario e un amico.

Francis Ford Coppola

 

A Life: Lawrence Ferlinghetti. Beat Generation, ribellione, poesia” (Brescia. Museo di Santa Giulia, dal 7 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018) mette in luce l’importanza della figura di Lawrence Ferlinghetti, poeta, pittore, editore e agitatore culturale americano di origini bresciane, nel panorama letterario degli anni Cinquanta e Sessanta, ed in particolare all’interno del movimento della Beat Generation.

Ferlinghetti – afferma il Direttore di Brescia Musei Luigi Di Corato – oltre ad essere autore di una delle raccolte di poesia più vendute al mondo “A Coney Island of the Mind” (1958), ha avuto un ruolo determinante nella diffusione dell’opera degli scrittori della Beat Generation, tramite la libreria e casa editrice City Lights Bookstore, da lui fondata nel 1953 assieme a Peter D. Martin. Ripercorrere la carriera di Ferlinghetti, come fa questa mostra bresciana, dà modo di rendere omaggio all’intero movimento letterario, aprendo lo sguardo non solo sull’opera dei singoli autori ma più in generale sul fenomeno Beat, che da New York a San Francisco, dalla costa est alla costa ovest, ha animato il panorama culturale underground americano degli anni Cinquanta e Sessanta”.

 

Il percorso espositivo vuole inoltre raccontare come questa corrente letteraria abbia avuto un particolare seguito in Italia grazie alla traduttrice e critica letteraria Fernanda Pivano, che per prima ha tradotto e fatto pubblicare l’opera di autori come Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroughs, Gregory Corso, Charles Bukowski e lo stesso Ferlinghetti di cui è stata sostenitrice e amica”.

La visita in Italia di alcuni di questi autori – ad esempio Kerouac partecipa a diverse conferenze e rilascia un’intervista alla RAI nel 1966 e Ginsberg prende parte al Festival dei due Mondi di Spoleto nel 1967 – contribuisce inoltre al fatto che il movimento Beat diventi nel paese un fenomeno culturale, musicale e di costume. La mostra diventa quindi l’occasione per ripercorrere la storia di quegli anni e ricrearne l’atmosfera attraverso materiali a stampa, fotografie e registrazioni video. Molti dei libri e documenti in mostra, oltre a una serie di fotografie scattate ai Beat da Ettore Sottsass, provengono proprio dallo sterminato archivio di Fernanda Pivano, oggi curato dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e dalla Fondazione Corriere della Sera.

Oltre ai bellissimi scatti di Sottsass, alcuni dei quali inediti, sono presentate in mostra fotografie di Robert Capa, Aldo Durazzi, Larry Keenan, Allen Ginsberg, Christopher Felver e Fred Lyon.

In mostra viene documentata anche la carriera artistica di Ferlinghetti che inizia a disegnare e dipingere nell’immediato dopo guerra mentre si trova a Parigi, per conseguire un dottorato alla Sorbona. Qui frequenta nel tempo libero gli atelieres livres per esercitasi nel disegno dal vero, così scoprendo la propria vocazione per le arti figurative.

In Santa Giulia viene esposto il prezioso olio su tela Deux del 1950, prima opera dipinta da Ferlinghetti, oltre a un’ampia selezione di disegni realizzati tra gli anni Cinquanta e Duemila, mai esposti in Italia prima d’ora. Tele di grandi dimensioni, provenienti direttamente dalla collezione dell’artista, vanno ad arricchire le sezioni della mostra, testimoniando come Ferlinghetti sia stato sempre ispirato dalle proprie esperienze di vita, dagli avventurosi viaggi in giro per il globo alla costante ricerca delle proprie origini.

Le ultime sale della mostra in Santa Giulia vengono riservate al rapporto di Ferlinghetti con l’Italia. Il poeta scopre di avere origini italiane solo a vent’anni quando richiede il proprio certificato di nascita per arruolarsi volontario nella Marina degli Stati Uniti, scelta che determinerà poi la sua partecipazione allo Sbarco in Normandia. In quell’occasione Ferlinghetti realizza che il padre Carlo Leopoldo, morto prima della sua nascita, aveva anglicizzato il proprio cognome in Ferling. Solo nel 1955 il poeta deciderà di prendere ufficialmente il proprio cognome italiano e di firmare con quello tutta la sua opera letteraria e artistica.

Da questo momento in poi Ferlinghetti intraprenderà una lunga e tortuosa ricerca per risalire alla città di nascita del padre, Brescia, riuscendo ad individuare nel 2005 la casa da dove era partito per emigrare giovanissimo negli Stati Uniti.

Notiziario dal e sul carcere di Ristretti.it – 12 ottobre 2017

Filed under: General — alfredo simone @ 10:53

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Notiziario di giovedì 12 ottobre 2017 in formato HTML o in formato TXT

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CARCERI

1. Un po’ di affetto in più può solo far diventare migliori le persone Ristretti Orizzonti, 12 ottobre 2017 Famigliari di detenuti scrivono alla Commissione per la riforma penitenziaria. All’attenzione della Commissione per la Riforma penitenziaria …

2. Credito d’imposta per le imprese che assumono lavoratori detenuti di Alessandro Borghese e Mauro Muraca lalentesulfisco.it, 12 ottobre 2017 Domanda da presentare entro il prossimo 31.10.2017. Il Decreto interministeriale del 24 luglio …

3. Servizio Civile: 48 giovani impegnati da oggi negli Uepe di Teresa Valiani Redattore Sociale, 12 ottobre 2017 Parte oggi l’esperienza che accompagnerà per 12 mesi i ragazzi che hanno scelto di collaborare con gli operatori degli uffici per …

4. Testimoni di Geova in prima linea nella riabilitazione dei detenuti di Matteo Luca Andriola Il Dubbio, 12 ottobre 2017 Oltre 700 detenuti assistiti da 453 ministri di culto. È stata la prima organizzazione cristiana non cattolica a ottenere il …

POLITICA

5. Il guinzaglio del Csm ai pm scomodi: tutto il potere ai capi di Antonella Mascali Il Fatto Quotidiano, 12 ottobre 2017 Circolare Csm. La bozza dà ai procuratori la potestà di sottrarre le indagini ai pm, senza motivazioni. E l’ultima parola sugli …

6. Abuso d’ufficio, così si espropria la politica. Il reato azzoppa gli amministratori locali di Errico Novi Il Dubbio, 12 ottobre 2017 Un grimaldello utile ad accertare altri reati dei politici locali? O piuttosto il virus che paralizza la politica? L’abuso …

7. Sulle intercettazioni vincono le toghe attente al “riserbo” di Errico Novi Il Dubbio, 12 ottobre 2017 Ieri nuovi incontri sul decreto tra ministro, penalisti e anm. Il decreto c’è. Non si vede, o almeno il ministero della Giustizia farà di tutto perché …

GIURISPRUDENZA

8. Non è abuso d’ufficio se l’agente “perdona” l’infrazione di Maurizio Caprino Il Sole 24 Ore, 12 ottobre 2017 Corte di cassazione, sentenza 11 ottobre 2017, n. 46788. Non c’è abuso d’ufficio quando le forze dell’ordine fermano un veicolo in …

9. Niente arresti domiciliari per il medico accusato di corruzione di Silvia Marzialetti Il Sole 24 Ore, 12 ottobre 2017 È illegittima la misura degli arresti domiciliari disposta nei confronti del direttore di una struttura oncologica accusato di corruzione …

10. Riciclaggio per chi porta all’estero ciclomotori di provenienza illecita di Francesco Machina Grifeo Il Sole 24 Ore, 12 ottobre 2017 Tribunale di Genova – Sezione 1 – Sentenza 1 luglio 2017 n. 2773. Integra il reato di riciclaggio – nel caso …

TERRITORIO

11. Bologna: suicidio in questura, telecamere ancora ko di Giuseppe Baldessarro La Repubblica, 12 ottobre 2017 Dopo la morte di Oumar Ly Cheikou, anche il Garante per i detenuti conferma che il sistema non è funzionante. Sono ancora fuori uso le …

12. Salerno: le Rems non decollano, la procura “la soluzione è il carcere” di Viviana De Vita Il Mattino, 12 ottobre 2017 Malati di mente violenti e pericolosi per i quali è stata già firmata dal gip del tribunale di Salerno un’ordinanza di misura di sicurezza …

13. Salerno: lega un lenzuolo alle sbarre e tenta di impiccarsi in cella di Angela Trocini Il Mattino, 12 ottobre 2017 Ha tentato di impiccarsi legando un lenzuolo alle inferriate dopo essersi chiuso in bagno. Solo il tempestivo intervento degli agenti della …

14. Fossano (Cn): progetto “Manuattenzioni”; detenuti “liberi di lavorare” per il bene di tutti di Federico Carle Avvenire, 12 ottobre 2017 Un cantiere “dal basso” che coinvolge anche la comunità. Tra i promotori principali ci sono salesiani e Comune …

15. Lamezia: Provveditorato sfumato, la politica si impegni per riavere la struttura carceraria lametino.it, 12 ottobre 2017 “A volte il silenzio è l’unico modo per tutelarsi e al tempo stesso dimostrare la propria estraneità e divergenza rispetto a politiche …

16. Roma: “eWriting”, l’arte dello scrivere corre sul web e unisce 4 carceri di Teresa Valiani Redattore Sociale, 12 ottobre 2017 Parte da Roma per raggiungere istituti di tutta Italia il primo laboratorio di scrittura creativa in e-learning organizzato in …

17. Catanzaro: una squadra di detenuti prenderà parte al torneo Amatori Figc catanzaroinforma.it, 12 ottobre 2017 Protocollo d’intesa siglato dalla direttrice della Casa Circondariale Angela Paravati e dal presidente del Comitato Regionale Calabria …

LIBRI

18. “Reclusi. Il carcere raccontato alle donne e agli uomini liberi”, di N. Gratteri e A. Nicaso nuovatlantide.org, 12 ottobre 2017 Pubblichiamo la prefazione del libro “Reclusi. Il carcere raccontato alle donne e agli uomini liberi” (Carocci Editore) nel quale …

AFFARI SOCIALI

19. Il risentimento che ci riguarda e l’invenzione del “gentismo” di Giuliano Santoro Il Manifesto, 12 ottobre 2017 “La Gente”, un denso volume del giornalista Leonardo Bianchi per minimum fax. Da oggi in libreria e il 21 a Genova per Book Pride. La rete …

20. Migranti. Il Consiglio d’Europa: “L’Italia chiarisca accordo con la Libia” di Alberto D’Argenio La Repubblica, 12 ottobre 2017 Minniti: “Mai fatto respingimenti”. Da Strasburgo il 28 settembre il commissario dei Diritti umani, Nils Muiznieks, ha scritto al …

21. Migranti. Ergastolo al somalo che torturò i profughi nel campo libico di Franco Vanni La Repubblica, 12 ottobre 2017 Osman Matammud non dovrà più passare nemmeno un giorno da uomo libero sul territorio italiano. Lo ha deciso la Corte d’assise …

22. In rete a caccia dei trafficanti delle nuove droghe chimiche: fermarli è quasi impossibile di Gabriele Martini La Stampa, 12 ottobre 2017 L’ufficio è anonimo, le pareti spoglie. Dentro la cornice da tavolo appoggiata sulla scrivania non c’è la fotografia …

ESTERI

23. Brasile. Il presidente Temer vuole revocare l’asilo a Battisti, attesa per l’estradizione La Repubblica, 12 ottobre 2017 La difesa di Battisti afferma che “non è possibile” rivedere la protezione concessa da Lula. Sospeso anche il permesso di soggiorno …

24. Libano. Taglie milionarie su due leader di Hezbollah, svolta Usa contro il “Partito di Dio” di Giordano Stabile La Stampa, 12 ottobre 2017 Gli Stati Uniti hanno messo taglie milionarie su due leader di spicco di Hezbollah, il Partito di Dio libanese legato …

25. Messico. Rivolte e scontri nel carcere di Cadereyta, morti 16 detenuti Associated Press, 12 ottobre 2017 Le guardie della struttura di Cadereyta sono dovute intervenire in seguito a violenti scontri scoppiati tra gang rivali. Almeno 16 detenuti sono …

APPUNTAMENTI

– Convegno: “Accogliere è sicuro? Analisi e proposte per una Giustizia di Comunità” – pdf (Trento, 12 ottobre 2017)

– Nell’ambito di “CartaCarbone” festival letterario: incontro “Per qualche metro e un po’ d’amore in più” – pdf (Treviso, 14 ottobre 2017)

– Primo incontro in Toscana di scrittrici e scrittori delle carceri: “Vagabondi delle stelle” – pdf (Firenze, 14 ottobre 2017)

– Convegno Unione delle Camere Penali: “I diritti umani come nuovo Codice dell’Umanità” – pdf (Pistoia, 20 ottobre 2017)

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11 Ottobre 2017

Notiziario dal e sul carcere di Ristretti.it – 11 ottobre 2017

Filed under: General — alfredo simone @ 15:09

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Notiziario di mercoledì 11 ottobre 2017 in formato HTML o in formato TXT

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CARCERI

1. Un po’ di affetto in più può solo far diventare migliori le persone Ristretti Orizzonti, 11 ottobre 2017 Famigliari di detenuti scrivono alla Commissione per la riforma penitenziaria. All’attenzione della Commissione per la Riforma …

POLITICA

2. Due idee inconciliabili di giustizia di Piero Sansonetti Il Dubbio, 11 ottobre 2017 Ieri il Presidente della Repubblica, da tutti considerato giurista e intellettuale prudente e moderato, ha scagliato alcune frecce acuminate contro …

3. Non abbiamo diritti ma doveri. Uno su tutti: confessare le nostre colpe di Diego Gabutti Italia Oggi, 11 ottobre 2017 Meglio (molto meglio) se prima ancora che ci vengano contestate. Un imputato onesto, ha dichiarato Piercamillo …

4. La parola ai giudici di Maurizio Crippa Il Foglio, 11 ottobre 2017 Nessuno vuole zittire i magistrati. Ma per il circo mediatico-giudiziario esistono le leggi. Anche europee. La differenza tra un abito di scena, …

GIURISPRUDENZA

5. Tenuità del fatto: senza richiesta del Pm archiviazione del Gip nulla di Patrizia Maciocchi Il Sole 24 Ore, 11 ottobre 2017 Corte di Cassazione – Sezione II – Sentenza 4 ottobre 2017 n. 45630. Il giudice per le indagini preliminari non …

6. Beni culturali, per il sequestro l’opera va valutata nel suo complesso di Andrea Alberto Moramarco Il Sole 24 Ore, 11 ottobre 2017 Corte di cassazione – Sezione III penale – Sentenza 10 ottobre 2017 n. 46479. Quando plurimi interventi …

7. Collegarsi a Sky senza card costa caro: è accesso abusivo punito con il carcere di Giampaolo Piagnerelli Il Sole 24 Ore, 11 ottobre 2017 Corte di cassazione – Sezione III penale – Sentenza 10 ottobre2017 n. 46443. Collegarsi alla piattaforma …

8. Società, il reato di impedito controllo commesso dagli amministratori in danno ai soci Il Sole 24 Ore, 11 ottobre 2017 Società di capitali – Amministratori – Reato di impedito controllo (articolo 2625 c.c.) – Danno ai soci – Infedeltà patrimoniale …

TERRITORIO

9. Emilia Romagna: Foti (Fdi-An) “carceri sovraffollate e con pochi agenti” di Andrea Perini cronacabianca.eu, 11 ottobre 2017 Otto delle dieci Case circondariali della regione sforano la capienza, mentre la pianta organica della penitenziaria è …

10. Cagliari: “porto il car sharing nel carcere di Uta”, l’idea del sindaco metropolitano di Massimo Ledda L’Unione Sarda, 11 ottobre 2017 Una distesa di pale eoliche in mezzo alle sterpaglie e sullo sfondo il profilo dei capannoni industriali di Macchiareddu …

11. Agrigento: i Radicali Italiani in visita al carcere “reparto maschile? muri sporchi e muffa” agrigentonotizie.it, 11 ottobre 2017 La visita nel carcere dell’antica Girgenti, si è conclusa nel primo di ieri con la promessa del direttore e del Commissario …

12. Ascoli: riparte il laboratorio di scrittura espressiva al carcere del Marino picenotime.it, 11 ottobre 2017 Dopo la pausa estiva e l’organizzazione fra le sbarre del concerto gratuito di Antonio Sorgentone voluto dagli stessi esecutori del progetto …

13. Bologna: “Cinevasioni” premia Carlo Delle Piane di Piero Di Domenico Corriere di Bologna, 11 ottobre 2017 Oggi al carcere della Dozza il protagonista di 70 anni di cinema. Se l’anno scorso era toccato a una divina del cinema come Claudia …

14. Treviso: sabato la presentazione del libro “Per qualche metro e un po’ d’amore in più” Ristretti Orizzonti, 11 ottobre 2017 Sabato 14 ottobre, presso la Libreria IBS di Treviso, alle ore 19:30, nell’ambito di CartaCarbone festival letterario, si svolgerà …

15. Brescia: il nuovo Vescovo domenica 22 ottobre farà visita ai detenuti di Giuseppe Spatola Brescia Oggi, 11 ottobre 2017 Dal pulpito del Duomo lo ha ribadito con fermezza e determinazione, indicando la strada del suo mandato: “La missione ecclesiale …

AFFARI SOCIALI

16. Migranti. Ius soli, mille adesioni allo sciopero della fame di Eleonora Martini Il Manifesto, 11 ottobre 2017 Il ministro Minniti ribadisce il sì alla legge: “Principio che va oltre la maggioranza”. Dopo i 900 insegnanti italiani che hanno digiunato …

17. Migranti. Ius soli, l’allarme infondato sulla sanatoria per “un milione” di adulti di Vincenzo R. Spagnolo Avvenire, 11 ottobre 2017 Negli ultimi giorni c’è un’argomentazione ricorrente, icastica in apparenza quanto esagerata alla verifica dei fatti, fra quelle …

18. Migranti. “Diritto a una vita dignitosa”: 200 braccianti occupano la cattedrale di Foggia di Gianmario Leone Il Manifesto, 11 ottobre 2017 Sono i lavoratori stagionali che vivevano nel famoso “Gran Ghetto” e vivono ora accampati in tende o capanni di …

ESTERI

19. Pena di morte. 105 gli Stati che l’hanno abolita, i poveri sono i più colpiti Redattore Sociale, 11 ottobre 2017 In occasione della XV Giornata mondiale contro la pena di morte, Amnesty International ha chiesto alla minoranza di stati che ancora ricorrono …

20. Pena di morte. Nessuno tocchi Caino: giornata mondiale contro l’Iran di Sergio D’Elia* e Elisabetta Zamparutti** Il Dubbio, 11 ottobre 2017 Il 10 ottobre ricorre la giornata mondiale contro la pena di morte e Nessuno tocchi Caino la dedica all’Iran, il Paese …

21. Amnesty International alla Germania: rilasciate subito Fabio Vettorel di Damiano Aliprandi Il Dubbio, 11 ottobre 2017 Il 18enne italiano è detenuto in attesa di giudizio per aver preso parte al G20 di Amburgo. Nella denuncia si ricorda che le autorità giudiziarie …

22. Libia. Chi controlla i centri di detenzione degli immigrati? di Damiano Aliprandi Il Dubbio, 11 ottobre 2017 Nelle 29 strutture ci sono circa seimila persone, in tutto il paese sono 42.834 i rifugiati registrati. La sconfitta della milizia libica che …

23. Gran Bretagna. Immigrati torturati nei paesi d’origine e ora detenuti ingiustamente di Enrico Franceschini La Repubblica, 11 ottobre 2017 Nei loro Paesi vittime di torture e abusi, da parte di trafficanti, terroristi e forze non governative. Arrivati nel Regno …

24. Myanmar. Aung Suu Ky prigioniera dei generali di Antonio Armellini Corriere della Sera, 11 ottobre 2017 Nulla può spiegare al resto del mondo la mancata condanna della repressione selvaggia della minoranza Rohingya. Le cose però sono più …

25. Cecenia. Zara Mourtazalieva, 8 anni di carcere per terrorismo mai commesso estense.com, 11 ottobre 2017 “È successo 14 anni fa. Prima del mio arresto non mi interessavo di politica. Avevo 20 anni. Durante la prima guerra civile in Cecenia ne avevo 5 o …

APPUNTAMENTI

– Nell’ambito di “CartaCarbone” festival letterario: incontro “Per qualche metro e un po’ d’amore in più” – pdf (Treviso, 14 ottobre 2017)

– Primo incontro in Toscana di scrittrici e scrittori delle carceri: “Vagabondi delle stelle” – pdf (Firenze, 14 ottobre 2017)

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10 Ottobre 2017

Costa Gavras, il regista di “Z L’orgia del potere” (1969), torna a parlare di Grecia con un film basato su “Adults in the Room”, il libro di Yanis Varoufakis

Filed under: General — alfredo simone @ 23:02
Yanis Varoufakis: “Costa Gavras, le cui pellicole hanno plasmato la coscienza della lotta internazionalista per la democrazia in tutto il mondo, ha annunciato con questo comunicato la sua intenzione di trarne un film nel contesto del lancio dell’edizione greca del mio “Adults in the Room” (Adulti nella Sala). Inutile dire che sono cielo e profondamente grato”. 
Adulti nella Sala si riferisce, evidentemente, agli adulti nella sala del potere, i tecnocrati dell’Eurogruppo e i politici (Merkel, Lagarde etc.) che li manovrano.

Ogni volta che c’è una crisi in un paese si ha un’ala estrema che arriva proponendo soluzioni. Il modo per combatterli è quello di fare un sacco di lavoro, insegnando alle persone che ogni volta che questi sistemi fascisti hanno preso il potere hanno finito con grandi tragedie, un sacco di sangue, un sacco di polizia, e un sacco di miseria.

“Quando la crisi è iniziata, la tragedia che il popolo greco sta ancora vivendo, ho cominciato a raccogliere materiale e informazioni nel tentativo di dare un senso alle ragioni e alle persone:-pubblicazioni, filmati tradizione orale. Tuttavia, ciò che mi mancavaera quanto accadeva dietro le porte chiuse, dove i rappresentanti dell’Unione europea e il popolo greco si sono incontrati.
Il 16 luglio 2015, subito dopo le sue dimissioni, ho inviato un messaggio di testo a Yanis Varoufakis, che non conoscevo personalmente. In quel messaggio ho scritto: “Leggendo la tua intervista nel New Statesman, credo di aver trovato quello che ho cercato per lungo tempo: il soggetto per un film, una fictio, su un’Europa governata da un gruppo di persone ciniche scollegato dagli esseri umani , dalle preoccupazioni politiche e culturali, ossessionato dai numeri e solo loro.
Presto, definiti gli accordi, Michéle, mia moglie, e io  abbiamo fatto visita a Yanis e Danae in Grecia, poche settimane dopo. Nel frattempo ho letto due dei suoi libri, il Global Minotauro (Londra: Zed Books, 2011, 2015) e il manoscritto di un libro che stava completando in quel momento intitolato ” E i deboli soffrono quello che devono?” (Londra: The Bodley Head, 2016). Sono rimasto colpito dalla qualità e originalità del loro contenuto, così come dalla prosa.
Quando ci siamo incontrati abbiamo avuto lunghe conversazioni, nel contesto di cui mi ha fatto sapere che stava per iniziare a scrivere il proprio rendiconto del suo mandato come ministro delle finanze della Grecia, un racconto di un outsider in politica, dei negoziati in Eurogruppo, questo  illegittimo ma ultra potente corpo dell’UE. Ho chiesto di leggere il manoscritto. Ha accettato e ha iniziato a inviarmelo,capitolo per capitolo, come il libro è stato scritto.

Subito mi convinsi della serietà del testo e dell’accuratezza della descrizione del comportamento di ciascuno dei protagonisti della tragedia.

Leggendo mi ha rattristato, e mi sono ritrovato spesso adirato, anzi indignato, dalla violenza e dall’indifferenza dei membri dell’Eurogruppo, in particolare dal lato tedesco, al dramma e alla situazione insostenibile in cui vivevano e vivono i popoli greci.
Ho deciso di fare un film da questa tragedia. Yanis Varoufakis mi ha dato i diritti per il suo libro e la libertà assoluta di adattarlo.
Costa Gavras

Il regista Costa Gavras, greco naturalizzato francese, ha girato numerosi film di grande successo. Il più famoso, forse, è “Z L’orgia del potere” – del 1969, in piena dittatura dei colonnelli fascisti in Grecia – premiato lo stesso anno a  Cannes (Premio della giuria) e quello successivo con l’Oscar per il miglior film straniero. Tra gli altri riconoscimenti, il Premio Louis-Delluc: L’Amerikano (1973), la Palma d’oro a Cannes nel 1982 per Missing, e l’Orso d’oro, per Music Box (Berlino, 1990). Il film di Gavras è tratto da una delle opere più famose di Vassily Vassilikos,  il romanzo Z (1967), poi tradotto in 32 lingue.

Notiziario dal e sul carcere di Ristretti.it – 10 ottobre 2017

Filed under: General — alfredo simone @ 19:22

CARCERI
1. Radicali Italiani. Viaggio nelle carceri per mostrare i danni del proibizionismo di Eleonora Martini Il Manifesto, 10 ottobre 2017 Un esercito di 110 militanti sguinzagliati in 35 istituti penitenziari da ieri fino al 20 ottobre. Da ieri c’è un esercito …

 

2. Tubercolosi in carcere, il 50% degli stranieri è positivo al test Redattore Sociale, 10 ottobre 2017 Il test alla tubercolina indica un pregresso contatto con il bacillo tubercolare. Queste persone non presentano una malattia attiva, ma sono …

 

POLITICA
3. Mattarella: “La toga non è un abito di scena ma segno d’imparzialità” di Franco Stefanoni Corriere della Sera, 10 ottobre 2017 “Non si tratta di un simbolo ridondante” ma rappresenta “il senso della funzione” e “viene indossata per rivestire il …

 

4. Legittima difesa: boom di richieste per il porto d’armi di Cristiana Mangani Il Messaggero, 10 ottobre 2017 Quante armi esistono in Italia? È una domanda alla quale difficilmente si può rispondere con precisione, perché non c’è un database complessivo. …

 

5. La Cassazione sul caso-Cucchi: intempestivi e inadeguati gli interventi dei medici Il Sole 24 Ore, 10 ottobre 2017 Il percorso che ha portato i giudici d’appello ad assolvere i sanitari accusati dell’omicidio colposo di Stefano Cucchi, non si confronta …

 

GIURISPRUDENZA
6. Archiviazione per particolare tenuità non ricorribile di Francesco Machina Grifeo Il Sole 24 Ore, 10 ottobre 2017 Corte di cassazione – Sezione III penale – Sentenza 9 ottobre 2017 n. 46379. Il provvedimento di archiviazione per particolare tenuità …

 

7. Sentenze non luogo a procedere: ricorso in Cassazione se emesse prima della riforma dei Codici di Patrizia Maciocchi Il Sole 24 Ore, 10 ottobre 2017 Corte di cassazione – Sezione V – Sentenza ottobre 2017 n. 46430. Le sentenze di non luogo a …

 

8. Amministratore responsabile dei danni causati dall’impresa di Giulio Benedetti Il Sole 24 Ore, 10 ottobre 2017 Corte di cassazione – Sentenza 43500/2017. Il condominio vive di appalti con i quali fa assumere agli imprenditori, con l’organizzazione …

 

9. Intangibilità decisioni della suprema corte e ricorso straordinario ex articolo 625-bis del Cpp Il Sole 24 Ore, 10 ottobre 2017 Ricorso straordinario per errore materiale o di fatto – Articolo 625-bis c.p.p.- Errore di fatto – Errore di percezione …

 

TERRITORIO
10. Marche: torna l’allarme sovraffollamento, le carceri diventano un caso di Stefano Pagliarini anconatoday.it, 10 ottobre 2017 Nel prossimo fine settimana i Radicali Italiani visiteranno 3 carceri delle Marche insieme a consiglieri comunali e istituzioni …

 

11. Abruzzo: i Radicali “la legge sul Garante non garantisce i diritti dei detenuti” di Massimo Ascolto L’Opinione, 10 ottobre 2017 La candidatura di Rita Bernardini all’incarico di Garante dei detenuti nella Regione Abruzzo fu avanzata da Marco Pannella …

 

12. Trento: ieri i primi passi della Garante dei detenuti di Andrea Tumiotto La Voce del Trentino, 10 ottobre 2017 La nuova Garante provinciale dei diritti dei detenuti, Antonia Menghini, ha iniziato ieri il proprio lavoro, raggiungendo palazzo Trentini …

 

13. Salerno: “nelle Rems non c’è posto”; malati e pericolosi, ma restano liberi di Clemy De Maio La Città, 10 ottobre 2017 Da venti giorni il giudice ha ordinato il ricovero dì due persone, ma le residenze per le misure di sicurezza non hanno posti. Per i …

 

14. Volterra (Pi): detenuti agricoltori, i prodotti dell’orto finiranno sulle tavole La Nazione, 10 ottobre 2017 Accordo tra Comune e Casa di reclusione per dare il via al progetto. È realtà il protocollo d’intesa per la realizzazione del progetto “Orto urbano …

 

15. Larino (Cb): i detenuti diventano pizzaioli, il carcere rieduca e dà una nuova chance quotidianomolise.com, 10 ottobre 2017 Il carcere come nuovo inizio, come luogo dove accantonare vita ed esperienze che li hanno portati a ritrovarsi lì per scontare …

 

16. Nuoro: i libri tattili dei detenuti abbattono tutte le barriere di Luciano Piras La Nuova Sardegna, 10 ottobre 2017 Al carcere di Badu e Carros la menzione speciale del concorso “Tocca a te”. “Così si apre un ponte di dialogo e di inclusione tra l’istituto …

 

17. Aversa (Ce): al via un progetto per i figli dei reclusi di Mena Grimaldi anteprima24.it, 10 ottobre 2017 Giochi, dolci e animazione durante i colloqui tra genitori reclusi e figli. È questo in sintesi l’innovativo progetto che tra pochi giorni verrà …

 

18. Novara: inaugurata al carcere la nuova area giochi dedicata ai figli dei detenuti di Paolo Migliavacca La Stampa, 10 ottobre 2017 Inaugurato questa mattina (lunedì) la nuova area giochi all’interno del carcere di via Sforzesca, a disposizione dei figli …

 

19. Busto Arsizio: una Via Crucis dipinta per il carcere, “un segno di speranza” di Luca Girardi La Provincia di Varese, 10 ottobre 2017 “C’è bisogno di un segno di speranza”: così l’artista Angelo De Natale ha spiegato il significato della Via Crucis da lui …

 

LIBRI
20. “L’assedio. Troppi nemici per Giovanni Falcone”. Un eroe, ma da morto di Simone Innocenti Corriere Fiorentino, 10 ottobre 2017 Giovanni Bianconi oggi alla Feltrinelli parla del suo libro sul magistrato. “Era un problema per lo Stato”. Lo cova dal 1987 …

 

AFFARI SOCIALI
21. Migranti. Profugo e disabile, muore a Bolzano. Gli era stata rifiutata l’assistenza di Marco Angelucci Corriere della Sera, 10 ottobre 2017 La vittima aveva appena 13 anni, con la famiglia scappata dal Kurdistan era costretto a vivere in un parco …

 

22. Migranti. Frontiera tunisina, è flop sicurezza, ex detenuti in marcia verso l’Europa di Cristiana Mangani Il Mattino, 10 ottobre 2017 Detenuti in libertà e foreign fighters che tentano di raggiungere l’Europa passando dalle coste italiane. Due fronti …

 

23. Affonda barca di migranti. Lo scafista: “Incidente strano” di Francesco Battistini Corriere della Sera, 10 ottobre 2017 Nella notte tra domenica e lunedì l’imbarcazione con a bordo 70 persone è stata speronata da un guardacoste, Decine di dispersi. …

 

24. “Trafficanti e crisi economica durissima: ecco perché si è riaperta la rotta tunisina” di Fabio Albanese La Stampa, 10 ottobre 2017 Falvio Di Giacomo dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni racconta cosa c’è dietro l’ultima strage nel …

 

ESTERI
25. Tunisia. Torturato 26 anni fa ma le indagini sono ancora in corso di Riccardo Noury Corriere della Sera, 10 ottobre 2017 Dalla Tunisia arriva un tragico esempio di come sia difficile ottenere giustizia per le violazioni dei diritti umani del passato. Nel …

 

26. Turchia. Amnesty: “chiesti 16 anni di carcere per i nostri attivisti, accusa senza prove” agensir.it, 10 ottobre 2017 “Un’accusa oltraggiosa che non si basa su alcuna nuova prova e che invece ripropone accuse assurde di terrorismo nei confronti di …

 

27. Afghanistan. Così la Cia torturava i detenuti nel carcere di Kabul Agi, 10 ottobre 2017 Privazione del sonno, temperature rigide e altre torture per i sospetti terroristi. Fino alla morte. Un servizio del Guardian. Alle dieci del mattino del 20 novembre …

 

28. Nigeria. Primo maxi-processo contro militanti Boko Haram, 1.670 imputati Ansa, 10 ottobre 2017 In Nigeria si sono svolti i preparativi per avviare, oggi, un maxi-processo a porte chiuse contro 1.670 imputati detenuti con l’accusa di legami con …

DOCUMENTI
– Comunicato Acat: “Giornata mondiale contro la pena di morte. I poveri sono più soggetti alla pena capitale” (pdf)
– Comunicato Garante detenuti Bologna: “Nei giorni scorsi effettuato sopralluogo nelle camere di sicurezza della questura” (pdf)
APPUNTAMENTI
– Presentazione libri: “Angelo SenzaDio” e “La stretta di mano e il cioccolatino” – pdf (Riva presso Chieri-TO, 21 ottobre 2017)
– Corso di formazione: “Trauma, salute e migrazione: esperienze e vissuti dei rifugiati e dei richiedenti asilo” – pdf (Padova, 27 ottobre 2017)

Questo notiziario è registrato al Registro Stampa del Tribunale di Padova (n° 1964 del 22 agosto 2005)
e al Registro Nazionale degli Operatori della Comunicazione (n° 12772 del 10 dicembre 2005).
Ha ottenuto il Marchio di Certificazione dell’Osservatorio A.B.C.O. dei Beni Culturali

Un’introduzione animata al “Libro più misterioso del mondo,” il manoscritto di Voynich del 15° secolo

Filed under: General — alfredo simone @ 17:49

Consiste di 240 pagine piene di scrittura e illustrazioni. La datazione al carbonio lo colloca intorno all’anno 1420. Gli studiosi hanno speso migliaia e migliaia di ore a studiarlo. Ma il cosiddetto Manoscritto Voynich ha una caratteristica notevole rispetto a qualsiasi altro: nessuno capisce una parola di esso. Il mese scorso, Josh Jones ha scritto su questo singolarmente strano artefatto testuale qui presso Open Culture, tra cui una versione digitalizzata presso l’archivio di Internet che è possibile sfogliare e leggere voi stessi — o quasi “leggere”, dato che la lingua del testo, se di questo si tratta, rimane non identificata. Ma prima di farlo, si potrebbe voler guardare la breve introduzione di TED-Ed al manoscritto Voynich sopra.

La voce narrante del video descrive le pagine di “piante reali e immaginarie, castelli, donne, diagrammi di astrologia, anelli dello zodiaco e soli e lune con facce che accompagnano il testo,” lettura tratta da un saggio di Stephen Baxstudioso del manoscritto Voynich e professore di lingue moderne e linguistica presso la Open University.

Alcune delle figure femminili della sezione biologica, pagina 81. (Wikipedia)

“I crittografi dicono che la scrittura ha tutte le caratteristiche di un vero linguaggio, ma  uno che nessuno ha mai visto prima.”Interamente ottimamente decorato con un effetto pergamena, il manoscritto presenta il lavoro di quello che sembrano non meno di tre mani: due che lo hanno scritto e quella che ha fatto i disegni.

Incuriosito? O forse hai già una vaga idea di una nuova teoria per spiegare la provenienza di questo bizzarro, apparentemente enciclopedico volume, da aggiungere alle molte che sono venute prima: alcuni credono che l’autore del manoscritto o gli autori abbiano scritto in codice, altri che “il documento è una bufala, scritto con parole senza senso per fare i soldi ai danni di un acquirente credulone “da un “truffatore medievale”o dallo stesso Voynich, e alcuni che pensano ad un tentativo “di creare un alfabeto per una lingua parlata, ma non ancora scritta.” Secondo altri, l’avrebbe scritto il filosofo del XIII secolo Ruggero Bacone . O forse il mistico elisabettiano John DeeO forse streghe italiane, o alieni. 

Basta uno sguardo e Il manoscritto di Voynich pone domande che potrebbero prendere un’eternità per rispondere — come qualsiasi grande opera della letteratura dovrebbe.

Vedi anche:

Ecco il misterioso manoscritto di Voynich: il testo del 15 ° secolo che linguisti e crittografi non riescono a capire

 

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