
Il conduttore di Lundi.am, di cui non ho trovato il nome, e Jean-Christophe Goddard, autore di “Contre-anthropologie du monde blanc”
Le pratiche contro-antropologiche esistono anche sotto forma di discorsi; questa è tutta una tradizione critica indigena, potente, proteiforme.
In fondo ciò che viene criticato, odiato, è la distruzione sistematica degli altri mondi. Che non hanno nulla di ideologico, se non per accettare che anche l’ideologia uccide, e che quindi i vecchi dualismi sono obsoleti. Così, a proposito dei massicci suicidi indigeni in Guyana: “Dietro ogni suicidio, c’è lo stesso cosmocidio. Ciò che viene criticato è l’etnocidio colonialista generalizzato, l’estrattivismo sfrenato, il patriarcato occidentale esportato – ma anche tutta una serie di altre istituzioni, a cominciare dalla scuola; in quanto tutto ciò annienta le forme di autoctonia che sanno, esse, che l’essere non è un minerale. Lo sanno ancora oggi, perché sarebbe dare troppo credito al capitalismo mondiale crederlo in modo assoluto: “lo shock della colonizzazione […] non è riuscito ad essere fatale”.
Ciò che è demistificato, deriso, è anche la filosofia bianca. Non è però molto innocua? No: “la metafisica cartesiana della “rovine dei fondamenti” è la metafisica dell’estirpazione coloniale. Il progetto coloniale euro-occidentale, che non è altro che il progetto della propria esistenza, è sostenuto da un vuoto metafisico, una metafisica pericolosa dell’inizio assoluto. Essere a casa nell’altro, diceva il vecchio funzionario che predicava l’eterno ritardo dell’Africa – ecco una parola d’ordine dannatamente imperiale. Contro questo, altri hanno saputo legnarsi diversamente agli altri. I bianchi, invece, non sanno: sono persone diverse dagli altri.
Ma allora perché un ennesimo libro? Perché “rimarrà difficile per chi è stato cresciuto nei libri stampati, cioè redatto da loro, essere liberato senza esserlo da un libro. »