È difficile per me scrivere della morte di Gianfranco Manfredi, per la grande stima e l’affetto che provavo per lui, e anche, perché non sapevo del suo tumore.
La mia conoscenza di Gianfranco è stata inizialmente virtuale, poi ho avuto modo di incontrarlo di persona, l’ultima volta qui a Genova, in occasione della presentazione del libro “Ma chi ha detto che non c’è”.Ho vissuto a Milano fino alla fine del secolo/millennio e ho “conosciuto” Gianfranco attraverso le sue canzoni: molte/i ricordano sicuramente “Ma chi ha detto che non c’è” e “Quarto Oggiaro Story“, titoli riportati anche nel dispaccio dell’agenzia Ansa, in realtà sono molti di più i suoi brani che meritano di essere ricordati. Ne cito uno, tra i tanti che meriterebbero: “Il mostro è uscito dal mare“.
Innanzitutto rilancio, doverosamente direi, l’articolo de “Il Mattino”: “A darne l’annuncio, la figlia Diana con un post sul suo profilo Facebook: «È con immenso dolore che annuncio la scomparsa di mio papà Gianfranco Manfredi. Un vero genio che sapeva sempre leggere ed interpretare il mondo e i suoi cambiamenti, una mente curiosa che non smetteva mai di studiare, scoprire e aggiornarsi. Negli ultimi due anni ha scritto ininterrottamente nonostante la sua malattia: saggi letterari e storici, fumetti, canzoni, volumi sul cinema, sceneggiature, la sua newsletter. Un cervello brillante e un artista mai stanco che ha dato tanto a chi ha avuto la fortuna di conoscerlo di persona o attraverso la sua musica, i suoi libri e i suoi fumetti. Gli artisti come lui in fondo non ci lasciano mai, Gianfranco vivrà sempre attraverso tutto quello che ci ha lasciato e questo allevia il nostro dolore»
Di Gianfranco e della sua grande produzione artistica e letteraria – fumetti, romanzi, saggi, articoli…- scriveranno molto e in molte/i. Io mi limito a riportare due passaggi della sua “non prefazione” a “Fischia il vento” di Marco Sommariva. , da cui emerge la sua grande umanità:
“… Marco Sommariva non è un mio amico. Non lo conosco. Mi è stato segnalato da un’altra persona che non conosco affatto, un Alfredo che mi ha scritto di lui via internet, ed è già confortante che qualcuno usi internet per parlare di altri e non di sé, è un buon segnale. …”
“… E io ora non scrivo queste righe per compiacenza, caso mai avvertendone una certa inutilità, visto che l’autore non ha bisogno di prefazioni per venire apprezzato, consideratela dunque una non-prefazione, una semplice testimonianza personale. …”
Non proverò a scrivere dei suoi libri e fumetti, c’è chi lo farà meglio di quanto farei io, o così spero perché Gianfranco lo merita.
Chiudo queste poche righe senza frasi ad effetto – anche se dentro di me sono tante le cose che vorrei ancora dirgli/scrivergli – con un brano che probabilmente non verrà citato da chi deve scrivere di Gianfranco senza conoscerlo, se non superficialmente. Una canzone esplicitamente di lotta, molto diversa dai raffinati testi delle sue altre “Liberiamo“, singolo del 1977 e lato B del 45 giri “Questa casa non la mollerò” di Ricky Gianco, sui grande amico e spesso partner musicale.