Becco di ferro Non si tratta di fare l’anarchia oggi, o domani o tra dieci secoli; ma di camminare verso l’anarchia oggi, domani e sempre. (Errico Malatesta)

5 Agosto 2017

Da Jesse Owens (Olimpiadi 1936, 10.3 sui 100 m.) a Usain Bolt (Mondiali 2009, 9.58 sui 100 m.) – E per il giamaicano addio alle gare oggi a Londra (con record?)

Filed under: General — alfredo simone @ 15:21

Non voglio certo improvvisarmi esperto di atletica, ma la notizia dell’addio alle corse di Usain Bolt mi ha stimolato a scrivere qualcosa in proposito, alla mia maniera, e ovviamente non poteva non venirmi alla mente il grande Jesse Owens, vincitore delle Olimpiadi di Berlino sotto gli occhi di Adolf Hitler, che pare se ne andò per non stringere la mano all’atleta di colore ma gli mandò un cenno di congratulazione uscendo dallo stadio. Anche se Eric Brown, pilota della Fleet Air Arm, nel 2014 dichiarò in un documentario della BBC (clicca qui per vederlo): « Io in realtà sono stato testimone della stretta di mano di Hitler a Jesse Owens, il quale si congratulò con lui per i risultati raggiunti. »

Stiamo parlando, é chiaro, di due grandissimi atleti dche possiamo accostare ma non paragonare: troppo diverse essendo le epoche e di conseguenze tecnologie, tecniche di allenamento etc. In proposito segnalo l’articolo da Mentesport.net “Owens vs. Bolt: chi vince oggi?“, di cui propongo il brano iniziale “Citius, Alpius, Fortius”, “più veloce, più alto, più forte”. David Epstein esordisce così in un intervento pubblicato su Ted.com, in cui racconta i motivi per cui nell’ultimo secolo l’avvenuto miglioramento delle performance non sia causato da un fatto evolutivo, ma è dovuto ad una serie di fattori sostanzialmente determinanti nel risultato. Ne ho individuati principalmente quattro: Tecnologia, Specializzazione, Preparazione, Mentalità….”

In questi giorni a Londra si disputano i mondiali di atletica leggere ed ovviamente Usain Bolt è la star, tanto più avendo annunciato il ritiro dopo questa competizione. Anche ad un non esperto come me non sfugge la dimensione incredibile dell’atleta giamaicano e mi piace quindi scrivere quest’articolo prima dello svolgimento della gara di Londra. (Clicca qui per seguire il fulmine giamaicano su Sportface.it).

Interessante l’inizio dell’articolo che Liberation gli dedica (qui la versione integrale): “L’uomo più veloce del mondo è un rurale, nativo della parrocchia di Trelawny in Giamaica. Ha la scoliosi, una gamba più corta dell’altra e spesso pretende una dieta da studente:hamburger, crocchette di pollo. L’allenatore francese, Guy Ontanon, ai nostri colleghi del mondo durante i giochi olimpici di Rio 2016: “quando lo si vede nella fase di riscaldamento, viene da dire “mai quel tizio può vincere. Stavo ancora guardando le sue partenze in pista, tre minuti dalla finale. Non c’era nessuna intensità.”

Per gli appassionati, questo il campo dei qualificati: Julian Forte (9.99), Christian Coleman (10.01), Ben Youssef Meitè (10.02), Bingtian Su (10.03), Reece Prescod (10.03), Abdul Sani Brown (10.05), Justin Gatlin (10.05), Usain Bolt (10.07), Chijndu Ujah (10.07), Jak Harvey (10.13), James Dasaoulu (10.13), Yohan Blake (10.13), Christopher Belcher (10.13), Zhenye Xie (10.13), Jimmy Vicaut (10.15), Aksani Simbine (10.15), Andrew Fisher (10.19), Shuhey Tada (10.19).

Tempo non eccelso, quello di Bolt, ma sufficiente per vincere la sua batteria. Alle 22.45 sapremo se Usain Bolt sarà riuscito a chiudere con l’oro nei 100 m maschili la sua strepitosa carriera. Per rinfrescarsi la memoria, o per colmare una lacuna, come nel mio caso, qui la biografia di Bolt tratta dal suoi sito.

In attesa della gara di stasera (su www.raiplay.it, diretta dalle 21.00) godiamoci il della vittoria con record mondiale a Berlino. (Dopo aver cliccato sulla freccia appare una schermata che vi dice di cliccare su youtube).

I mondiali londinesi si sono aperti per gli appassionati britannici nel migliore dei modi: Mohamed Muktar Jama Farah, detto Mo – dal  dicembre 2012 Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico «Per i servizi all’atletica.» – ha infatti vinto l’ennesima medaglia d’oro sui 10.000 metri. Da sottolineare che la “gold medal” gli appartiene dal 2010, con la sola eccezione dei mondiali del 2011, in cui fu battuto dall’etiope Ibrahim Jeilan ai mondiali in Corea.

Mo Farah subito dopo aver vinto l’oro nei 10.000 (ap)

Chiudo questa estemporanea incursione nel mondo dell’atletica ricordando un’atleta che amo: Cathy Freeman, atleta australiana di origine aborigena che dopo un’infanzia non facile e qualche annata storta seguita ai primi successi, vinse l’oro olimpico sui 400 m alle Olimpiadi di Sydney a premiare il suo orgoglio suo e quello di un’intera popolazione. “Quest’oro è di tutti quelli che lo vorranno. Resto una persona normale, che crede nella vita sia importante stare bene ed essere amate.” Queste le parole della grande donna e campionessa. 

 

 

 

Nessun commento

No comments yet.

RSS feed for comments on this post.

Sorry, the comment form is closed at this time.

Powered by R*