Becco di ferro Non si tratta di fare l’anarchia oggi, o domani o tra dieci secoli; ma di camminare verso l’anarchia oggi, domani e sempre. (Errico Malatesta)

6 Marzo 2025

Alberto Manzi, il maestro antifascista che “scolarizzò” un milione e mezzo di italiani, un esempio da contrapporre agli epigoni di Valditara

Filed under: General — alfredo simone @ 16:25

 

Da tempo capita di leggere di “analfabetismo funzionale”, che l’Unesco dal 1984 definisce come «la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità». La questione, un problema dei giorni nostri, è complessa e non proverò ad addentrarmici, limitandomi a segnalare un interessante articolo su “Lavialibera.it“.

Io preferisco “volare più basso” e raccontare una storia degli anni sessanta, quella della trasmissione “Non è mai troppo tardi”, frase magica che per chi è nata/o nel dopoguerra che riconduce alla trasmissione del primo, e al tempo unico, canale televisivo della Rai, condotta dal maestro Alberto Manzi. Fra il 1960 e il 1968 si calcola che quasi un milione e mezzo di italiani adulti sia riuscito a conseguire la licenza elementare, un successo tale che fece sì che fosse riprodotta all’estero in ben 72 Paesi.

Si può senz’altro affermare dunque che Alberto Manzi – nato a Roma, il 3 novembre 1924, nel rione Borgo, da Ettore Manzi, tranviere, e da Rina Mazzei impiegata presso gli uffici annonari del Vaticano – sia stato il maestro degli italiani, ma in realtà parliamo di una persona che ha avuto una vita ben più intensa e tutta da scoprire: ““Il mio sogno da ragazzo era di fare il capitano di lungo corso, per cui ho studiato all’Istituto nautico, ma contemporaneamente studiavo all’Istituto magistrale […]. L’Istituto nautico lo frequentavo perché mi piaceva, […] ma pensando sempre di fare il maestro”.

Antifascista come tutta la sua famiglia, non si sottomette a Salò e riesce a nascondersi grazie al padre – bersagliere nella Prima guerra mondiale e nella Seconda Sergente delle Guardie Palatine, volontario nella Croce Rossa sui treni ospedale e Guardiano del Pantheon per i Cavalieri di Malta – rifugiandosi presso la sede romana dell’Ordine di Malta.

Questo uno dei pensieri di Alberto Manzi che ne evidenziano la natura di vero sovversivo:“Classificare significa obbligare ad accettare definizioni stabilite, impedire il ragionamento, rendere tutti simili al modello prefisso, significa educare alla menzogna e alla falsità. Classificare significa educare alla divisione classista (bravi, più bravi, meno bravi, ecc.), significa selezionare, distruggere la personalità” (7 giugno 1975).  

C’è da rabbrividire se si pensa che la pubblica istruzione è attualmente affidata al ministro leghista Valditara le cui idee disciplinari sono sicuramente reazionarie, ma io dico palesemente fasciste, che in un articolo su «Internazionale» ha parlato di “un culto della sanzione” : le misure di sospensione che ha adottato nei confronti degli studenti che hanno occupato i propri istituti per protesta (fino a tre settimane di sospensione) per il provvedimento contro Christian Raimo e l’insistenza sul rilievo del voto in condotta con conseguente bocciatura, d’altronde, sembrano voler incoraggiare una linea sempre più punitiva.

Scrive l’insegnante Franco Lorenzoni , in un articolo su Internazionale: “… Poiché le sparate dei ministri raramente non hanno effetti, a quasi due anni di distanza da quell’improvvisa uscita, ecco il compito che una maestra di una piccola città del nord ha affidato recentemente alle bambine e ai bambini della sua seconda primaria: “Scrivi tre regole IMPORTANTI per stare bene in classe. Poi scrivi tre SANZIONI per chi non rispetta TUTTE le regole. Fai il compito insieme ai tuoi genitori”.

«Non si ha vera democrazia là dove l’accesso all’istruzione non è garantito in misura pari a tutti» (Piero Calamandrei)

Rileggere oggi il discorso di Piero Calamandrei   – pronunciato  al III congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale” (11/02/1950) – fa capire quanto egli fosse lungimirante e quanto gli attuali governanti stiano ricostruendo il regime fascista “aggiornato” ma saldamente ancorato al famigerato ventennio.

Dice Calamandrei: “… Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fa per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private”.

Torniamo al sito del Centro Alberto Manzi :” …. Dal 1946 al 1947 Manzi insegna nel carcere minorile “Aristide Gabelli” di Roma dove condusse la prima esperienza come educatore. Manzi deve insegnare a circa 90 ragazzi fra i 9 e i 17 anni (perché al 18° passavano al Regina Coeli) con alfabetizzazioni e storie differenti, in un’enorme ‘aula’ senza banchi, sedie, libri. Senza niente. L’ambiente è durissimo. Quattro insegnanti prima di lui avevano rinunciato… Il gruppo è difficile, però Manzi riesce a guadagnarsi l’attenzione dei ragazzi iniziando a raccontare la storia di un gruppo di castori che lottano per salvare la propria libertà. I giovani carcerati scrivono insieme la storia e la portano in scena. Funziona. Il gruppo è ormai coeso: anche grazie alla fiducia del direttore del carcere e del sacerdote, i ragazzi pubblicano un giornale, La Tradotta. È il primo giornale fatto in un carcere.”

Dal lavoro svolto coi ragazzi Manzi rielaborerà in seguito il suo primo romanzo, Grogh, storia di un castoro, premiato nel 1948 con il “Collodi” per le opere inedite, due anni dopo pubblicato dalla Bompiani e poi tradotto in 28 lingue; nel 1953 ne fu ricavata una riduzione radiofonica dalla Rai.
“Di tutti quei ragazzi, quando sono usciti dal carcere, solo 2 su 94, così mi fu detto, sono rientrati in prigione”. Il suo stipendio era di 9.000 lire al mese, pari a € 343,92 odierni.

Ancora da Centrolbertomanzi.it: “Alberto Manzi nel suo mestiere di insegnante riversava entusiasmo, impegno, volontà di sperimentare, di rimettere continuamente tutto in discussione. Non fu mai entusiasmante il suo rapporto con l’istituzione e la gerarchia scolastica. Né con il potere in generale. Il maestro Manzi aveva idee (e ideali) molto chiari. Vedeva come purtroppo andavano – o non andavano – le cose, sia nelle scuole urbane che in quelle rurali, e come invece sarebbero potute andare, solo se… se non…

Nel 1950 scrisse una sferzante lettera aperta al signor Gonella ministro della Pubblica Istruzione e le due pagine di Pensierini sulla scuola d’oggi: la sconsolata e sconsolante radiografia di un malato che non è mai stato “immaginario”: “…Sono forse pensierini cattivi… avvelenati dalla bile di un fegato marcio. Scuola d’oggi: rovina di un prossimo futuro. Il male è alle radici, è nel tronco, è nei rami: ovunque. È nei maestri, nei direttori, negli ispettori, nel ministro. Cosicché le patrie galere rigurgitano di minorenni. Maestri impreparati e che non vogliono prepararsi sono dilagati nella scuola travolgendo i pochi onesti…
“Ti sei preparato?” “No. Che importa? Conosco il tale…”.

Nell’estate del 1955 Manzi, laureato in Biologia con specializzazione in Geografia, accettò dall’Università di Ginevra un incarico per ricerche scientifiche nella foresta amazzonica. “Vi andai […] per studiare un tipo di formiche, ma scoprii altre cose che per me valevano molto di più”. Manzi scoprì infatti la dura vita degli indigeni tenuti nell’ignoranza perché fossero più deboli e il loro lavoro meglio sfruttabile e, come nel suo carattere, non restò insensibile e si impegnò per cercare di cambiare le cose.

Per oltre 30 anni, Manzi si recò ripetutamente nella foresta amazzonica per insegnare a leggere e a scrivere agli indios; da solo, con studenti universitari e poi con l’appoggio di missionari Salesiani. Diede anche impulso a cooperative agricole, indirizzò i contadini verso piccole attività imprenditoriali.

Accusato dalle autorità di essere un “guevarista” collegato ai ribelli, fu anche imprigionato e torturato; dichiarato “non gradito” continuò ad andare clandestinamente, fino al 1984. Le sue esperienze sudamericane rivivono in tutta la loro densa realtà nei romanzi La luna nelle baracche (1974), El loco (1979), E venne il sabato (2005), Gugù (2005).

Alberto Manzi è stato anche poeta. Le sue prime poesie furono scritte a mano su gruppi di fogli e quaderni e poi trascritte a macchina in più copie su sottili veline: il fondo archivistico del Centro Manzi conserva tutti questi scritti, che documentano quanto “bollisse” nell’animo passionale ma già ben formato del diciottenne Alberto.

Le sue pie erano liriche nutrite di forte idealità patriottica e civile  che si mescolano con poesie di attenta analisi della società e dei vizi degli uomini (come Italianucoli), con rime di forte accento satirico, in un romanesco che rimanda a Trilussa.

ER SONATORE

Ognuno che passava a Ponte Rotto
buttava ‘no sguardo addosso ar vecchio
che stava rannicchiato a ‘n’angoletto,
coi du’ zeppi de gambe accavallati,
su le spalle ‘no straccio tutto rotto
e tra le mani ecche, ‘n’organetto.
Quuarcuno, ortre lo sguardo, je buttava
appena  sordarello dentro  un secchio
che ciavea tra li piedi. E lui sonava;
come se er sordo, cor tintinno fatto,
avesse messo in moto l’organetto.

Intorno ar vecchio ieri, verso sera,
la gente ciavea fatto un ber gruppetto.

M’avvicinai pe’  vedé ched’era:
C’era chi borbottava e chi rideva;
er vecchietto sonava ‘na preghiera,
er “TANTUMMERGO” che se canta a sera.
Co l’occhi verso er celo lui sonava;
la mano je tremava su li tasti.
Un cane pidocchioso je leccava
er ditone ch’usciva da ‘na scarpa.
Che voi: er logo, ‘a musica sonata,
er cane che leccata tutt’assorto;
er minimo che  fecero… Fischiata!
De tutto questo a lui che je fregava?
Credeva da sta ‘n celo, e je bastava.

Alla poesia scritta Manzi tornerà tra il 1983 e il 1984, con 16 poesie dedicate alla moglie Sonia (pubblicate postume in Essere uomo, Edizioni Laurum, Pitigliano 1998). Poesie di affetti, ma ancora una volta – chiudendo il circolo della sua vita – Manzi ribadisce i “fondamentali” della sua visione della vita e dell’uomo:

… perché così non saremo uno,
soli, sotto il tacco del potere,
ma noi, tutti, un uno plurimo
che cantiamo la gioia
di essere uomini.

(11.6.83)
Centroalbertomanzi.it: “Nel 1994 Alberto Manzi accetta di candidarsi e viene eletto sindaco di Pitigliano, in provincia di Grosseto. Completa così il cerchio dell’impegno sociale e civile che ha caratterizzato – accanto a quello educativo: nel carcere e nelle aule scolastiche, alla radio e alla televisione, e alla produzione letteraria – la sua ricca biografia. Nemmeno l’impegno quotidiano da primo cittadino blocca la sua capacità e la voglia di analizzare e di progettare, sia per il territorio di Pitigliano, sia per la scuola e i bambini.”.

Giulia Manzi

Una citazione obbligatoria per la figlia di Manzi, Giulia. Studia e approfondisce tematiche legate alla pedagogia scolastica a partire dagli studi universitari. Tiene corsi di formazione per docenti.

Oltre a testi per l’infanzia, ha già pubblicato “Il tempo non basta mai. Alberto Manzi una vita tante vite” (2014) e un saggio nel libro “Il maestro nella foresta” (2017). Vive e lavora a Roma.

Chiudo questo articolo facendo mie le parole che concludono la biografia del sito a lui dedicato: “Quanto scritto su di lui dal 4 dicembre 1997 (data della sua scomparsa), ad oggi, fatica a dare la misura completa di quanto Alberto Manzi abbia realizzato nel corso dei suoi 73 anni di vita.”.

Alfredo Simone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le lezioni sovversive e il cuore sudamericano militante di Alberto Manzi, il maestro d’Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

https://www.raiplay.it/programmi/nonemaitroppotardi

 

 

Alberto Manzi

Sindaco di Pitigliano
Durata mandato 23 aprile 1995 –
29 ottobre 1997
Predecessore Augusto Brozzi
Successore Vincenzo Petrucci
(Commissario prefettizio)[1]

Dati generali
Partito politico Partito Democratico della Sinistra
Titolo di studio Diploma magistrale
Professione Maestro elementare

Alberto Manzi (Roma, 3 novembre 1924Pitigliano, 4 dicembre 1997) è stato un docente, pedagogista, scrittore e politico italiano, noto principalmente per aver condotto la fortunata trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi, messa in onda fra il 1960 e il 1968, il cui successo fu tale che, successivamente, venne riprodotta all’estero in ben 72 Paesi, e riuscì a far prendere a quasi un milione e mezzo di italiani la licenza elementare[2].

Biografia

Manzi nacque a Roma il 3 novembre 1924 nel rione Borgoda Ettore Manzi, tramviere, e Rina (Etterina Maria) Mazzei, originaria di Tufo in Abruzzo[3] e impiegata presso gli uffici annonari del Vaticano.

Nel 1927, a causa dello smantellamento della Spina di Borgo, furono sfrattati e venne loro assegnato un appartamento in piazza Bologna, allora periferia romana. Con la nascita della sorella, la mamma smise di lavorare per dedicarsi esclusivamente ai figli.

Da ragazzo, appassionato di mare, frequentò i Balilla Marinaretti: questo gli consentì di venire iscritto nelle liste di Leva della Marina.

Nel 1942 terminò gli studi medi, diplomandosi presso l’Istituto Magistrale “G.Carducci” di Roma.

L’8 settembre 1943 la Repubblica Sociale chiamò alle armi le classi 1924 e 1925, dando un ultimatum di 30 giorni per presentarsi, pena la fucilazione. Antifascista come tutta la famiglia, non intendeva sottomettersi a Salò. Grazie al padre, bersagliere nella prima guerra mondiale e sergente delle Guardie Palatine nella seconda, volontario della Croce rossa sui treni ospedale e Guardiano del Pantheon per i Cavalieri di Malta, riuscì a nascondersi presso la sede dell’Ordine di Malta, evitando così i rastrellamenti.

Il 4 giugno 1944, con l’arrivo degli americani a Roma, decise di arruolarsi volontario presso il Battaglione San Marco, aggregato all’VIII Armata britannica. Raggiunse Brindisi e il suo comportamento, ironico e provocatorio, colpì il comandante a tal punto che lo volle in fureria come segretario per tutta la campagna. Alla domanda del sottufficiale “Titolo di studio?” rispose “Diploma Magistrale”. Ma alla seconda “Sai leggere?” rispose “No!”, suscitando le risa dei commilitoni e accattivandosi la stima del comandante. Nel 1945, dopo la fine della guerra, non venne congedato con gli altri perché il comandante lo volle ancora con sé per sbrigare le pratiche burocratiche del Battaglione. Tornò a Roma quindi due mesi dopo i compagni d’armi.

Manzi, in un’intervista del 13 giugno 1997 rilasciata a Roberto Farné, afferma: «Facendo la guerra, poi, ho scoperto che tante cose per cui si pensava valesse la pena vivere erano solo delle falsità. […] Soprattutto dopo l’esperienza della guerra, l’idea fissa che avevo era di aiutare i ragazzi, […] rinnovare un po’ la scuola, per cambiare certe cose che non mi piacevano».

Iniziò l’attività scolastica prendendo servizio all’Istituto di Rieducazione e Pena ”Aristide Gabelli“ di Roma: accettò il posto, rifiutato da ben quattro colleghi. Qui realizzò il primo giornale degli Istituti di Pena, La Tradotta. Nel 1947 ricevette l’incarico di supplente presso la scuola di Campagnano Romano.

Nel 1948 sposò Ida Renzi, sua collega, con la quale ebbe quattro figli: Alda, Massimo, Roberta e Flavia. Negli anni ottanta divorziò da Ida e sposò Sonia Boni con la quale ebbe una figlia, Giulia. Con loro si trasferì a Pitigliano dove fu eletto sindaco.

Sempre nel 1948 ottenne il Premio Collodi per Grogh, storia di un castoro, romanzo per ragazzi, pubblicato dalla Bompiani nel 1950 (con riduzione radiofonica della Rai nel 1953, in seguito tradotto in 28 lingue).

Nel 1950 Luigi Volpicelli lo volle come collaboratore per qualche anno e Domenico Volpi lo chiamò a collaborare con la Casa Editrice AVE, per la quale pubblicò diversi testi scolastici e collaborò con Gianni Rodari e Jacovitti alla rivista Il Vittorioso.

Nel 1950 prese servizio come insegnante elementare presso la scuola Fratelli Bandiera di Roma, dove restò fino alla pensione.

Nel 1955, grazie ai cugini che vivevano a Lima in Perú, si recò per la prima volta in Sud America, e collaborò con il cugino, docente di italiano, in programmi di scolarizzazione e di socializzazione.

Conobbe don Giulio, padre salesiano in missione, con il quale tornò a collaborare spesso con l’Università Pontificia Salesiana. Questa esperienza fu ispiratrice dei romanzi El Loco, La Luna nelle baracche e del romanzo postumo E venne il sabato.

Scrisse diversi libri per ragazzi: il più famoso è Orzowei, pubblicato nel 1955, da cui fu tratta negli anni ’70 la serie televisiva omonima di grande successo per la regia di Yves Allegret, per la TV dei ragazzi.

Nel 1960 fu scelto per presentare il programma Non è mai troppo tardi,in onda sul Programma Nazionale, che prese il via il 15 novembre, concepito come strumento di ausilio nella lotta all’analfabetismo. Il programma, curato insieme a Oreste Gasperini e Carlo Piantoni, ebbe grande successo e lo rese famoso: riproduceva in televisione vere e proprie lezioni di scuola elementare con metodologie didattiche innovative. Al “provino” strappò il copione che gli era stato dato e improvvisò una lezione alla sua maniera, dinanzi a classi composte da adulti analfabeti o quasi. La trasmissione andò in onda per otto anni e fu di grande interesse e rilevanza sociale: si stima che quasi un milione e mezzo di persone abbiano conseguito la licenza elementare grazie a queste lezioni a distanza, svolte di fatto secondo un vero e proprio corso di scuola serale. Le trasmissioni andavano in onda nel tardo pomeriggio, prima di cena. Manzi utilizzava un grande blocco di carta montato su cavalletto sul quale scriveva, con l’ausilio di un carboncino, semplici parole o lettere accompagnate da un accattivante disegnino di riferimento. Usava anche una lavagna luminosa, per quei tempi assai suggestiva. La Rai Eri, casa editrice della Rai, pubblicava materiale ausiliario per le lezioni, quali quaderni e piccoli testi.

Alberto Manzi in un momento in onda del programma TV Non è mai troppo tardi

Nel 1961 gli viene conferita la Croce di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.

Concluso il programma, dopo alcune brevi e sporadiche programmazioni radiotelevisive su temi legati all’istruzione, ritornò quasi a tempo pieno all’insegnamento scolastico classico, presso la scuola elementare “Fratelli Bandiera” di Roma.

Di tanto in tanto partecipò a delle campagne di alfabetizzazione degli italiani all’estero e ad alcuni viaggi in America Latina per collaborare alla promozione sociale dei contadini più poveri.

Tornò alla ribalta nel 1981, quando si rifiutò di redigere le appena introdotte “schede di valutazione” che la riforma della scuola aveva messo al posto della pagella. Disse: «Non posso bollare un ragazzo con un giudizio, perché cambierebbe, è in movimento. Se il prossimo anno uno leggesse il giudizio che ho dato quest’anno, l’avremmo bollato per i prossimi anni». La “disobbedienza” gli costò la sospensione dall’insegnamento e dallo stipendio. L’anno seguente il Ministero della Pubblica Istruzione fece pressione su di lui per convincerlo a scrivere le attese valutazioni: fece intendere di non avere cambiato opinione, ma si mostrò disponibile a redigere una valutazione riepilogativa, uguale per tutti tramite un timbro. Il giudizio era: “Fa quel che può, quel che non può non fa”. Il Ministero si mostrò contrario alla valutazione timbrata, al che Manzi ribatté: «Non c’è problema, posso scriverlo anche a penna».

Nel 1992 la Rai ripropose Manzi ne L’italiano per gli extracomunitari, programma in 60 puntate televisive in onda su Rai 3, per insegnare la lingua italiana agli immigrati.

Dal 1995 al 1997 fu sindaco di Pitigliano, in provincia di Grosseto.

Il maestro Manzi morì il 4 dicembre del 1997, presso l’Ospedale di Pitigliano.

L’archivio

L’enorme archivio di Alberto Manzi è a disposizione della collettività presso la sede della Regione Emilia-Romagna: nel 1999 la vedova, Sonia Boni, lo donò al Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna e, in seguito a convenzione stipulata nel 2000[5], tutto il materiale fu ospitato presso il Consiglio Regionale emiliano-romagnolo (oggi Assemblea Legislativa), in viale Aldo Moro 50 a Bologna.

La convenzione fu poi rinnovata nel 2007, decennale della morte, portando alla creazione del “Centro Alberto Manzi”[6], struttura nata «per volontà dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna che rilancia un accordo con la Rai, con il MIUR, con l’Università di Bologna e con la Giunta regionale affinché l’archivio diventi il cuore propulsore di progetti e iniziative per i cittadini e le cittadine. Mettendo al centro le scuole, gli insegnanti, i bambini e le bambine si potenzia un modello educativo fondamentale alla coesione sociale delle comunità locali.»[7]

Il contenuto dell’archivio è variegato, riflettendo molto bene «la molteplicità e l’ampiezza di interessi di un personaggio singolare, il suo essere in anticipo sui tempi e una sperimentazione sempre originale e per molti versi indimenticabile.»

Le migliaia di “pezzi” comprendono appunti e studi di argomento pedagogico, utilizzati da Manzi nei suoi interventi in vari convegni, e progetti e annotazioni per programmi televisivi o libri di testo, fasi redazionali e materiale preparatorio dei numerosi romanzi, delle favole e in generale delle pubblicazioni del “Maestro”, fino a corrispondenza, fotografie, videocassette e bobine audio con registrazioni di trasmissioni radio-televisive, nonché diari scolastici.

Omaggi

Il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna ha prodotto un documentario, con la regia di Luigi Zanolio, intitolato Buona maestra TV? Non è mai troppo tardi, in onda ancora oggi su Rai Storia, da cui è stato estrapolato il libro di Roberto Farné, ma anche la sceneggiatura delle puntate Rai.

La Rai ha prodotto una miniserie televisiva in due puntate dedicata alla vita del Maestro Manzi, dal titolo Non è mai troppo tardi. Il ruolo del Maestro Manzi è stato interpretato da Claudio Santamaria. La fiction è andata in onda il 24 e 25 febbraio 2014 su Rai 1 e ha ottenuto ottimi ascolti[8].

Ad Alberto Manzi sono intitolate diverse scuole in Italia[9].

La stella variabile scoperta dall’Osservatorio Bassano Brescianointitolata AM OAB V3 (le prime due lettere rappresentano le iniziali del suo nome) è stata dedicata al maestro[10].

A Tufo di Carsoli un murale è dedicato alla figura di Alberto Manzi[10].

Il 3 novembre 2024 è stato emesso un francobollo dedicato, per il centenario della nascita 1924[11]

Opere

  • Grogh. Storia di un castoro, Milano, Bompiani, 1951.
  • Problemi ed esperienze di psicologia del lavoro. Orientamento e selezione, Firenze, Editrice Universitaria, 1953.
  • Psicologia, Firenze, Sansoni, 1953.
  • Guide e scalatori alpini, Brescia, La Scuola, 1955.
  • Orzowei, Firenze, Vallecchi, 1955.
  • Testa rossa, Milano, Bompiani, 1957.
  • I dominatori dell’aria, Brescia, La Scuola, 1959.
  • Le meraviglie del mondo alato, Brescia, La Scuola, 1959.
  • Strani animali, con Danilo Forina, Brescia, La Scuola, 1959.
  • Il popolo mirmico, Brescia, La Scuola, 1959.
  • Luigi Pasteur, Roma, AVE, 1959.
  • I misteriosi serpenti, Brescia, La Scuola, 1960.
  • Animali grandi, piccoli, così così, Milano, Ist. edizioni artistiche, 1960.
  • Campane. Letture per il primo-secondo ciclo, 5 voll., Milano, Fabbri, 1960.
  • I popoli raccontano, a cura di e con Guglielmo Valle, 4 voll., Brescia, La Scuola, 1961.
  • I cani, Milano, La sorgente, 1961.
  • I colossi, Milano, La sorgente, 1961.
  • Le scimmie, Milano, La sorgente, 1961.
  • Gli uccelli, Milano, La sorgente, 1961.
  • Strane alleanze, Brescia, La Scuola, 1961.
  • Walt Disney. Misteri degli abissi, testo di, Milano, A. Mondadori, 1961.
  • Gli animali a casa loro, Milano, Ist. edizioni artistiche, 1962.
  • Dal diario di bordo, Brescia, La Scuola, 1962.
  • Walt Disney. Laik, il lemmo, testo di, Milano, A. Mondadori, 1962.
  • Li-Ci racconta, a cura di, Milano, Fabbri, 1963.
  • Quaderno Vitt. Classe quinta, ideato e realizzato da e con Domenico Volpi, Roma, AVE, 1963.
  • Il pellicano, a cura di e con Guglielmo Valle, 5 voll., Roma, AVE, 1964.
  • Aosta, testi di e con Leonardo Grimaudo e Domenico Volpi, Roma, AVE, 1964.
  • Catanzaro, testi di e con Leonardo Grimaudo e Domenico Volpi, Roma, AVE, 1964.
  • Cosenza, testi di e con Leonardo Grimaudo e Domenico Volpi, Roma, AVE, 1964.
  • Varese, testi di e con Leonardo Grimaudo e Domenico Volpi, Roma, AVE, 1964.
  • Bologna, testi di e con Leonardo Grimaudo e Domenico Volpi, Roma, AVE, 1965.
  • Cagliari, testi di e con Leonardo Grimaudo e Domenico Volpi, Roma, AVE, 1965.
  • Latina, testi di e con Leonardo Grimaudo e Domenico Volpi, Roma, AVE, 1965.
  • Pavia, testi di e con Leonardo Grimaudo e Domenico Volpi, Roma, AVE, 1965.
  • Reggio di Calabria, testi di e con Leonardo Grimaudo e Domenico Volpi, Roma, AVE, 1965.
  • Siena, testi di e con Leonardo Grimaudo e Domenico Volpi, Roma, AVE, 1965.
  • Siracusa, testi di e con Leonardo Grimaudo e Domenico Volpi, Roma, AVE, 1965.
  • Trento, testi di e con Leonardo Grimaudo e Domenico Volpi, Roma, AVE, 1965.
  • Trieste, testi di e con Leonardo Grimaudo e Domenico Volpi, Roma, AVE, 1965.
  • Vicenza, testi di e con Leonardo Grimaudo e Domenico Volpi, Roma, AVE, 1965.
  • Il mondo è la mia patria, a cura di e con Domenico Volpi, 5 voll., Roma, AVE, 1966.
  • Vacanze, 5 voll., Roma, AVE, 1968.
  • Il fanciullo dai sei ai dodici anni, con Gino Frontali e Luigi Volpicelli, Torino, ERI, 1968.
  • La natura e la vita, a cura di, 3 voll., Milano, Bompiani, 1968.
  • Umanità. Sussidiario per la scuola elementare, con Savino Mombelli, 3 voll., Roma, AVE, 1969.
  • Appunti per rapidi disegni alla lavagna, Roma, AVE, 1970.
  • Il pianeta chiamato Terra. Spunti per lezioni di Geografia, Roma, AVE, 1970.
  • L’uomo contro la fame. Spunti per lezioni di Storia, Roma, AVE, 1970.
  • La società. Spunti per lezioni di Educazione civica, Roma, AVE, 1970.
  • Storie senza tempo, Torino, ERI, 1971.
  • Insieme. Corso di lingua italiana per stranieri, con Bruna Boldrin, Bergamo, Janus, 1972.
  • La tua primavera. Sussidiario per la seconda classe elementare, Roma, AVE, 1972.
  • La Luna nelle baracche, Firenze, Salani, 1974.
  • Le fantastiche storie di…, testi di, Milano, Rino Fabbri, 1975.
  • Crieck la curiosa, testi di, Milano, Rino Fabbri, 1975.
  • Zip nemico pubblico numero uno, testi di, Milano, Rino Fabbri, 1975.
  • Il mistero della Macchia nera, testi di, Milano, Rino Fabbri, 1976.
  • Nessuno è importante, testi di, Milano, Rino Fabbri, 1976.
  • Tiak la volpe, testi di, Milano, Rino Fabbri, 1976.
  • Città nel prato, testi di e con Pierina Boranga e Renato Caporali, Firenze, Giunti Marzocco, 1976.
  • El Loco, Firenze, Salani, 1979.
  • Il filo d’erba. Pompei, una storia nella storia, note storiche di Maria Luisa D’Angiolino, Roma, Vision, 1979.
  • I martiri delle Ardeatine… ricordiamoli, Roma, Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri, 1982.
  • Conigli, Volpi, Lombrichi… gli intrecci misteriosi!, testi di, Milano, Motta, 1987.
  • Essere uomo…, Pitigliano, Laurum, 1990.
  • Tupiriglio, Padova, Edizioni moderne, 1988.
  • Ti racconto la storia. Prime civiltà lungo il fiume giallo. I cinesi, illustrato da Sergio Trama, Firenze, Edizioni Primavera, 1990. ISBN 88-09-60550-0.
  • Ti racconto la storia. Sulle rive del Nilo. Gli egizi, illustrato da Sergio Trama, Firenze, Edizioni Primavera, 1990. ISBN 88-09-60551-9.
  • Ti racconto la storia. La civiltà dei grandi templi. La Grecia, illustrato da Sergio Trama, Firenze, Edizioni Primavera, 1990. ISBN 88-09-60552-7.
  • Ti racconto la storia. Incontro con i primi uomini, illustrato da Sergio Trama, Firenze, Edizioni Primavera, 1990. ISBN 88-09-60553-5.
  • Ti racconto la storia. Alla conquista del mondo. I romani, illustrato da Sergio Trama, Firenze, Edizioni Primavera, 1990. ISBN 88-09-60554-3.
  • Ti racconto la storia. Artisti, castelli e cavalieri. Il medioevo, illustrato da Sergio Trama, Firenze, Edizioni Primavera, 1990. ISBN 88-09-60555-1.
  • Ti racconto la storia. Viaggi e grandi scoperte. Verso un mondo moderno, illustrato da Sergio Trama, Firenze, Edizioni Primavera, 1990. ISBN 88-09-60556-X.
  • Ti racconto la storia. La civiltà del nostro tempo, illustrato da Sergio Trama, Firenze, Edizioni Primavera, 1990. ISBN 88-09-60557-8.
  • E venne il sabato, Iesa, Gorée, 2005. ISBN 88-89605-00-6.
  • Gugù, Iesa, Gorée, 2005. ISBN 88-89605-06-5.
  • Romanzi, Iesa, Gorée, 2007. ISBN 978-88-89605-39-4.
  • Tensione cognitiva. Un’antologia di scritti di Alberto Manzi sull’educazione scientifica, Bologna, Centro Alberto Manzi, 2012.

Note

  1. ^ Entrato in carica in seguito alle dimissioni di Alberto Manzi rassegnate il 29 ottobre 1997 Storico Elezioni Comunali di Pitigliano (GR), su Tuttitalia.it. URL consultato il 7 marzo 2022.
  2. ^ Giulia Manzi, Il tempo non basta mai. Alberto Manzi, una vita tante vite, ADD, 2014, ISBN 9788867830657.
  3. ^ Maria Tortora, Intonaci a Tufo di Carsoli celebra il centenario della nascita del maestro Alberto Manzi con un monumento, su terremarsicane.it, Terre Marsicane, 23 giugno 2024. URL consultato il 24 giugno 2024.
  4. ^ Roberto Farné, Non è mai troppo tardi. Testamento di un maestro. L’ultima conversazione con Roberto Farné, EDB, 2017.
  5. ^ ANSA, 11 gennaio 2000
  6. ^ sul sito della Regione Emilia-Romagna
  7. ^ sul sito ufficiale del Centro
  8. ^ Non è mai troppo tardi, su nonemaitroppotardi.rai.it, rai.it. URL consultato il 25 febbraio 2014 (archiviato dall’url originale il 6 marzo 2014).
  9. ^ Le scuole intitolate ad Alberto Manzi, su centroalbertomanzi.it, Centro Alberto Manzi. URL consultato il 25 febbraio 2014 (archiviato dall’url originale l’8 marzo 2014).
  10. Paolo Morani, Intonaci a Tufo…, su cavalierenews.it, Cavaliere News, 15 luglio 2024. URL consultato il 29 luglio 2024.
  11. ^ Francobollo commemorativo di Alberto Manzi, nel centenario della nascita, su mimit.gov.it. URL consultato l’8 novembre 2024.

Bibliografia

  • Andrea Canevaro, Giulia Manzi, Domenico Volpi, Roberto Farné, Un maestro nella foresta. Alberto Manzi in America Latina, Bologna, EDB, 2017.
  • Roberto Farné, Buona maestra TV. La Rai e l’educazione da “Non è mai troppo tardi” a “Quark”, Roma, Carocci, 2003.
  • Francesco Genitoni e Ernesto Tuliozi (a cura di) Non è mai troppo tardi. Alberto Manzi: storia di un maestro, consulenza scientifica di Roberto Farné, Catalogo della mostra prodotta da Festivalfilosofia, Comune di Carpi (MO), 2007.
  • Roberto Farné, La mostra: “Non è mai troppo tardi. Alberto Manzi”, in “Ricerche di Pedagogia e Didattica“, Università degli Studi di Bologna, v. 3, 2008.
  • Roberto Farné, Alberto Manzi: non è mai troppo tardi per ricordarlo, in “Janus. Medicina, cultura, culture”, n. 29, 2008, pp. 121–125.
  • Roberto Farné, Alberto Manzi. L’avventura di un maestro, seconda edizione ampliata, Bologna, Bologna University Press, 2024.
  • Roberto Farné, Alberto Manzi, in “Il Mulino”, n. 4, 2012, pp. 721–727.
  • Daniele Giancane, Alberto Manzi o il fascino dell’infanzia, Milano, Rino Fabbri, 1975.
  • Giulia Manzi, Il tempo non basta mai. Alberto Manzi, una vita tante vite, Torino, Add, 2014.
  • Francesca Di Michele, Mirko Lucchini, Alberto Manzi. La conquista della parola per un’educazione alla libertà, Volta la Carta, Ferrara, 2022.
  • Paola Parlato, Alberto Manzi, grande maestro. Non è mai troppo tardi per ricordare, in “Il Pepeverde”, n. 58, 2013, pp. 14–15.
  • Andrea Mulas, Linda Bimbi, Alberto Manzi e l’America latina. Connessioni umani e culturali del secondo Novecento, in “Clionet. Per un senso del tempo e dei luoghi“, n. 3, anno 2019, Bradypus, Roma 2020, pp. 273-279.
  • Andrea Mulas, Alberto Manzi e l’America latina, in “Cosmopolis. Rivista di filosofia e teoria politica”, XVI, n. 2/2019, Dipartimento di Filosofia, Linguistica e Letterature dell’Università di Perugia, 2020.
  • Roberto Farné, Alberto Manzi fra televisione e scuola, in: M.Ferrari, M.Morandi (a cura di), Maestri e pratiche educative dall’Ottocento a oggi, Sckolé, Brescia, 2020, pp.211-230.
  • Patrizia D’Antonio, “Ogni altro sono io” Alberto Manzi, maestro e scrittore umanista, Castelvecchi, 2024.
  • Giuseppe Pennacchia, Il Maestro Manzi e la magia dell’aula vuota, Verdone Editore, 2024
  • Tania Convertini, L’ABC di Alberto Manzi, maestro degli italiani, Roma, Anicia, 2024.

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