L’Indipendente – “Come molte grandi banche europee (e italiane) finanziano le armi di Israele”

Su L’Indipendente, Giorgia Audiello ha pubblicato ieri un articolo (le cui immagini ho scelte io) sui complici di Netaniauh, silenziosi alcuni ma tutti pronti ad arricchirsi con le commesse che arrivano dall’esercito nazi-sionista di Israele. Non poteva mancare ovviamente Leonardo spa, il cui management è composto oggi da:

  • Presidente: Ambasciatore Stefano Pontecorvo è Presidente di Leonardo S.p.a. dal 9 maggio 2023.
  • Amministratore delegato Direttore generale: Roberto Cingolani dal 9 maggio 2023.
  • Condirettore generale: Lorenzo Mariani dal 1° giugno 2023

Ma in precedenza troviamo nomi “illustri”.

De Gennaro tra i massacratori del G8 2001

Da Il Sole 24 Ore del 23 maggio 2020: “De Gennaro, 7 anni in Leonardo: da super poliziotto a presidente del primo gruppo industriale italiano – L’ex capo della polizia e dei servizi segreti mercoledì 20 maggio ha partecipato all’ultima assemblea di Leonardo di cui è diventato presidente nel 2013”. Non dimentichiamo il ruolo di De Gennaro nella mattanza del G8 2001

Da Il Giornale del 1 Aprile 2022, la fonte è ovviamente e fortemente di parte, ma ricostruisce il ruolo avuto da “pd e seguenti” dentro Finmeccanica e Leonardo: “…  Andrea Manciulli, ex parlamentare del partito che ha sede al Nazareno, è passato dalla presidenza della Fondazione Fincantieri e dalla vicepresidenza di Fincantieri, dove si occupava anche dei rapporti con la Nato, a Leonardo. Il presidente della Fondazione Leonardo è Luciano Violante, ex presidente della Camera in quota Ds che è poi transitato nei Dem, “famoso” per aver equiparatomentre era presidente della Camera i Partigiani, uso volutamente la maiuscola, e i fascisti di Salò, che lui bonariamente chiama “i ragazzi di Salò”. Il vertice della Fondazione Med-Or di Leonardo – ente nato circa un anno fa – è l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti. L’amministratore delegato di Leonardo, ancora, è il banchiere Alessandro Profumo, ex presidente del Monte dei Paschi di Siena ed ex amministratore delegato di Unicredit …”

L’Italia nel periodo 2019-2023 ha contribuito all’esportazione di sistemi d’arma per il 4,3% con un aumento significativo (+86%) rispetto al quinquennio precedente. Fonte: Altraeconomia”

 

“Le grandi banche europee negli ultimi anni hanno investito e fornito prestiti alle sei maggiori aziende belliche che armano, tra gli altri Stati, anche Israele, nonostante le gravi violazioni del diritto internazionale e del diritto umanitario commesse da Tel Aviv anche prima dell’attacco di Hamas avvenuto lo scorso 7 ottobre. Tra le banche che sostengono l’industria bellica che arma Israele ne compaiono anche alcune italiane, tra cui Unicredit e Intesa Sanpaolo. Lo riporta un recente rapporto curato da diciannove organizzazioni non governative, tra cui Pax e BankTrack, intitolato The companies arming Israel and their financiers (Le compagnie che armano Israele e i loro finanziatori). Nel dettaglio, i maggiori 20 istituti bancari europei, nel periodo compreso tra gennaio 2021 e agosto 2023, hanno fornito un totale di 36,1 miliardi di euro in prestiti e sottoscrizioni ai sei più grandi fabbricanti di armi che fanno affari con Israele, e detengono inoltre anche 26 miliardi di euro in azioni o obbligazioni di queste società. Secondo il rapporto, «attraverso questi investimenti, le istituzioni finanziarie sono direttamente collegate alle violazioni dei diritti umani che i loro clienti o società d’investimento hanno causato o contribuito a causare. Hanno la responsabilità di usare la loro influenza sui clienti e sulle società partecipate per fermare queste aziende dal causare o contribuire a causare scenari negativi». Il documento sottolinea esplicitamente che le misure provvisorie ordinate dalla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) lo scorso 26 gennaio per prevenire il genocidio a Gaza «rendono più urgente la necessità da parte delle aziende di fermare i trasferimenti d’armi a Israele e per le istituzioni finanziare di interrompere i finanziamenti alle aziende che continuano ad armare Israele». Inoltre, la vendita di armi allo Stato ebraico violerebbe ben due accordi internazionali: l’Arms Trade Treaty (ATT) delle Nazioni Unite risalente al 2014 e quello denominato EU Common Position on Arms Export Control del 2008.

Le maggiori aziende che forniscono armi a Israele

Tra i 25 maggiori produttori di armi a livello globale, il report ha selezionato quelle aziende che rispondevano a due criteri, ossia che hanno fornito armi allo Stato ebraico tra il gennaio 2019 e il dicembre 2023 e che hanno venduto esclusivamente armi di nuova fabbricazione e non di seconda mano. Ne è emerso un quadro in cui i principali fornitori bellici di Tel Aviv risultano le aziende americane Boeing, General Dynamics, Lockheed Martin e RTX, la tedesca Rolls-Royce e l’italiana Leonardo S.p.A. La parte preponderante nella vendita d’armi a Israele è svolta dalla Boeing che vende allo Stato ebraico bombe guidate di ogni tipo; segue poi la tedesca Rolls-Royce che solo con i motori MT883Ka per i carri armati Merkava-4, ha superato il miliardo di euro di vendite. La Lockheed Martin, invece, fornisce prevalentemente i caccia F-35, mentre l’italiana Leonardo, dal 2015 al 2023, ha venduto alle forze armate israeliane i cannoni navali Super Rapid 76mm prodotti dalla sua sussidiaria Oto Melara. E dal 2019 a oggi continua a fornire anche gli elicotteri AW-119 light. Leonardo, inoltre, fornisce armi e aerei all’Aeronautica militare israeliana e alla Marina militare. La società ha fornito alla Marina israeliana il suo cannone navale Super Rapido Multi-Feeding ed è anche il produttore degli aerei da addestramento Lavi e AW119Kx dell’aeronautica militare di Tel Aviv.

Elbit Systems fornirà sistemi d’arma, ricognizione, guida e consapevolezza situazionale per circa 230 veicoli blindati per un cliente europeo, un contratto da 300 milioni di dollari.

Anche le aziende d’armi israeliane svolgono un ruolo importante nella fabbricazione di armi attualmente impiegate nel massacro di Gaza: la Elbit Systems, ad esempio, è la più grande azienda militare e di armamenti di Israele. Secondo il centro di ricerca Who Profits, “l’azienda ha un rapporto molto stretto con l’apparato di sicurezza israeliano e fornisce un’ampia gamma di servizi e prodotti all’esercito israeliano. Diversi sistemi d’arma Elbit Systems sono utilizzati dall’esercito israeliano nell’attuale invasione e attacco di terra a Gaza, alcuni per la prima volta”.  Alcune compagnie israeliane come Elbit Systems, Israel Aerospace Industries e Rafael sono le maggiori esportatrici globali di equipaggiamenti militari e beneficiano di importanti contratti con le compagnie e i governi europei. Sempre Who Profits, per esempio, ha riferito che “tra il 29 ottobre e il 29 novembre Elbit Systems, da sola, si è aggiudicata un contratto da 135 milioni di dollari per la realizzazione di una fabbrica di munizioni per artiglieria per un cliente internazionale; un contratto da 170 milioni dall’esercito svedese e un contratto da 500 milioni dal Corpo dei Merines degli Stati Uniti. In generale, dal 7 ottobre 2023, l’industria manifatturiera israeliana delle armi ha registrato un picco della domanda, ottenendo grandi profitti dall’assalto israeliano a Gaza, si legge nel rapporto.

Le banche che finanziano l’industria bellica

Le sei principali aziende che forniscono armi a Israele sono finanziate da diverse grandi banche europee che, tra il 2021 e il 2023, hanno fornito prestiti e/o sottoscritto servizi alle società d’armi sopra citate (Boeing, General Dynamics, Leonardo, Lockheed Martin, RTX e Rolls-Royce) per un totale di circa 36 miliardi di euro. Al primo posto compare la francese BNP Paribas che ha fornito prestiti a Boeing, Leonardo, Rolls Royce e RTX per un totale di 4 miliardi e 700 milioni di euro; al secondo posto si posiziona ancora una banca francese, la Credite Agricole che, solo alla Boeing, ha fornito prestiti per più di un miliardo e 300 milioni di euro e 453 milioni di euro all’italiana Leonardo. A seguire troviamo la tedesca Deutsche Bank e la britannica Barclays. Tra gli altri istituti di credito che hanno finanziato queste aziende compaiono Société Générale, Lloyods Banking Group, Santander, Commerzbank, oltre alla Banca Europea per gli Investimenti (BEI).

Tra le banche italiane figurano Unicredit, Intesa Sanpaolo e Banco BPM. Unicredit ha fornito prestiti a Leonardo, Lockheed Martin e Rolls-Royce per un totale di un miliardo e 236 milioni di euro; Sanpaolo, invece, ha finanziato Boeing e Leonardo con un totale di 622 milioni di euro, mentre Banco BPM ha concesso a Leonardo 303 milioni di euro di prestiti.

Neutralità sì, ma gli affari sono affari

Per quanto riguarda gli investimenti in queste sei grandi aziende d’armi, a detenere il maggior numero di azioni e obbligazioni si trova al primo posto la banca d’investimenti svizzera UBS che, da sola, detiene circa quattro miliardi di euro in aziende produttrici di armi. A seguire c’è il fondo pensione norvegese GFPG. Poi la Francia con il gruppo bancario BPCE; la Germania con il colosso assicurativo Allianz e con Deutsche Bank e alcune grandi banche inglesi come Barclays e HSBC. Per quanto riguarda le compagnie italiane compaiono Exor – che pur essendo una società finanziaria olandese è controllata dalla famiglia italiana Agnelli/Elkann – e Intesa Sanpaolo, le quali detengono investimenti in alcune delle principali aziende d’armi rispettivamente con 426 milioni di azioni, la prima, e 96 milioni di azioni e 109 milioni di obbligazioni la seconda. Il rapporto precisa di non sostenere che la totalità dei prestiti «sia andata verso la produzione di armi destinata a Israele. Tuttavia, poiché gli investimenti in una compagnia generalmente supportano la compagnia nella sua interezza, investire in una compagnia coinvolge l’investitore in tutte le attività della compagnia, compresi gli impatti negativi di queste attività».

La violazione dei trattati internazionali sull’esportazione di armi

assopacepalestina.org: Proiettili d’artiglieria M825 e M825A1 etichettati D528, il codice di identificazione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per le “munizioni a base di fosforo bianco” a Sderot, in Israele, il 9 ottobre 2023. [Mostafa Alkharouf – Agenzia Anadolu]

La vendita di armi a Israele da parte degli Stati e delle aziende appartenenti all’industria bellica viola due trattati internazionali che stabiliscono chiare regole per l’esportazione di armi: l’Arms Trade Treaty (ATT), adottato dall’ONU nel 2013 ed entrato in vigore nel 2014, e l’EU Common Position on Arms Exports. Il rapporto sui finanziatori delle aziende che armano Israele riporta che nonostante questi trattati prevedano chiare norme da adottare nel processo decisionale sull’esportazione di armi, “molti Stati concedono licenze di esportazione che sembrano violare tali norme”. In particolare, l’ATT proibisce agli Stati di trasferire armi in caso di embargo o nel caso in cui sia noto che le armi vengono usate in violazione del diritto internazionale umanitario, per crimini contro l’umanità e/o atti di genocidio. Il 26 gennaio 2024, nell’ambito della causa intentata dal Sudafrica contro Israele, la Corte Internazionale di Giustizia (CIG) in una sentenza provvisoria ha stabilito che la Corte riconosce il diritto dei palestinesi ad essere protetti da atti di genocidio e che alcuni atti commessi da Israele nell’enclave “sembrano essere in grado di rientrare nelle disposizioni della convenzione sul genocidio”. Il bombardamento indiscriminato di edifici civili e campi profughi nonché l’assedio a cui è sottoposta l’enclave palestinese da ormai più di dieci mesi e che ha provocato una grave carestia a Gaza rappresentano fattori decisivi per l’accusa di genocidio. Anche esperti delle Nazioni Unite nel novembre del 2023 hanno affermato che gli atti di Israele a Gaza costituiscono un «genocidio in divenire» e che la comunità internazionale «ha l’obbligo di prevenire crimini di atrocità». Per queste regioni, un fornitore minore di armi a Israele come il Canada ha recentemente deciso di vietare l’esportazione di equipaggiamento militare verso Tel Aviv, mentre lo scorso febbraio una corte d’appello olandese ha stabilito che il governo olandese deve porre fine all’esportazione di materiale bellico verso lo Stato ebraico.

Banca Etica, che fa parte del GAB, conta oltre 47 mila soci e una raccolta di risparmio di oltre 2,4 miliardi di euro, dimostrando che è possibile fare finanza in modo etico e sostenibile.

Finanziando le industrie che armano Israele, le banche, le assicurazioni e i fondi pensione potrebbero rendersi corresponsabili dei gravi atti commessi dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza, mentre avrebbero la responsabilità morale di usare la loro influenza per dissuadere o boicottare la produzione di nuove armi da vendere allo Stato ebraico. Il rapporto raccomanda quindi alle istituzioni finanziarie di “porre fine a tutti gli investimenti e alla fornitura di finanziamenti alle aziende che stanno causando o contribuendo a causare danni a Gaza e che non riescono a interrompere immediatamente la fornitura di armi a Israele”. E soprattutto di “adottare politiche pubbliche che includano le norme dell’ATT e dell’EU Common Position on Arms Exports e di chiarire che non finanzieranno più aziende che agiscono in contravvenzione a queste norme”. Di Giorgia Audiello.

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