Pensavo di scrivere anche di sport, prima o poi, ma sicuramente non in una circostanza come questa. Nicky Hayden – pilota motociclista al secondo anno nel mondiale Superbike, dopo 14 stagioni in MotoGp dove vinse il titolo iridato nel 2006 – è morto dopo cinque giorni di coma, per un incidente in allenamento.
Il pilota statunitense, soprannominato Kentucky Kid, era rimasto in Italia – dopo il deludente gran premio di Imola, fuori in Gara 1 e 12° in gara 2 – per allenarsi con gli amici, prima di trasferirsi in Gran Bretagna per il Gran Premio di Donington. Purtroppo uno stop non rispettato – così sembra – ha posto fine alla sua carriera e, soprattutto, alla sua giovane vita: avrebbe compiuto 36 anni il 30 luglio.
Nicky Hayden era figlio d’arte a tutti gli effetti: il n° 69 con cui correva l’aveva ereditato dal padre Earl che poi) e anche mamma Rose correva in pista: “Papà l’ha sposata apposta: voleva i bambini più veloci del mondo”, raccontava Nicky. E infatti tutti e tre gli Hayden Jr – Nicky, Roger Lee e Tommy – presero la strada della pista e finirono anche insieme sul podio nel 2002 (Springfield TT). Il contagio non risparmiò nemmeno le sorelle, Jenny e Kathleen.
La morte di Nicky Hayden riporta alla memoria quella di un altro grande campione, e come lui inserito tra le “leggende” della MotoGp, Mike Hailwood, morto a causa di un incidente stradale che coinvolse la sua Rover 3500 e un camion, mentre si recava con i figli a comprare fish and chips per cena.
Tra tante storie drammatiche, una a lieto fine è quella di Franco Uncini, campione iridato della classe 500 nel 1982. L’anno successivo alla conquista del titolo, però, durante il Gran Premio d’Olanda cadde e fu investito dall’incolpevole Wayne Gardner finendo in coma. Fortunatamente Uncini si riprese bene dal grave incidente e disputò altre due stagioni per poi ritirarsi dall’agonismo nel 1985.
Un caso a sé é quello del pilota giapponese Noboyuki Wakai (25/7/1967 – 1/5/1993) deceduto per evitare uno spettatore nella corsia dei box alla vigilia del Gp di Spagna del ’93, categoria 250 che avrebbe dovuto disputare da titolare in sella ad una Suzuki. In questo video i drammatici momenti successivi all’incidente.
Un’altra morte che mi viene da definire assurda è quella di Doriano Romboni (8/12/1968 – 30/11/2013). “Rombo”, questo il suo soprannome, aveva disputato dieci stagioni in MotoGp – collezionando 6 vittorie, 6 secondi e 10 terzi posti – e tre in Superbike”. Nonostante la grande esperienza e bravura, è morto a Latina in seguito ad un incidente durante le prove della seconda edizione del “Sic Supermoto Day”, in memoria di Marco Simoncelli (morto in gara nel G.P. di Malesia, il 23 ottobre 2011).
Non farò l’elenco completo dei piloti che hanno trovato la morte in pista, ma voglio ricordare tre piloti, poco famosi e che forse per questo non vengono ricordati spesso:

Andrea Antonelli (25 anni, morto a Mosca il 21 luglio 2013 durante la gara del Mondiale Supersport)

Shoya Tomizawa (19 anni, morto il 5 settembre 2010 a Misano in occasione del Gran Premio di San Marino)

Luis Salom (25 anni, morto il 3 giugno 2016) in seguito ad una caduta nelle prove libere del Gran Premio di Catalogna.