Nella botte piccola….

In questa pagina troverete indicazioni su editori che secondo me meritano di essere conosciuti e sostenuti: ovviamente non ho la pretesa di riuscire a conoscerli  tutti, ma proverò comunque a fare del mio meglio.

Molti degli editori che troverete probabilmente sono già molto conosciuti, altri meno e qualcuno forse per niente, io li pubblicherò semplicemente man mano che li incontrerò o che mi torneranno alla memoria.

Sensibili alle foglie

La presentazione di Sensibili alle foglie è in jpg, impossibile quindi pubblicare l’immagine in un formato leggibile, che comunque potete trovare cliccando qui.

Mi limito a riportare il prima paragrafo:

“Sensibili alle foglie è una cooperativa di produzione e lavoro, ma è soprattutto un modo di guardare, un modo di cercare, di porre domande sui vissuti delle esperienze estreme, sui dispositivi totalizzanti che sono all’opera nei gruppi, nelle associazioni e nelle istituzioni, sulle risposte di adattamento e sulle risorse creative delle persone che le attraversano. Un laboratorio di ricerca sociale che pubblica libri, fa ricerca, promuove mostre didattiche e opera nella formazione….”

 

La città del sole

“Io nacqui a debellar tre mali estremi: tirannide, sofismi, ipocrisia” (Tommaso Campanella)

Non dite a mia madre
che faccio l’editore.
Lei mi crede pianista in un bordello!

Recitava così il nostro capo Franco Arcidiaco, parafrasando Mark Twain, all’inizio della sua avventura editoriale, nel lontano 1997. Prima aveva un mestiere serio e sicuro, l’imprenditore, sempre nel settore editoriale come distributore di periodici in Calabria e Sicilia e consulente per grandi gruppi editoriali (La Repubblica, Springer, Domus, RCS) in tutto il territorio nazionale, che sposava ad una variegata attività giornalistica, da corrispondente (nel 1976) dello storico quotidiano Paese Sera a opinionista free lance di quotidiani, periodici e emittenti radiofoniche e televisive; ha fondato e diretto i periodici Laltrareggio, Laltrareggina, Il Berlusconiere e Lettere Meridiane e, con Guido Talarico, il quotidiano Il Domani della Calabria. Oggi è direttore responsabile di Lettere Meridiane, CinemaSessanta, Roma Lavoro e del sito www.calabriapost.net.

Nel 1997 ha deciso di dare una svolta alla sua vita e di coltivare la sua vera passione, i libri e la lettura.

È nata così la Città del Sole Edizioni: la scelta del nome, essendo a Reggio Calabria, non poteva che rimandare all’opera del pazzo filosofo calabrese Tommaso Campanella.

Naturalmente – come recitava un nostro autore poeta e drammaturgo (Rodolfo Chirico) «ognuno ha diritto di curare la propria follia come vuole», e come il filosofo di Stilo, anche il capo, da battagliero giornalista, si proponeva di combattere «tirannide, sofismi, ipocrisia».

Le scelte editoriali? Manco a dirlo … inchieste giornalistiche, saggi di politica e attualità, tutto legato dal filo della memoria individuale e collettiva. E così è venuto fuori il testo che ha dato alla casa editrice una prima notorietà: nel 2001 il giovane giornalista Fabio Cuzzola, su input del “vecchio editore”, rispolvera una storia lontana, una storia negata, che intrecciava la Rivolta di Reggio per il capoluogo a quella nebulosa e oscura degli anni ’70. È nato Cinque anarchici del sud, un piccolo capolavoro che ha riportato alla luce un periodo e delle vite dimenticati, recensito da tutti i grandi organi di stampa e da Carlo Lucarelli che gli ha dedicato un’intera puntata della trasmissione RAI Blu Notte.

Da allora il lavoro non si è più arrestato …

Oggi ci siamo anche noi – staff – e lavoriamo alla narrativa, alla poesia, al cinema. Pubblichiamo periodici: la gloriosa rivista di critica cinematografica Cinemasessanta, fondata e diretta negli anni Sessanta da Mino Argentieri, e la piccola, ma molto amata, rivista culturale Lettere meridiane.

Pensiamo spesso al motto che abbiamo scelto per quest’ultima – perchè ci sentiamo molto mediterranei – «Una radice di pietra e di mare più forte della diversità delle rive» mutuato da una frase di Franco Cassano, lo studioso che ha teorizzato il cosiddetto “pensiero meridiano”, cui idealmente la rivista si ispira; e che oggi – ne siamo molto orgogliosi fa parte anche del comitato di referee di una delle nostre più prestigiose collane (e tra i direttori dei nostri progetti editoriali, come non ricordare, i professori Pasquale Amato, Enrico Costa, Tonino Perna, Luigi Maria Lombardi Satriani, Giuseppe Caridi, Mario Bolognari, Domenico Minuto, Francesco Idotta, Ulderico Nisticò, Salvatore Speziale?).

A questi nomi si uniscono quelli, altrettanto prestigiosi, di studiosi purtroppo scomparsi quali: Emilio Argiroffi, Sharo Gambino, Italo Falcomatà, Nicola Zitara, Renato Nicolini, Osvaldo Pieroni, Edoardo Mollica, Rodolfo Chirico e Pasquino Crupi.

Tra i grandi giornalisti presenti nel catalogo della casa editrice vanno segnalati: Adele Cambria, Paride Leporace, Giuseppe Baldessarro, Manuela Iatì, Gianluca Ursini, Andrea Tomasi, Jacopo Valenti, Paola Bottero, Salvo Fallica e Toni Jop.

Lavoriamo tanto, con enti, associazioni, università, compagnie teatrali. Ma ci vantiamo di una cosa soprattutto: mettiamo insieme persone, idee, sentimenti e parole, e cerchiamo di andare avanti, un po’ disordinatamente, con tanta energia e vitalità.

Perchè quello che facciamo – per dirlo con le parole di un altro nostro autore (il geniale Domenico Loddo) – «è una modesta bussola di carta, che non serve per ritrovarsi nel caos dell’esistere, ma solo per perdersi dentro definitivamente».

La casa editrice è diretta oltre che dal fondatore Franco Arcidiaco, dalla moglie-socia Antonella Cuzzocrea e si avvale di numerosi e referenziati collaboratori esterni con le funzioni di editor e grafici.

La Città del sole edizioni è presente, sin dal 1997 con propri stand, presso le più importanti fiere di settore a partire dal Salone Internazionale del Libro di Torino e dalla Fiera Più Libri Più Liberi di Roma.

Ad oggi i volumi pubblicati sono circa 900 suddivisi in varie collane.

A Rivista anarchica

Dal primo numero sono passati 46 anni e altri 415 numeri, i tempi sono cambiati e la rivista ha saputo mantenersi al passo coi tempi, ampliando i propri orizzonti.

Questo il sommario di A rivista anarchica, anno 1 n. 1- febbraio 1971:

Guido Montana “Le tesi del manifesto”: un manifesto imbroglio 3
USI di Sestri Ponente Il salario come momento di divisione tra i lavoratori 4
USI di Sestri Ponente Unità sindacale sulla pelle dei lavoratori 5
Bianca F. Il bambino nel ghetto 5
R. Brosio Torino come Chicago? 6
A cura della redazione Milano un anno dopo 8
Emilio Cipriano Compagno sfruttatore 10
Antonella Schroeder La zia Rachele 11
A. di Solata “E’ morto un cane…” 12
Alberto Toninello Anarchici a Trento 13
A cura della redazione Cronache sovversive 14

E questo l’editoriale del n.268, dicembre 2000 – gennaio 2001

Trent’Anni…

Con questo numero si concludono i primi 30 anni di vita di “A”.
Il primo numero – lo ricordiamo – uscì nel febbraio 1971, dopo una gestazione durata qualche mese. Venne infatti concepito nel corso del 1970, all’indomani della strage di piazza Fontana e dell’assassinio del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, nel pieno della campagna di controinformazione sulla repressione. Nel gruppo redazionale iniziale c’erano anarchici milanesi (militanti del circolo “Ponte della Ghisolfa”, lo stesso di Pinelli) ed un anarchico romano: gran parte dei componenti di quel manipolo iniziale sono tuttora attivi in campo libertario.
L’esigenza – sentita dai promotori di “A” – di dar vita ad una nuova pubblicazione anarchica, con la redazione a Milano anche se di respiro più vasto, coincideva con la crescita che il movimento anarchico aveva vissuto a partire dal ’68: crescita di simpatie, di influenza sociale, di interesse storico e culturale. C’era tutto un fermento, in quegli anni, e non solo in campo anarchico. Fu in quel clima che si decise di pubblicare almeno 3 numeri di “A”: se i compagni l’avessero accolta positivamente, riconoscendola come uno strumento utile e quindi impegnandosi anche a diffonderla, bene. Se no, dopo 3 numeri, esauriti i fondi raccolti, si sarebbero interrotte le pubblicazioni.
Andò bene. La rivista si affiancò alle poche pubblicazioni esistenti (il settimanale Umanità Nova, il quindicinale L’Internazionale, il piccolo Seme Anarchico, la vetusta Adunata dei Refrattari che arrivava mensilmente dagli Stati Uniti), con una grafica ed un’impostazione redazionale del tutto nuovi in campo anarchico, ritagliandosi uno spazio preciso. Fu accolta con simpatia anche dai vecchi compagni – quelli che avevano combattuto contro il regime fascista in carcere, al confino, in esilio – e iniziò così quell’avventura editoriale che tuttora continua.
Nel corso di questi 3 decenni (e 268 numeri) la nostra rivista si è progressivamente modificata, così come profondamente si è trasformato il contesto circostante. Immutata è rimasta la volontà di rappresentare uno strumento critico, di informazione e soprattutto di riflessione. Certo, rispetto alla rivista prevalentemente di propaganda e di agitazione dei primi anni ’70, oggi “A” è profondamente diversa. I tempi sono cambiati e – per fortuna e mai abbastanza – anche noi siamo cambiati.
Ma le ragioni di fondo che spinsero trent’anni fa un gruppo di compagni di Pinelli a far nascere questo periodico che hai tra le mani (o sul monitor del tuo computer, se stai consultando la versione on-line) sono sempre le stesse. E le ritroveremo nella presentazione del n. 538 di “A”, quando nel febbraio 2031 concluderemo il secondo trentennio di “A”. Per chi ci segue con simpatia è un augurio, per noi è un impegno.

Soldi. Quattro anni dopo la sua morte, il compagno Valerio Isca (Calatafimi 1898 – New York 1996) si è rifatto vivo con noi. Dagli Stati Uniti i suoi curatori testamentari ci hanno inviato un bell’assegno di 7.000 dollari (lire 15.860.800), da lui destinato alla nostra rivista. Un analogo assegno è stato inviato al Centro Studi Libertari di Milano. Per noi, è una bella botta, se pensiamo che la rivista costa circa 100 milioni all’anno, che lo scorso anno il bilancio si era chiuso con oltre 20 milioni di deficit e che la rivista ha sempre più pagine mentre il prezzo è fermo da anni a 5.000 lire.
Sul prossimo numero daremo conto dei dati essenziali del bilancio, che tradizionalmente si chiude a fine novembre e viene inviato ai diffusori ed ai sostenitori di “A”. Anche grazie a quest’ultima donazione, comunque, si presenta fin d’ora molto meno preoccupante che nel recente passato.

Precisazione. Per una dimenticanza, sullo scorso numero è saltata l’indicazione della fonte e del traduttore della lunga intervista con lo psicoanalista brasiliano Roberto Freire. A tradurla dalla rivista libertaria portoghese Utopia è stato Gianni Alioti: grazie!

 

 

 

 

Informazioni utili per la lotta al macero (1)

CHE COS’È IL PREZZO DEL LIBRO?
Chi entra in una libreria “concreta”, o accede tramite web a una libreria “virtuale” perché interessato all’acquisto di un libro si scontra con la materialissima questione del suo prezzo, sempre troppo alto. Per disinformazione o ingenuità molti degli acquirenti pensano che l’editore incasserà buona parte di quel prezzo. È un pensiero del tutto sbagliato.
Facendo l’esempio di un prezzo di 20 euro vediamo come viene mediamente ripartito il ricavo: l’8% va al promotore, ossia l’agenzia che si occupa della prenotazione dei libri presso i librai al momento del loro lancio; il 12% va alla distribuzione, dal 30% al 46% (con una media del 40%) va al libraio. All’editore rimane quindi il 40%, l’equivalente di 8 euro. Con quel ricavo l’editore deve pagare il costo industriale (carta, stampa e allestimento, che incidono per un 20-25% sugli 8 euro), i costi di spedizione, di magazzinaggio, i diritti d’autore (con una percentuale che può variare tra il 5% al 10% a seconda dei contratti), tutte le altre spese generali (il personale, l’affitto e la gestione degli uffici, le utenze varie, l’amministrazione, ecc. ecc. ecc.).
Che resta quindi all’editore? Semplice: il debito!!!
Ecco perché nel nostro catalogo compaiono i seguenti titoli:
La fabbrica dell’uomo indebitato; Il governo dell’uomo indebitato; Dacci oggi il nostro debito quotidiano. Strategia dell’impoverimento di massa.
Te capì?

Partecipa alla campagna macero NO #minimo30 di DeriveApprodi andando a questo sito: http://promo.deriveapprodi.org/

Informazioni utili per la lotta al macero (2)
#Minimo30

MaceroNo campagna DeriveApprodi

Informazioni utili per la lotta al macero (2)

Che cos’è la resa libraria

Quando si entra in una libreria e si vedono quelle centinaia e centinaia di libri tutti ordinatamente allineati sui tavoli e sugli scaffali viene normale pensare che siano di proprietà del Libraio che li ha acquistati per poi rivenderli a noi con un margine di guadagno.
Sbagliato! Di quei libri il Libraio ne ha effettivamente comprati (in «conto assoluto», si dice in gergo editoriale) solo una piccola parte. La gran parte l’ha acquistata in «conto deposito», ossia l’ha acquistata virtualmente, poiché è per lui possibile restituirla in resa, anche in tempi strettissimi – due-tre mesi – laddove non sia riuscito a venderla o si ritrovi nella necessità di rientro di liquidità monetaria, operando così quel che si definisce una «resa finanziaria».
Il meccanismo della vendita in forma di «conto deposito» (una vendita sì fatturata, ma con scadenze di riscossione molto dilazionate, la prima delle quali è solitamente a 6 mesi dalla sua emissione) mette l’Editore in una condizione di gestione amministrativa del tutto aleatoria. Capita cioè (per fare un esempio) che un editore emetta una fattura di vendita in «conto deposito» di 10.000 euro con scadenza di saldo a 6 mesi e si ritrovi, prima di quella scadenza, a rischio di restituzione in resa di parte o addirittura di tutta quella somma. Somma che magari nel frattempo si è fatto anticipare da una banca per poter disporre di una liquidità necessaria a far fronte ai pagamenti mensili, sia dei costi della produzione tipografica (carta stampa e confezione) che generali: fornitori di servizi vari, locazioni, collaboratori, utenze ecc. ecc.

I volumi resi dopo essere transitati dai magazzini del Distributore dell’Editore – figura di mediazione e gestione di tutte le transazioni economiche tra l’Editore e il Libraio del quale ci occuperemo in un altro capitolo – vengono riconsegnati ai magazzini dell’Editore divenendo giacenza perlopiù economicamente passiva, e per questo suscettibile di eliminazione attraverso la messa al macero. Capittto?

 

 

 

Zero in condotta

Parole, immagini e anche suoni. Percorsi che attraversano la memoria storica del movimento anarchico e libertario impegnato in prima persona nelle lotte sociali per la liberazione dell’umanità da qualsiasi schiavitù economica e politica.

Ma anche percorsi che intendono esplorare il futuro attraverso le potenzialità già presenti di ipotesi sociali libertarie in grado di segnare profonde e laceranti fratture nei confronti di un vivere alienato ed alienante.

Ipotesi che sono essenzialmente risposte su come sia possibile organizzarsi contro lo sfruttamento, l’oppressione, la repressione che – qui come altrove – lo Stato, i suoi organismi esercitano in nome del profitto, del controllo.

Certo, sono parole, immagini e anche suoni. Pure racchiudono esperienze, sofferenze e gioie di chi non si è mai considerato un vinto, perché non ha mai guardato il proprio nemico stando in ginocchio.  Entra… 

Libreria Anomalia

Libreria Anomalia e CDA: due iniziative distinte ma unite da un progetto comune.
Quando il Collettivo Anarchico di via dei Campani era impegnato nel recupero dei locali dell’attuale Libreria Anomalia, il 1979 già si affacciava sul riflusso del decennio successivo.

Il progetto acquistava concretezza in un quartiere molto diverso dall’attuale San Lorenzo, contendendo fisicamente lo spazio ad anni di abbandono, a materiali e scarti di ogni genere.

Nel 1981 viene acquisita la gestione del Centro di Documentazione Anarchica, nato a Torino alla metà degli anni ’70 su iniziativa di alcuni componenti del Circolo Studi Sociali “E. Reclus”.

Si definisce quindi un ampio progetto politico e culturale teso non solo ad impedire la dispersione dell’esperienza dei movimenti antagonisti e libertari degli anni ’60 e ’70 e a diffonderne le elaborazioni e le intuizioni, ma anche al tentativo di tradurle nel proprio vissuto.

Questa impostazione di base ha segnato la decisione di aprire la Libreria Anomalia e di accrescere nel tempo il CDA, con cui condivide i locali di via dei Campani, due iniziative distinte ma unite da un progetto comune.

Soltanto alcune delle individualità con cui la libreria e il CDA mossero i primi passi hanno continuato ad occuparsene, e fino ad oggi moltissimi/e hanno vissuto e plasmato questa struttura, che ha però mantenuto un carattere ed una connotazione precisi, nella cernita dei libri in vendita e nell’incremento della biblioteca, nelle singole iniziative come nella gestione generale, mirando a realizzare nel quotidiano la prospettiva anarchica cui ha sempre teso.

Questi avvicendamenti, che continuano ancora oggi, ne fanno una realtà in cui il passato contribuisce a fondare i caratteri del presente, mentre la sensibilità degli individui che nei vari momenti la vivono ne ridisegna il futuro, tra fragilità ed entusiasmi, decisione e stanchezza.