Il cavallo di Przewalski, addomesticato per la prima volta 5.500 anni fa, conquista Chernobyl

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Da blog.leslignesbougent.org/ traduco e rilancio questo articolo che penso possa interessare chi si occupa di ecologia e zoologia, oltre a chi, come me, ama i cavalli.
Il cavallo di Przewalski è ritenuto il primo equino apparso sulla terra, come si legge anche più avanti nell’articolo.
Forse per non conoscenza (sciovinismo?) l’articolo non cita l’Italia, dove però siamo ad un livello « amatoriale » grazie all’impegno di Antonia e Harry Salamon, fondatori dell’Oasi Sant’Alessio, in provincia di Pavia (per visitarla, tel. 0382 94139) dedicata alla tutela delle specie a rischio.
 Tra queste, appunto, il cavallo di Przewalski, di cui hanno importato una coppia dallo zoo di Berlino che ha dato alla luce due puledri, un maschio di 3 anni e una femmina di 2.
Ma su quest’esperienza tornerò, perché la mia passione per i cavalli non si è certo spenta.
Ecco l’articolo, da me tradotto.

« La catastrofe nucleare di Chernobyl risale lla notte tra il 26 e il 16 aprile del 1986, 35 anni fa. Il suo territorio non potrà accogliere degli esseri umani senza pericolo per la loro salute per 24.000 anni (1) Ė infatti ancora pesantemente contaminato.Così una vasta zona di 2200 chilometri quadrati a nord dell’Ukraina e di 2600 chilometri quadrati nel sud della Bielorussia è ormai disabitata. Una zona equivalente più o meno ad un dipartimento francese.

Non abitandoci più nessuno, le strade si sono ristrette e sono state divorate le erbe selvatiche. Le case svaniscono e la natura riprende l suo posto tra i blocchi di cemento dell’era sovietica. Era una zona molto industrializzata.

La città di Peipiat, costruita negli anni ‘70 a pochi chilometri dalla vecchia centrale nucleare è diventata una città fantasma. Gli alberi premono nel mezzo degli immobili di cemento grigio che a poco a poco crollano. La città è nel cuore della zona proibita. In un raggio di 30 chilometri tutte le abitazioni sono state vuotate e le attività umane sono state abbandonate.
I campi sono spariti. Della vita umana precedente restano solo macerie, come gli autoscontri arrugginiti del luna park. (2).
Nessuno è autorizzato ad entrarci. Ormai è una grande riserva naturale in cui gli umani lasciano alle piante ed agli animali capaci di adattarvisi si vivere come vogliono. Attorno a Chernobyl non ci sono cacciatori, agricoltori, abitanti.

La scommessa di alcuni scienziati 

Nel 1998, alcuni scienziati ebbero l’idea si introdurvi una trentina di cavalli di Przewalski.

Questi cavalli erano spariti dal loro habitat naturale in Asia  a causa della caccia e della riduzione del loro territorio. Erano una razza in cia di estinzione. Ma dal 1923  ne erano allevati una trentina nello zoo di Praga

Il cavallo di Przewalski sarebbe stato addomesticato 5500 anni orsono dalla cultura dei Botaï, un popolo del neolitico che viveva nel nord dell’attuale Kazakistan. In seguito tornarono allo stato brado e vennero scoperti da un militare russo, Nikolai Mikhailovich Przhevalsky, che gli diede il suo nome.

Il takk delle steppe

I Mongoli, che già li conoscevano, li chiamarono Takh. Si tratta di un piccolo cavallo di 1 metro e 30 al garrese, dal manto baio con la pancia bianca. È tarchiato, libero e bello. La sua criniera è ispida, le zampe striate e si muove in branco. Secondo il capo del dipartimento scientifico della riserva naturale di Chernobyl, il cavallo di Przewalski è « il simbolo della zona proibita ».



Inizio promettente

Il cavallo di Prewalski/Takh si è ben insediato nella riserva ukraina. I biologi stimano che la popolazione  ammonti a circa 150 capi, con una quintuplicazione in vent’anni. Dall’altrolato della frontiera, in Bielorussia, ce ne sarebbero altri 60 capi. Un vero successo per una specie minacciata di estinione. I responsabili dello oo di Kiev che seguono questa esperienza sperano che la popolaione possa raggiungere i 300 capi o addirittura 500!

Già adesso i Takh di Chernobyl rappresentano l’8% della popolaione mondiale. Gli altri sono in Molgolia, dove sono stati reintrodotti nel 1992 da cui hanno poi coloniato nuovi spai in Cina e in Russia. Sono stai anche reintrodotti nel deserto del Gobi, in Cina.

Esisteun piccolo numero di questi cavalli anche in Francia, sull’altipiano di Méjean, oltre che in Spagna, nei Pirenei, ed in Belgio

Chernobyl: un rifugio naturale per altre specie ?

Nella zona vietata gli animali selvatici approfittato dell’assenza dell’uomo per proliferare. I biologi hanno segnalato la presenza di linci, lupi, alci, cinghiali, aquile dalla coda bianca, orsi e numerose altre specie. Oggi si stima una presenza di 2700 animali nella riserva.

Sopravviveranno alla radioattività ? Per ora queste popolazioni aumentano e sembrano in buona salute. Chi vivrà, vedrà…

 

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