(dis)Corso di scrittura con Marco Sommariva

Corsi di scrittura, più o meno creativa, se ne trovano a bizzeffe. A volte di autori affermati, a volte di illustri signor nessuno, ma accomunati dal fatto di essere a pagamento e non sempre il prezzo è proporzionale alla qualità del corso. Altra caratteristica abbastanza comune è il far calare dall’alto la propria “scienza”, col classico rapporto docente-discente.

La proposta di Marco Sommariva va invece in direzione diametralmente opposta: quattro incontri a partecipazione libera e gratuita “in cui proveremo a capire insieme l’importanza di leggere e di scrivere, il potere della parola e dei libri, qual’è il ruolo dello scrittore o il compito di un romanzo, la differenza tra racconto e romanzo, tra giallo e noir oppure cos’hanno in comune opere apparentemente tanto diverse come Pinocchio e Niente di nuovo sul fronte occidentale”, come si legge nel volantino che vedete accanto.

Ovviamente sorge spontanea una domanda: va bene che i corsi sono gratuiti e con modalità nuove, ma chi è questo Marco Sommariva?

Sul suo sito – marcosommariva.com – troverete moltissime informazioni su questo scrittore, anarchico e militante antifascista, capace di spaziare nei generi letterari e non solo. Inoltre, lo dico chiaramente, è un amico fraterno da oltre vent’anni, cosa che non mi impedirà comunque di attenermi strettamente ai fatti, che non hanno bisogno di essere “pompati”.

Marco Sommariva, nella foto in una delle sue letture pubbliche, è nato a Genova-Sestri Ponente (località Priano), il 29 ottobre 1963,  ed ha iniziato a scrivere libri nel 1998, esordendo l’anno dopo col romanzo breve “Il cristallo di quarzo”, con “Sicilia Punto L”, casa editrice libertaria di cui è animatore Pippo Gurrieri .

Nel 2001 esce la prima edizione di “Fischia il vento”, il suo secondo libro ormai giunto alla quinta edizione, anche questo edito da Sicilia Punto L. Il romanzo, ambientato all’inizio del 1945, parla di sette uomini genovesi che dettero vita alla Brigata Walter, e delle loro gesta; la storia si conclude al giorno d’oggi, con un’amara riflessione sui nostri tempi da parte dell’unico partigiano ancora vivo. Libro raccomandato da don Gallo, Gianfranco Manfredi, Giuliano Montaldo e Giovanni Pesce, da cui è stato tratto nel 2017 l’omonimo cortometraggio con Eliana Miglio.

 

Di questo libro – che allora non piacque all’Anpi genovese, di stretta osservanza pidiessina – il sopracitato regista Giuliano Montaldo ha scritto: “Leggendo ‘Fischia il vento’ le parole sono diventate immagini e gli episodi sequenze in bianco e nero coinvolgenti, appassionanti, che narrano eroismi, sofferenze, torture, morte… Chiudendo gli occhi ho udito un brano di una canzone ‘… e se poi ferito muore non piangetelo perché se libero un uomo muore non importa di morir…’. Libero! Grazie Marco per le tante emozioni”.

Gianfranco Manfredi mentre autografa una copia di Magico Vento

Molto gratificante, anche per il sottoscritto lo ammetto, la “Non prefazione” scritta da Gianfranco Manfredi –  a mio avviso il più grande cantautore italiano degli anni settanta,  a cui dobbiamo un brano che è un vero manifesto di quegli anni: “Ma chi ha detto che non c’è” –  scrittore di grande talento, capace di spaziare dal fumetto, “Magico vento”, per citarne uno, alla saggistica ed ai romanzi.. Ha esordito con  “L’amore e gli amori in J. J. Rousseau (1735-1755). Teorie della sessualità, Milano, Mazzotta, 1978”,  a cui  sono seguiti moltissimi altri, tra i quali, il recente “Ma chi ha detto che non c’è – 1977 l’anno del big bang”, pubblicato per Agenzia X.

Ecco uno stralcio della sua “Non prefazione” a “Fischia il vento”: “Marco Sommariva è uno scrittore. Di che genere? Tanti e nessuno in particolare. Racconti visionari (Ho ucciso Capossela), classiche short stories neo-gotiche (Adamo, Eva, Fuori Lilith ), romanzi brevi d’ambiente contemporaneo che incrociano la spy e la crime story (Il cristallo di quarzo), cronache crudamente realistiche (come la Cronaca di una morte annunciata, omaggio a Carlo Giuliani), recensioni spudoratamente acide (come quelle pubblicate sul mensile musicale Blow Up), romanzi gialli smarriti e desolati in cui l’avventura attraversa la nostra quotidianità, il nostro presunto quieto vivere, più di quanto non si sappia e non si voglia riconoscere (Vorompatra) e chissà quant’altro.
Marco Sommariva scrive bene. Il che dovrebbe essere normale. Ma chiedetevi quante volte ultimamente avete acquistato o rubato un libro e dopo una lettura di poche righe vi siete pentiti di non averlo lasciato dov’era. Quando l’unico orizzonte, per uno scrittore, diventa scrivere per il mercato, non si può pretendere che i suoi libri non condividano sostanza e destino delle altre merci allineate sugli scaffali e riassumibili nel loro valore di scambio. L’uso le annulla. L’uso è nullo. Carne che non sa di carne, coloranti, additivi per richiamare odori, sapori che la Cosa si limita appunto ad evocare, prodotti per tutti e per nessuno in particolare, per tutte le circostanze e per nessuna che significhi davvero qualcosa. Roba malfatta, prigioniera della sua confezione e del prezzo imposto. Tanto più commerciale, quanto più da macero. Marco Sommariva non scrive per il mercato. Bisogna andarselo a cercare, o cogliere l’occasione quando ci s’imbatte fortuitamente in qualcosa di suo. E allora, non è l’impulso al consumo, ma la curiosità a guidarci, la curiosità e quell’istinto che sa ancora diffidare dell’apparenza e c’indirizza al Non Conforme, luogo dove le delusioni non sono certo maggiori che nel Conforme, ma dove le scoperte sono molto più uniche e preziose.
Marco Sommariva non è un mio amico. Non lo conosco. Mi è stato segnalato da un’altra persona che non conosco affatto, un Alfredo che mi ha scritto di lui via internet, ed è già confortante che qualcuno usi internet per parlare di altri e non di sé, è un buon segnale. Grazie Alfredo. Così ho ricevuto gli scritti di Marco e così li ho letti. Grazie Marco perché li hai scritti. E io ora non scrivo queste righe per compiacenza, casomai avvertendone una certa inutilità, visto che l’autore non ha bisogno di prefazioni per venire apprezzato, consideratela dunque una non-prefazione, una semplice testimonianza personale. Ho visto la sua faccia su una copertina, questo sì, e so che è un libertario, come me, ma l’ho scoperto dopo, leggendolo e ritrovandola, questa sua anima anarchica, nel suo stile. Il che è come dire che un anarchico lo si riconosce da come cammina, non solo per la direzione che imbocca. Del resto è anche genovese, come De Andrè, come Paoli, tanto per dirne due, di anarchici naturali, di mare e di vento, di carne e di sangue, di prosa lirica senza lirismo, di realismo non compiaciuto e non avaro di sogni, di sensuali abbandoni senza culto della decadenza, di profonda misura interiore mai rinchiusa nel soggettivismo dei solipsisti. Un autore trasparente perché è solo la trasparenza che ci conduce oltre l’ostacolo.
Marco Sommariva, infine, è uno che sa ascoltare. Credo sia la qualità migliore che possa avere uno scrittore. Nei suoi scritti, continue sono le aperture al narrare altrui. Compare uno e racconta, di sé, degli altri, di quello che ha capito, di quello che non ha capito, non in teoria, ma nella concretezza dell’episodio. Non c’è storia senza storie. E le storie possono essere compiute o frammentarie, questo non ha alcuna importanza. Ma una persona, fosse pure un fantasma, che non racconta storie è socialmente persa, come una che non sa ascoltarle….”.

Un libro che ho amato moltissimo e resta per me uno dei più belli, per una volta consentitemi un’opinione personale, è “Il venditore di pianeti”. Questa la parte conclusiva della prefazione di Mauro Macario, che trovate integrale nel sito: “… Non starò certamente a svelare chi è il venditore di pianeti così lungamente cercato dal protagonista in un’indagine investigativa grottesca ed esasperante – che ha una sua cuginanza elettiva con Bukowski, Vonnegut, Chandler – ma potrei azzardare che, facilmente, il lettore di parole si tramuterà in lettore d’immagini. Immagini che formano un’ideale, lunga “striscia”, un fumetto anomalo – magari a firma di Crumb. Ma chiunque sia il venditore di pianeti e qualunque cosa voglia fare, sappiamo bene che – fuori dalle pagine del libro – ce ne sono tanti che il nostro pianeta vorrebbero venderlo e con noi tutti dentro. Chi riuscirà in questo perverso e criminoso progetto, avrà avuto l’avallo del popolo terrestre tramite la delega elettorale che consente al potere di gestirci. Allora i carnefici del mondo non saranno da denigrare più di tanto. È tempo di saldi, signori miei!”.

Marco non è uno scrittore a tempo pieno, deve infatti ritagliarsi il tempo di scrivere nei momenti lasciatigli liberi dal lavoro e dai numerosi impegni. Nonostante questo, Marco oltre a scrivere libri riesce a mettere creare altre iniziative, ad esempio letture pubbliche, come quelle organizzate al jazz club genovese Count Basiequi,  o l’iniziativa di Nicocomix in occasione del 25 aprile dello scorso anno , qui .

La differenza tra Marco e gli intellettuali che preferiscono vivere nella loro torre d’avorio mi sembra evidente,  così non stupirà sapere che ha trovato il tempo di occuparsi anche del Covid, con il diario che vedete accanto: “Dalla necessità di dare voce a molte storie, anche minime, di lotta e resistenza quotidiana al virus Covid-19, nasce questo Diario che rivela l’esistenza di un fitto sottobosco di azioni e relazioni nate durante i mesi del lockdown. Se di queste vicende si fossero impossessati i mass-media e la stampa ‘tradizionale’ non avremmo questi racconti, o peggio, avremmo l’ennesima sfilza di numeri, statistiche e uomini appiattiti alla voce ‘eroi’. Questo libro svela chi era al centro del tornado Coronavirus e combatteva senza armi o quasi; chi, mentre qualcuno si adeguava silenziosamente a indossare la mascherina e a non uscire di casa, cercava il modo per non sottostare passivamente a una reclusione travestita da sicurezza, fosse solo ragionando in maniera autonoma. Un testo fondamentale perché non accada quanto scriveva nel 1908 Anatole France: “Le testimonianze false valgono più di quelle vere, perché vengono create espressamente per le necessità della causa, su ordinazione e su misura, e quindi risultano esatte e particolareggiate. Sono preferibili perché trasportano le menti in un mondo ideale e le distraggono dalla realtà, che, in questo mondo, purtroppo, non è mai senza ombre.”

Molte delle attività di Marco Sommariva sono difficilmente documentabili, come i corsi tenuti nel carcere di Marassi con, e non per, i detenuti, e gli interventi nelle scuole per parlare agli studenti di antifascismo, sapendoli coinvolgere in un confronto sicuramente più utile delle solite tirate retoriche.

Per chiudere, una piccola galleria delle pubblicazioni di Marco la trovate qui .

Credo di aver mantenuto l’impegno a parlare del mio fraterno amico e compagno Marco riportando solo fatti veri e verificabili. In ogni caso penso di partecipare agli appuntamenti organizzati da Marco, lieto di confrontarmi con chi avendo letto questo articolo vorrà parlarne. Non credo saranno molti quelle/i che lo leggeranno, e ancor meno credo ci sarà chi vorrà parlarne con me. L’importante è che chi ama la scrittura e la lettura non perda un’occasione importante.

a.s.

 

 

 

 

 

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