Sappiamo bene che essere donne, gay, neri non vuol dire essere antisessiste, antiomofob* e antirazzist*.

E’ un po’ che Beccodiferro non fa sentire la sua vocina, prima di volare Oltralpe eccolo a sorpresa, grazie a laglasnost che oggi, su Abbattoimuri, ha pubblicato questo articolo. A chi venisse da dire che è “la scoperta dell’acqua calda” suggerisco di riguardarsi i risultati elettorali.

La Lega ha fatto eleggere un senatore nero. La stampa brinda dimenticandosi della ex ministra Kyenge. I leghisti spacciano la fotina del neosenatore con scritto in basso “no ius soli”.

Balotelli chiede se non si sia ancora reso conto di essere nero. Qualcuno ricorda della vicenda dell’ebreo chiamato dal responsabile comunicazione e propaganda nazista che declinò l’incarico offertogli con le parole “siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no”.

Mussolini e il fascismo valorizzavano moltissimo le donne che diventavano responsabili della pianificazione familiare, premiatrici per scovare la madre dell’anno, tutta dio patria e famiglia.

In Israele il governo che opprime – occupandola – la Palestina e i/le palestinesi, si fa pinkwashing ovvero si svende l’immagine di una Israele democratica e gay friendly, la patria dei diritti gay eccetera e molte persone lgbt avvisano del fatto che mandare in giro per il mondo altre persone lgbt per dire quanto sia aperta e democratica Israele fa tutto parte del piano per ottenere consenso mentre, per l’appunto, continua a rubare terra ai/alle palestinesi.

La destra candida un gay che immagina sia corretto dire no alle unioni civili e alle adozioni o ai pride. Perché è meglio che lo dica un gay quanto siano sporcaccioni quelli che popolano i pride. “Pomiciamo in casa nostra” suona meglio di “pomiciate a casa vostra”.

Il governo cattocomunista o cattofascista è formato da un terzo, un po’ di più, per la metà da ministre donne. Dire questo significa che la parità sarebbe stata raggiunta e dunque non serve un programma sulle questioni di genere e non serve un ministero alle pari opportunità.

Renzi ha nominato un tot di ministre che portavano avanti i valori cattoboh. Una col pancione a dire quanto sia bella la maternità, mentre le donne normali solitamente il lavoro lo perdono se incinte. Una che nelle interviste confidava di sognare una famiglia, matrimonio e figli. E così via. Le politiche governative a sottolineare quanto le famiglie etero vengano prima di tutto. Il welfare detta legge su questo. Se non sei madre non conti niente. Se non sei padre hai fallito il tuo compito.

Negli mondi anglosassoni la discussione si concentra spesso sul whitewashing, lo sbiancamento utile ai razzismi. Si parla di appropriazione culturale e di colonizzazione. Si parla di violenza epistemologica (dal femminismo postcoloniale). Riappropriarsi del proprio colore, della propria identità fu l’obiettivo del movimento delle pantere nere negli anni settanta. Smisero di lisciarsi i capelli, di sbiancarsi, di vergognarsi del colore della propria pelle e forti di una lotta contro l’apartheid nominarono una ad una le proprie rivendicazioni politiche. Scrissero delle proprie radici, definirono la propria storia. In definitiva da oggetti si trasformarono in soggetti autodeterminati.

E’ quello che hanno fatto le donne quando decisero di parlare per se stesse e di farlo seguendo il ritmo del proprio cuore e non apparendo come burattine pilolate da patriarchi mansplainer. Ma il punto non è neppure questo perché vorrebbe dire che esistono categorie umane che, in quanto oppresse, rendono tutte le persone che ne fanno parte ugualmente vittime. Ma oggi siamo in grado di intersecare conflitti e rivendicazioni e sappiamo che essere donne, gay, neri non vuol dire essere antisessiste, antiomofob* e antirazzist*.

Le persone scelgono e se scelgono di stare dalla parte di chi gode di un privilegio, bianco, etero, maschile, evidentemente non hanno timore di  parlare di divieto all’aborto, parlo di certe donne, o di divieto al matrimonio gay, parlo di certi gay, o di famiglie gay, parlo di certe lesbiche, o di divieto all’accoglienza di persone straniere, parlo di certi “stranieri”.

In tutti questi casi bisogna inserire la questione di classe. La destra chissà se mai candiderebbe un ambulante nero, come Idy Diene, assassinato a Firenze un paio di giorni fa. Un cittadino italico che come i meridionali migrati al nord italia non vogliono altri immigrati tra le scatole è più probabile.

E in fondo la scusa è sempre quella:

Sei omofob@? Ho un amico, il famoso amico, gay.

Sei maschilista? Ho molte amiche donne.

Sei razzista? Ho un amico nero.

E no, non penso che non siano consapevoli di quel che fanno e dell’uso che gli altri fanno di loro. Lo sono e sono semplicemente diversi. Se sei una donna non sei necessariamente una femminista e se sei nero non vuol dire che tu sia antirazzista.

O no?

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