Da SharazadArt: “La conquista dell’azzurro in Peterssen”, di Dafne Castronovo

Torniamo a parlare di Arte con questo interessante articolo di Dafne Castronovo, creatrice del blog SharazadArt da cui è tratto, che pone uno stimolante interrogativo: “È forse il pittore che, guardando la scena e ritraendo questi uomini, si è liberato ed emancipato dalle modalità tradizionali di raffigurazione delle classi lavoratrici? Si è liberato anche lui da un giogo intellettuale che vuole i poveri lontani dai pensieri che suscita il mare? La riconquista della libertà da parte del lavoratore e l’affermazione del suo pensiero comunicano un’ immagine dal forte valore sociale, la cui cornice si può forse trovare nei versi di Prévert:

«Dimmi dunque compagno Sole
non trovi
che sia piuttosto da coglione
regalare una giornata simile
ad un padrone? »

På utkik, Eilif Peterssen

På utkik, Eilif Peterssen

Opera del pittore norvegese Eilif Peterssen, il titolo di questo affascinate quadro è På utkik, un’espressione che racchiude in sé i significati di “essere alla ricerca di qualcosa” “stare allerta” e “guardare”. Uno sguardo che cerca qualcosa. Ma a chi si riferisce il titolo? Potrebbe riferirsi non solo agli uomini che guardano il mare, ma anche al pittore che guarda la scena e la ritrae, e di cui non vediamo la presenza, ma solo lo sguardo.
I soggetti del dipinto sono vestiti in modo modesto: non è difficile vedere nei loro abiti quelli degli operai, o dei marinai, gente umile che lavora e non ricchi sfaccendati. Si tratta di una bella novità: che ci fanno questi poveri lavoratori in uno scenario tante e tante volte riservato ai picnic di nobili scioperati o di intellettuali in crisi? Non fanno nulla. Stanno lì, liberi, sdraiati a guardare il mare.

Se confrontiamo questo dipinto con altri quadri che hanno come soggetto la classe operaia, possiamo trovare delle rilevanti innovazioni. Prendiamo ad esempio L’alzaia di Signorini e Il povero pescatore di Puvis de Chavannes, entrambi della seconda metà dell’Ottocento, quindi più o meno contemporanei al nostro quadro.

L'alzaia, Signorini

L’alzaia, Signorini

Essi mostrano bene quale fosse l’iconografia delle classi lavoratrici prevalente nelle raffigurazioni di fine ‘800. In entrambi i casi non è difficile scorgere nella rappresentazione una forte denuncia da parte dell’artista: neL’alzaia, alla disumana condizione propria delle bestie da soma cui sono ridotti quegli uomini, si contrappongono le figure del padrone e della sua figlioletta, stagliati sullo sfondo, lontani dai lavoratori; il padrone è ritto sulla sua figura e perciò contrapposto agli operai che, oppressi dallo sforzo compiuto, appaiono invece ricurvi e rassegnati, piegati in tutti i sensi.

Il povero pescatore, Pierre Puvis De Channes

Il povero pescatore, Pierre Puvis De Channes

Ne Il povero pescatoreinvece, sebbene non sia colto nel momento del lavoro, il pescatore viene dipinto in tutta la sua triste condizione; se ne intuiscono i pensieri di sconforto e di preoccupazione per i bisogni materiali necessari alla famiglia alle sue spalle.

Torniamo ora al quadro di Peterssen e al respiro dei nostri uomini sdraiati sulla spiaggia: liberati dal giogo del lavoro, componente predominante nell’Alzaia, alle schiene curve hanno sostituito una postura di riposo; alla rassegnazione cupa e al dolore del Povero Pescatore hanno sostituito uno sguardo di indagine, e di speranza forse, verso il mare da cui è possibile intravedere uno scorcio di terra lontana, segno forse di una meta ambita o di un luogo misterioso. Sembra che i cinque abbiano lasciato la marcia del Quarto stato di Pelizza Da Volpedo per compiere un’altra grande rivoluzione: conquistarsi il diritto al mare, all’azzurro. Conquistato il loro spazio di mare e di cielo, possono ora soffermarsi e contemplare. Non si tratta però di un atto statico ed estetico fine a se stesso, ma di una tensione del pensiero verso una nuova e forse più profonda ricerca, uno “stare all’erta” della mente. Si può parlare anche di una conquista dell’azzurro, da sempre associato al pensiero, all’elevazione e alla profondità; un colore che nei dipinti ha quasi sempre accompagnato i ricchi e i colti intellettuali, mentre le scale cromatiche del marrone e del nero – i colori della terra – sono state la costante dominante nelle rappresentazioni delle classi più umili, basti pensare ai contadini di Van Gogh, al già citato Da Volpedo, ai braccianti di Millet. Come si è detto all’inizio, lo sguardo e la ricerca a cui allude il titolo dell’opera potrebbe anche essere quello del pittore stesso. È forse il pittore che, guardando la scena e ritraendo questi uomini, si è liberato ed emancipato dalle modalità tradizionali di raffigurazione delle classi lavoratrici? Si è liberato anche lui da un giogo intellettuale che vuole i poveri lontani dai pensieri che suscita il mare? La riconquista della libertà da parte del lavoratore e l’affermazione del suo pensiero comunicano un’ immagine dal forte valore sociale, la cui cornice si può forse trovare nei versi di Prévert:

«Dimmi dunque compagno Sole
non trovi
che sia piuttosto da coglione
regalare una giornata simile
ad un padrone? »

Dafne Castronovo

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