Un anno fa ci lasciava Amedeo Bertolo: uomo d’azione e di pensiero, autore di “Anarchici e orgogliosi di esserlo”

Federico Diotallevi, attivissimo ricercatore e diffusore della cultura anarchica, ha postato sulla pagina fb Arti libertarie il testo che trovate sotto, tratto da “Anarchici e orgogliosi di esserlo” di Amedeo Bertolo di cui ha pubblicato il testo integrale in pdf (qui). Amedeo Bertolo ci ha lasciati un anno fa, il 25 novembre: qui il ricordo su Umanità Nova). Buona lettura e soprattutto buone riflessioni.

Amedeo Bertoli

Solo con un forte, diffuso, orgoglioso senso d’identità anarchica è possibile che l’anarchismo passi attraverso quella profonda trasformazione che io credo necessaria e urgente, senza perdersi nel corso di questa trasformazione, senza perdere ciò che lo fa diverso, unico, senza assimilarsi ed essere assimilato. L’anarchismo deve mutarsi, restando però una mutazione irriducibile alle culture dominanti.

Il filo conduttore che dà senso e coerenza ai saggi che seguono è una riflessione a tutto campo sull’essere anarchici oggi, in un qui e ora profondamente diverso da quello in cui si è formato l’anarchismo classico. Ma non sono i suoi principi, i suoi metodi o i suoi valori a essere messi in questione, bensì le forme storiche che li hanno incarnati e che mal si adattano ai nuovi paradigmi sociali. D’altronde, al pari di ogni costruzione sociale e immaginaria (a cominciare dallo Stato), l’anarchismo, per rimanere efficace, deve mutare con il mutare delle condizioni storiche. E sono appunto i percorsi possibili di questa mutazione che vengono qui indagati, individuando i cento e più modi di vivere l’anarchia in questo qui e ora. Non c’è più il Palazzo d’Inverno da assaltare, certo, ma rimane intatta l’esigenza – e il desiderio – di una mutazione radicale che attacchi frontalmente la società del dominio, annidata tanto nelle istituzioni politiche quanto nell’immaginario delle persone. Si delinea così un anarchismo rinnovato in grado di parlare alla contemporaneità, grazie anche a una saggia miscela di buon senso e utopia, indissolubile perché «l’utopia senza il buon senso è Don Chisciotte, il buon senso senza l’utopia è Sancho Panza».

Amedeo Bertolo e Gianfranco Pedron durante il processo del novembre 1962 (da A-Rivista)

Amedeo Bertolo fece parte del gruppo che nel ’62 aveva rapito il vice-console spagnolo a Milano Isu Elías per ottenere, ed ottenne, la trasformazione in pena detentiva della condanna a morte dell’anarchico Jorge Conill Valls nella Spagna franchista. Qui Un invito a pranzo con pistola, l’articolo di Paolo Finzi da rivista anarchica (anno 7 nr. 58 giugno 1977) in cui si ricorda la vicenda; in occasione del processo, Bertolo, rifugiatosi in Francia tempestivamente,  fa pervenire alla stampa una dichiarazione in cui preannuncia che si costituirà in aula. Immediatamente polizia ed i carabinieri si organizzano per catturarlo, ma invano: “Con un certo gusto spettacolare – ricorda Bertolo – riuscii ad arrivare fino in aula, camuffato da ragazzo d’ufficio dell’avvocato Dall’Ora: questi, appena iniziato il processo, si rivolse ai giudici annunciando la mia costituzione.”.

La dichiarazione con cui Amedeo Bertolo annuncia da Parigi la sua presenza al processo

Pietro Valpreda e Nico Berti; al centro (seduto) Amedeo Bertolo e (alla sua sinistra) Antonella Frediani

Comments are closed.