I fascisti sono ancora tra noi – “Modena, giornalisti e Porta Aperta alla corte di Terra dei Padri?”

Mentre partiti, associazioni, sindacati e istituzioni della  repubblica nata dalla Resistenza sonnecchiavano, o fingevano di non vedere, i nazi fascisti costruivano una fitta rete di attività commerciali, circoli, associazioni e via dicendo che costituiscono oggi una ragnatela nella quale è difficile districarsi. Uno dei compiti che ci si deve dunque porre, a mio avviso, è individuare e smascherare i tanti volti del neofascismo. L’articolo che segue – tratto da militantduquotidien.wordpress.com – illustra la situazione a Modena.

 

– «Ehi hai visto? Ci sta il logo de “la Pressa”, in bella mostra, su un volantino di “Terra dei Padri”!»

– «Ah, se è per questo, c’è pure il presidente di Porta Aperta che converserà garbatamente con Bertaglia, vice coordinatore regionale di Forza Nuova. Un dibattito su immigrazione e identità tra “gente perbene” insomma!»

– «Sì, poi con quel titolo “tra coscienza ed identità” che fa tanto notte
dei lunghi coltelli.»

Nonostante l’immediato e inevitabile rigetto il fatto in sé non dovrebbe stupire più di tanto. Prima ancora che aprisse, il circolo neofascista Terra dei Padri, qua sopra ci si interrogava già su una possibile o meno presenza del sindaco all’inaugurazione, presenza che poi, alla fine, non ci fu ma la storia recente della nascita di quel covo raccontava altro.

debenoistRaccontava di contatti e di frequentazioni istituzionali che stridevano non poco con la retorica pseudorivoluzionaria sfoggiata orgogliosamente dai nostri “identitari”, “non conformi”, neofascisti: vedi il patrocinio del Comune di Modena che campeggiava in bella mostra sopra una delle iniziative “fondanti” Terra dei Padri. Insomma, contro le giunte modenesi ma “patrocinati”, “rivoluzionari” ma a braccetto con la Digos, la salsa in cui sguazzano solitamente i fascisti, sia quelli storici che quelli odierni, è sempre la stessa, sono i manganelli di qualcun altro sia reali che dialettici tanto inconsapevoli quanto calcolati.

 

«Tutto bene dunque?!» Non proprio calcolando la tendenza, ormai inarrestabile in Italia, a considerare il neofascismo come una forza “democratica” e questo, sia da un punto di vista politico che giornalistico. IMG_20171102_102703 In un terreno già ampiamente disossato nel quale i media hanno frequentemente utilizzatocaldeggiato e incitato un certo tipo di linguaggio, la partecipazione di un giornalista de “la Pressa” Gianni Galeotti (che abbiamo già avuto modo di osservare qua) così come del presidente di Porta Aperta, Luca Barbari, ad un dibattito come questo ⇒ (“arricchito”, tra l’altro, dalla presenza del vice coordinatore regionale di Forza Nuova Ugo Bertaglia) può apparire liscia e neutra. Accettabile in fin dei conti. Un’accettabilità che poi nei fatti non farà altro che perpetrare fatalmente la crescente banalizzazione di forme concretissime di razzismo e di fascismo. Dopotutto è dell’agibilità politica che alcuni “attori” cittadini concedono consapevolmente con la loro presenza a questi soggetti che si sta parlando, del superamento definitivo e de facto della pregiudiziale antifascista da parte delle istituzioni sia cittadine che nazionali. Dunque in nome del fantomatico “dialogo” e per conto della proverbiale “democrazia”chi era stato posto fuori dal recinto politico costituzionale torna ad incarnare una mangiatoia concretissima e “ben frequentata” della società nel suo insieme.

Eppure la prudenza che da sempre contraddistingue certi ambienti dovrebbe suggerire altro. 23032592_10156202460752985_2855361060334578497_nStrano, perché andare a discutere di immigrazionecoscienza e identità con Forza Nuova proprio mentre affiliati a quest’ultima pestano bengalesi per le strade di Roma non dovrebbe risultare un esercizio troppo proficuo come suggeriscono anche i carabinieri del Ros in questa inchiesta recentissima“l’incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali e religiosi, nonché il ricorso alla violenza come mezzo di risoluzione delle controversie.” o “Tale capacità di trasportare i minori in un contesto caratterizzato da dettami rigidi e intriso di odio e razzismo evidenzia la portata reale della pericolosità di un gruppo che riesce così a radicarsi negli aderenti sia da un punto di vista ideologico che comportamentale”. Eppure, organizzare un “Festival della Migrazione” ed essere contestati dal Fronte Veneto Skinheads qualche campanello d’allarme dovrebbe inculcartelo così come, maggiormente, dovrebbe fare una bottiglia molotov scagliata sulla porta di un tuo centro d’accoglienza (vedi qua) dopo che nei giorni precedenti erano apparsi volantini di matrice razzista. Nulla. Nemmeno le violenze che stanno aumentando progressivamente né gli omicidi a sfondo fascista che stanno piano piano riempiendo un tragico e lunghissimo elenco solo negli ultimi anni:

– Milano, 16 marzo 2003. Neofascisti uccidono a coltellate Davide Cesare, 27 anni, attivista del centro sociale O.R.So.
– Bolzano, 30 novembre 2003. Neofascisti uccidono a pugni e calci Fabio Tomaselli, 26 anni, dopo un banale alterco in un pub.
– Focene (Roma), 27 agosto 2006. Neofascisti aggrediscono dopo una festa in spiaggia e uccidono a coltellate Renato Biagetti, 26 anni, attivista del centro sociale Acrobax.
– Verona, 30 aprile 2008. In una piazza del centro, neofascisti uccidono a pugni Nicola Tommasoli, 29 anni, “colpevole” di avere capelli lunghi e un aspetto “di sinistra”. Uno degli assassini si era candidato con Forza Nuova alle amministrative del 2007.
– Roma, 26 giugno 2011. Quattro persone aggrediscono a pugni e calci Alberto Bonanni, 29 anni, musicista, dopo un banale alterco in una via del rione Monti. Nei loro profili FB, alcuni aggressori ostentano saluti romani e altri simboli del noto repertorio. Pur di non chiamarli neofascisti, i giornali usano perifrasi: «teppisti con simpatie per l’ultradestra». Alberto, entrato in coma, morirà dopo tre anni senza aver mai ripreso conoscenza.
– Firenze, 13 dicembre 2011. In piazza Dalmazia, il neofascista Gianluca Casseri, attivista di Casapound, uccide a colpi d’arma da fuoco Samb Modou, 40 anni, e Diop Mor, 54 anni, venditori ambulanti senegalesi. Un terzo colpito, Moustapha Deng, 33 anni, non muore ma riporta danni gravissimi al midollo spinale e non potrà più camminare. Il movente è l’odio razziale.
– Roma, 3 maggio 2014. Nei pressi dello Stadio Olimpico, il neofascista Daniele De Santis detto «Gastone» – ex membro del Movimento Politico Occidentale e del Movimento Sociale Europeo – uccide a colpi d’arma da fuoco Ciro Esposito, 31 anni, tifoso del Napoli.
– Roma, 3 luglio 2014. Il neofascista Giovanni Battista Ceniti, già dirigente di Casapound a Verbania, uccide a colpi d’arma da fuoco Silvio Fanella, 41 anni, mediatore finanziario, durante un tentativo di sequestro.
– Fermo, 5 luglio 2016. Il neofascista Amedeo Mancini, molto vicino a Casapound, uccide a pugni Emmanuel Chidi Namdi, 36 anni, profugo nigeriano. Il movente è l’odio razziale. (Da qua)

Zero. Discutere con Forza Nuova, col prete più a destra di Modena alla corte di Terra dei Padri (che, ricordiamo, è questa roba qua – ⇐ accanto abbiamo il presidente in bella posa) sembra essere un normale esercizio di “democrazia” secondo qualcuno. Ne prendiamo atto anche se abbiamo un’idea leggermente diversa.

Recentemente abbiamo sostenuto che la condizione in cui versa la città sembra essere quella di uno “stregone che si scopre impotente a dominare le potenze sotterranee da lui stesso evocate” proseguendo il discorso verrebbe quasi da dire, rispolverando parole di quasi 170 anni fa “che la borghesia non è in grado di restare ancora la classe dominante della società e di imporre a quest’ultima, come legge regolatrice, le condizioni di esistenza della sua stessa classe. Essa è incapace di dominare, perché non è capace di assicurare al suo schiavo l’esistenza neanche nei limiti della sua schiavitù, perché è costretta a farlo sprofondare in una condizione in cui essa deve nutrirlo anziché farsene nutrire.” 

Lo si afferma senza remore, nella nostra città non vi è nulla di più funzionale al “sistema” o, per meglio dire, all’attuale system failure che quel codazzo di falsa opposizione e di dialettica fasulla rappresentata da questa gente qua e la rapidità con la quale pezzi di società sono accorsi con guizzo codino all’abberveratoio della corte neofascista di Terra dei Padri non fa che confermarlo. C’è del marcio nel modeneseparecchio, e ai dispositivi di disciplinamento classici occorre affiancarne di nuovi (in realtà antichi) per sviare, controllare ed infine delegittimare chi effettivamente, le cose, cerca di cambiarle per davvero. Il trucco, l’impianto strategico, consiste esattamente in questo, nell’evitare che il malcontento, la protesta, il populismo montante, sfugga effettivamente di mano verso forme di democrazia partecipata inconciliabili e incontrollabili dallo schema ordoliberale che ci circonda. Al System failure occorre un nuovo recinto della legittimità politica che escluda quel vetusto antifascismo scritto solo sulla Carta e che serva l’unico vero Duce della modernità: il mercato con tutti i suoi crolli, i massacri, le catastrofi e i rovesci conseguenti.

Una prova? Domenica scorsa, alla festa dei comitati in viale Gramsci, dopo che l’assessore Guerzoni aveva parlato dell’importanza dei parchi e delle tematiche ambientali, dopo la lettura di Irene Guadagnini e dopo l’intevento di Aude Pacchioni, il sindaco Muzzarelli baldanzoso si intratteneva con membri del comitato vicini a Forza Nuova discutendo amabilmente di come ripulire un po’ il quartiere.

Rivoluzionari? Anti-sistema? Contro il potere politico a Modena? No. Solo ridicoli perché il  fascismo è una farsa ma una farsa che va presa molto seriamente.

 

 

 

 

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