G20 ad Amburgo – Il 7 novembre la sentenza per Fabio Vettorel, l’ultima di una serie di condanne inflitte per coprire la rappresaglia di mesi di galera preventiva. Vendetta è fatta…

Giustizia e legge sono due concetti che raramente coincidono e sicuramente non sono sinonimo una dell’altra, come pure sembrerebbe logico che fosse. Ma le leggi le fanno e le applicano gli uomini (intesi come genere umano, sia chiaro) legati al potere al quale rispondono: raramente ne viene fuori quindi qualcosa di buono. Detto questo, la vicenda di Fabio Vettorel, arrestato a luglio ad Amburgo per i fatti del G20, non finisce di stupire. Così accade che il 2 ottobre – come riporta “Il gazzettino” online nella pagina di Belluno – che i genitori si rechino a colloquio senza però trovare il figlio: «Questa mattina avevo appuntamento al carcere per fare visita a Fabio, assieme a suo padre venuto apposta dall’Italia si legge -. Non è stato possibile vedere Fabio, perché non si trova più lì. Non siamo stati avvisati. Non so dove lo hanno spostato. Non so come sta. Spero di avere presto notizie».

Chi ha familiarità con il carcere sa bene che l’ultima preoccupazione della direzione è quella di informare i familiari di eventuali trasferimenti, e la dimenticanza è sempre in agguato. Inoltre è apparso evidente che l’apparato repressivo tedesco intendeva sfruttare al meglio l’occasione, anche a titolo di rappresaglia per la figuraccia fatta e le pesanti critiche ricevute; infatti, guarda caso, dopo l’interrogatorio, il primo,  avrebbe dovuto fare ritorno nel carcere minorile – fino ai 21 anni, in Germania – e invece gli è stato fatto provare un assaggio del carcere “vero”, Holstenglacis, in mezzo a detenuti più vecchi.

L’immagine su Il Fatto quotidiano

Tra i tanti, pubblico due articoli sulla vicenda di Fabio: l’articolo, di Andrea Tornago, pubblicato oggi da Il Fatto Quotidiano e ripreso dal notiziario di Ristretti.it, e quello di Alessandro Ricci, pubblicato il 5 ottobre da EuNews. it. L’immagine di Fabio in apertura del primo articolo  l’ho aggiunta io. 

Germania. Italiano, 19 anni, in cella da luglio senza prove

Vettorel, arrestato al G20, non risponde di atti specifici ma per i giudici “è del black bloc”. Da più di cento giorni è detenuto nel carcere minorile di Hahnöfersand, ad Amburgo, in attesa di un processo il cui verdetto sembra già scritto. Fabio Vettorel, 19enne di Feltre (Belluno), è l’unico italiano rimasto in carcere dopo le manifestazioni contro il G20 del 7 e 8 luglio scorso ad Amburgo, segnate da scontri e da centinaia di arresti.
A lui, incensurato, accusato di “disturbo della quiete cittadina”, i giudici tedeschi hanno attribuito in una discussa ordinanza del 17 luglio una “predisposizione per natura alla violenza”. E al contrario degli altri giovani fermati e rilasciati a poco a poco (l’ultimo pochi giorni fa, il catanese Alessandro Rapisarda, dopo la condanna sospesa con la condizionale a un anno e un mese), per Fabio è cominciata un’odissea giudiziaria che da oltre tre mesi lo tiene lontano dalla famiglia e dall’Italia. “Chiediamo solo che possa avere un processo equo – spiega al Fatto la madre di Fabio, Djamila Baroni – ma quanto è accaduto finora con la giustizia tedesca non ci lascia tranquilli”.
La prima doccia fredda arriva il 19 luglio, quando Fabio ottiene la scarcerazione su cauzione ma poi arriva lo stop in seguito a un ricorso presentato nella notte dalla Procura: l’indagato deve restare in carcere, secondo il pm c’è “pericolo di fuga”. Eppure Vettorel è italiano e, se necessario, i magistrati tedeschi potrebbero far ricorso al mandato di cattura europeo. Fabio e la sua famiglia hanno capito, leggendo l’ordinanza della Corte d’appello di Amburgo che ha confermato la carcerazione preventiva, che probabilmente il ragazzo non sarebbe uscito di prigione fino alla sentenza di primo grado.
A nulla sono serviti gli appelli presentati dall’avvocato Gabriele Heinecke fino al terzo grado di giudizio. Polizia e magistratura hanno mostrato finora di avere elementi molto deboli: Fabio partecipava a un corteo fermato da una violenta carica della polizia, il cui operato è stato criticato fortemente dalla Tv e dalla stampa tedesca; indossava i “vestiti tipici del Black Bloc” ovvero “giacca nera di goretex, sciarpa bianca e nera”; appartiene al “Black Bloc”, secondo i giudici, “perché fermato in un corteo del Black Bloc”.

Il pericoloso Fabio Vettorel

Non ci sono fatti determinati attribuiti a Vettorel: “A questo punto delle indagini non si possono attribuire singole azioni violente compiute di propria mano – ammette la Corte d’appello nell’ordinanza – ma la polizia sta analizzando il vasto materiale video e questo stato dei fatti sarà molto probabilmente dimostrabile in udienza”. Una sorta di giudizio “prognostico” della colpevolezza che fa alzare il sopracciglio a diversi giuristi tedeschi e italiani.
Anche perché quando i magistrati scrivono queste righe, nessuno ha ancora incontrato Fabio: né uno psicologo, né un pm, né un giudice. E le immagini della polizia, diffuse dal primo canale della Tv pubblica tedesca Ard senza nascondere perplessità, mostrano il ragazzo che cammina spaesato a margine del corteo durante lo scontro. Anche giornali autorevoli come Die Welt e la Süddeutsche Zeitung hanno parlato di un provvedimento “inusuale” a suo carico. Una successiva ordinanza gli rimprovera di “non essersi allontanato” e di aver “sostenuto e rafforzato con la sua presenza” le violenze altrui.
Nel frattempo Vettorel resta in prigione. Il 16 ottobre scorso, alla prima udienza del processo, il suo difensore ha presentato un’istanza di ricusazione della giudice Wolkenhauer, chiamata a decidere sulla colpevolezza del ragazzo insieme a due giudici popolari dopo aver rigettato l’ultima istanza di scarcerazione del giovane sostenendo che nonostante non vi fosse “alcuna prova di una violenza concreta da parte dell’imputato”, gli elementi raccolti “suggeriscono una condanna ai sensi del diritto minorile”, che in Germania si applica fino ai 21 anni. Ma la richiesta è stata rigettata e sarà lei a celebrare le udienze del 7, 14 e 15 novembre. La sentenza, appunto, sembra già scritta.

La storia di Fabio: in custodia cautelare in Germania dal 7 luglio perché non tedesco

Arresti al G 20

Berlino – Davanti alla legge di uno Stato Membro siamo tutti uguali? Non sembra essere di questa opinione Djamila Baroni, trasferitasi ad Amburgo per stare vicino a suo figlio, Fabio Vettorel, arrestato durante una manifestazione contro il G20 di Amburgo.

Fabio il 7 luglio stava partecipando insieme ad altre persone ad una manifestazione chiamata “Color the red zone” per protestare contro il G20 e ritardare l’inizio del summit che si teneva nella città anseatica. Delle 73 persone arrestate durante quel giorno solo i tedeschi non sono stati tenuti in custodia cautelare, tutti gli altri hanno visto imporsi questa misura per il “pericolo di latitanza”, ma Fabio è la persona più emblematica di questa vicenda.

Vetturel si trova in carcere dal 7 luglio 2017 e dal 3 agosto è sottoposto ad un sistema di carcere restrittivo, che gli impedisce di avere contatti frequenti e di scambiare posta. Per la giustizia tedesca è un pericoloso criminale, “nonostante il primo incontro con i giudici sia avvenuto venerdì 29 settembre” come afferma il suo avvocato Gabriele Heinecke ad Eunews.

L’accusa è arrivata solo pochi giorni fa: il nostro connazionale partecipava ad una manifestazione in cui altre persone avrebbero scagliato pietre e bottiglie contro la polizia. A supporto, il magistrato, ha mostrato un video degli eventi di quella mattina; in questo video Fabio non compare mai e a giudizio di alcuni esperti la manifestazione non sembra essere così violenta da giustificare la reazione della polizia. “Guardando i diritti costituzionali, la polizia dovrebbe fermare solo i manifestanti violenti, ma in questa occasione non è stato così, nel video non c’è evidenza che Fabio abbia commesso un reato, ma è stato comunque fermato e trattenuto”, ha continuato il legale del ragazzo.

La polizia tedesca sostiene che far parte di una manifestazione alla quale partecipano individui violenti rappresenta una “grave colpa”. Il giudice che si occupa del caso “ha dichiarato di avere diverse prove per poterlo incriminare, ma questo prove si baserebbero su poliziotti infiltrati tra i manifestanti, prove che ci sono state presentate solo dopo molto tempo” continua l’avvocato. Tra queste la testimonianza di un’ufficiale donna che avrebbe visto i manifestanti vandalizzare alcune fermate del trasporto pubblico, sebbene specificando che non era possibile identificare gli autori. “Abbiamo richiesto all’azienda di trasporti di Amburgo i danni che avessero ricevuto, ci è stato risposto che solo un espositore pubblicitario è stato vandalizzato e non ci sono stati forniti né data né luogo”.

Nel frattempo, mentre Fabio passava i suoi mesi in custodia cautelare presso il carcere minorile di Hanofersand – in Germania fino a 21 si può essere giudicati da una corte minorile – “l’Alta Corte tedesca ha deciso che è un soggetto pericoloso per lo stato e che la sua liberazione in attesa del processo avrebbe potuto aprire ad una possibile fuga”, continua l’avvocato.

Il caso è piuttosto controverso. Amburgo è stata un piccolo fallimento per la polizia tedesca, che dopo i primi giorni di manifestazioni ha dovuto chiedere rinforzi ed è stata accusata di aver avuto una gestione piuttosto discutibile della piazza. Le polemiche sono andate avanti per settimane, con liste di proscrizione di giornalisti e fermi arbitrari di persone in arrivo in città. Olaf Scholz, sindaco di Amburgo in forza Spd, nei primi giorni di scontri si era augurato che i manifestanti ricevessero “pene esemplari”.

Queste pene esemplari però sembrano essere ricadute in particolare sui manifestanti stranieri ed europei, che oltre a non aver la possibilità di attendere il giudizio in libertà, hanno visto una vero e propria caccia all’uomo, con la polizia tedesca che durante il Summit fermava i cittadini europei nella città anseatica e cercava italiani, francesi e greci negli ostelli. Durante la ricerca venne fermata anche l’Europarlamentare di Gue/Gnl Eleonora Forenza.

Secondo l’avvocata di Fabio la carcerazione preventiva e l’incertezza sull’iter del processo è una grave violazione dei diritti costituzionali e del codice penale, in particolare nella parte che si riferisce alla custodia cautelare, ritenendola necessaria nel caso di gravi indizi o prove a carico dell’accusato.

Per Fabio la carcerazione preventiva è aggravata dalla presenza di pesanti restrizioni sui suoi contatti con l’esterno, oltre alle ovvie difficoltà derivanti dalla lontananza dalla sua famiglia e dai suoi amici, dalla non conoscenza della lingua e dall’incertezza delle modalità e dei tempi del suo iter processuale.

Il motivo per quale il nostro concittadino è tenuto in carcere è la sua “predisposizione alla violenza” citata dai giudici, gli stessi che non lo hanno mai incontrato prima di emettere questo giudizio. “Per gli adulti la durata della custodia cautelare è fino a 5 anni, ma Fabio è considerato un giovane quindi per i giovani la custodia cautelare si basa su un fine educativo, quindi essendo considerato pericoloso è difficile che verrà scarcerato”, sostiene Heinecke.

L’accusa si basa sulla nuova legge che ha modificato il codice penale nella parte relativa al reato di “resistenza a pubblico ufficiale”. Nel comma 113, con la modifica del 1 giugno 2017, viene stabilito che il reato è commesso anche quando un individuo si trovi nel mezzo di una manifestazione dove siano presenti pubblici ufficiali. “Il problema – spiega Heinecke – è che questa legge introduce una sorta di arbitrarietà da parte del giudice nel giudizio, in quanto a tutte le manifestazioni sono presenti poliziotti, di conseguenza lede il diritto fondamentale di manifestazione”.

Stupita dalla giurisdizione tedesca e dal fatto che un cittadino europeo sia trattenuto così al lungo in uno Stato membro (mentre non lo sono i cittadini di quello Stato) è la madre di Fabio. “Tutti gli stranieri sono rimasti in custodia cautelare, tranne una ragazza che è stata rilasciata dopo un mese di carcere. È davvero strano, anche in Germania per tenere un ragazzo in custodia cautelare, specialmente se giurisdizione minorile, i casi sono due per i quali si può tenere: la gravità dell’atto, che non riusciamo a riscontrare, a differenza dei giudici che hanno riscontrato una ‘predisposizione alla violenza’ senza che nessuno lo avesse mai visto, o il pericolo di fuga”. Il sentimento è quello che ci sia una discriminazione dovuta alla provenienza dell’indagato.

Mentre Vettorel è stato trasferito ad un altro carcere senza nessuna comunicazione ai suoi genitori, il suo avvocato dopo aver visto una richiesta di sospensione della custodia cautelare rifiutata dalla Corte Costituzionale per una questione formale, sta meditando di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti Umani.

“La sensazione è che questi ragazzi siano capri espiatori e che gli saranno addebitati tutti i disordini scoppiati nei 4 giorni di manifestazioni, ma Fabio era arrivato ad Amburgo il giorno prima e non è riuscito a vedere nemmeno il centro città” ha dichiarato la madre di Fabio ad Eunews.

Vettorel si è sempre dichiarato innocente e al momento le prove presentate non dimostrano la sua implicazione nei disordini. La domanda che rimane è perché un cittadino comunitario sia trattato alla stregua di un pericoloso criminale e non gli sia permesso di attendere il processo in libertà come i cittadini tedeschi. Nonostante quattro interrogazioni parlamentari in Italia e due all’Europarlamento, la situazione non è ad oggi cambiata. Sembra che in questa Europa che va verso un’integrazione sempre maggiore i diritti dei cittadini non siano garantiti allo stesso modo, ma piuttosto venga operata una discriminazione su base geografica.

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